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I passi riecheggiavano alti nel corridoio semivuoto del commissariato, uno dopo l'altro, frenetici. Le scarpe con un leggero tacco producevano quel ticchettio snervante che i cadetti temevano tanto: quel suono significava solo una cosa, una terribile cosa.

Kim stava arrivando.
Ed era incazzato.

Porte che si chiudevano a rotazione, marescialli che voltavano le spalle o fingevano di essere tremendamente indaffarati con qualche documento ogni volta che avanzava e spianava la sua via fra quelle pareti anonime.
Taehyung era vestito di tutto punto nella sua uniforme candida, i capelli perfettamente a posto e la pelle ambrata senza nessun tono rossiccio a infastidirlo; il periodo del calore era finito più in fretta del previsto, ma ormai Kim aveva in mente un solo obiettivo.

Trovare Jeon.

Sin da quando quella mattina aveva messo piede fuori dal suo appartamento, immagini svariate del cadetto gli si erano ripresentate in mente come una fastidiosa pubblicità su YouTube. Il moro non aveva la benché minima voglia di pensare a cosa avevano fatto, perché avrebbe irrimediabilmente finito per arrabbiarsi con sé stesso per essere stato un completo imbecille.
Raramente ricordava quello che accadeva durante il suo calore, il più delle volte era Jimin a spiegargli come si comportava, cosa chiedeva e come riusciva a calmarsi: eppure quella volta era rimasto tutto così vivido nella sua mente, come se fosse stato impresso a fuoco il tocco di quel maledetto pivello, come se i loro liquidi si fossero mischiati fra loro così bene tanto da creare una nuova alchimia, letale.

Quello era stato per Kim il loro rapporto: letale.
Certo, lui lo sapeva benissimo, la colpa era sua e di nessun altro. Lui si era fatto trovare in quella posizione, lui aveva pregato Jeon di fotterlo, lui aveva lasciato la porta blindata aperta anche sapendo di essere in calore. Tuttavia anche il corvino non era da biasimare: Kim non pretendeva certo che un alpha accanto al suo destinato fosse lucido, ma ci aveva sperato fino alla fine. Taehyung aveva sperato con tutto il cuore che Jungkook prendesse delle precauzioni, ma così non era stato.
Si era ritrovato la mattina dopo con una terribile nausea e dello sperma bianco a colargli dall'orifizio. Ed era proprio lì che aveva realizzato cosa fosse successo.

Aveva pianto, aveva pianto tanto ed aveva sfogato tutti i pensieri deleteri che aveva tenuto in serbo solo per sé; ma quella mattina era sceso in campo più agguerrito che mai, pronto a spiazzare quella recluta con tutta la sua forza distruttiva.

E, parlando del diavolo, una testolina dai capelli neri si stava muovendo fra i corridoi, nella direzione opposta alla falcata larga di Kim.
Fu un attimo e il generale lo intercettó, afferrandolo per la gola con entrambe le mani, e trascinandolo via dall'uniforme in un qualche stanzino vuoto trovato là vicino, la cui porta venne malamente chiusa a chiave.

«Ascoltami brutto figlio di puttana, ti sei divertito a scoparmi eh?!» ringhió a pochi centimetri dal suo viso, mentre Jungkook dall'altra parte faceva ancora fatica a realizzare cosa fosse appena successo, incrociando gli occhi infuocati del generale che lo teneva in pugno come fosse un foglietto accartocciato e destinato alla spazzatura.
Sebbene Kim fosse un omega, possedeva una forza fisica che l'accademia militare aveva ben temprato, rendendolo pari ad un qualsiasi alpha.

«G-generale K-Kim... I-Io» le sue dolci parole vennero interrotte da un sonoro schiaffo in pieno viso, la mano grossa e venosa del generale si era andata ad infrangere proprio contro la sua guancia destra.
«Non parlare. Non una parola, pivello.» sputó acido, rafforzando la presa sulla uniforme blu del minore. «Adesso tu fai l'uomo maturo e ti prendi le tue responsabilità, okay?»

Jungkook boccheggió ma evitó di proferire altre parole, moralmente ammonito dall'espressione dura di Kim, che aveva chiaramente altro da dire.
«Non mi interessa di quanti soldi tu abbia da parte, se necessario potresti anche prostituirti, ma devi accettare le conseguenze delle tue fottute azioni.»

«Taehyung, ho chiesto ad un amico una di quelle pillole...» esaló in una sola rapida sentenza il corvino, sperando di dare una buona notizia al generale.
Ma diversa fu la sua reazione: Kim allentó la presa dalla sua uniforme, lasciandolo cadere leggermente all'indietro e mosse qualche passo verso l'altro, in modo da stargli ad un braccio di distanza.
«Mi prendi per culo?!» urló tutto d'un tratto il generale «Ma che problemi hai?! Oh se pensi che prenderó quella merda ti sbagli di grosso ragazzino.» prese un respiro profondo, cercando di calmare il suo cuore che batteva impazzito «Te lo dirò molto chiaramente: che ti piaccia o no, noi due giocheremo a fare i papà, in modo serio. Che ti vada a genio o meno, devi prenderti le tue responsabilità. Ci siamo accoppiati, sono gravido e avremo un... Figlio» scandí l'ultima parola in modo chiaro e deciso, deglutendo.
«Questo non fa di noi una coppia, io non ti amo, tu non mi ami, niente sentimenti. Solo dobbiamo portare avanti la conseguenza delle nostre azioni. Non provare a tirarti indietro Jeon Jungkook, perché giuro che se mai proverai ad abbandonarmi, ti farò patire le pene dell'inferno.»

«Taehyung- » cercó di parlare il corvino, sentendosi profondamente colpito dalle parole del generale. Kim aveva ragione, pienamente ragione.
Fra di loro non ci sarebbe stato nessun sentimento, proprio perché alla base il loro rapporto era puramente lavorativo. Jungkook avrebbe solo dovuto prendersi le sue responsabilità, visto che Kim non aveva nessuna intenzione di prendere le pillole proposte da Hoseok.

Non fece però in tempo a spiegarsi, che vide il maggiore piegarsi in due davanti a sé e rigettare la sua colazione sul pavimento, scosso da un conato di vomito improvviso.
Jungkook chiuse gli occhi sospirando
"Ne avremo di strada da fare".

Killer Scent | Kooktae [BTS Fanfic] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora