Fine aprile 1676 pt. 2

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«Devo dedurre che si tratti di una questione che vi riguarda», osservò per primo Ferraris, con lingua quantomai tagliente. Ottavio mosse una mano in un brusco gesto di impazienza, come a voler mettere in guardia l'altro dall'usare toni tanto sfacciati. Ferraris, però, non era un tipo impressionabile e, colta l'occasione di pungolare l'avversario con gli strumenti che gli erano più congeniali, si accinse divertito a ottenere vendetta per un torto di cinque anni prima.

«Spero non si tratti di lei», proseguì senza dissimulare la malizia implicita nella sua affermazione. Ottavio serrò i denti e distolse lo sguardo, manifestando, oltre all'impazienza, il fastidio per una presenza niente affatto gradita.

«Mia moglie sta benissimo; soprattutto, sta benissimo senza di voi», replicò, la voce indurita dal timore per la sorte della famiglia ma anche dal risentimento che nutriva personalmente nei confronti dell'altro.

Ferraris diede l'impressione di non far caso a quel riferimento; restava sulle sue, facendo l'offeso, preoccupato più delle condizioni del proprio abito che della missione che doveva essergli affidata.

«Il punto è: quanto starebbe meglio senza di voi?» attaccò, dopo aver studiato attentamente la risposta. Era una risposta, in fondo, covata per anni, a partire dal giorno in cui l'allora giovane marchese redivivo gli aveva negato un certo permesso; dal loro ultimo colloquio privato, che era stato piuttosto burrascoso, il nobiluomo aveva maturato con previdenza un bel discorsetto da fargli. Aveva ora l'opportunità di vuotare un sacco divenuto troppo pesante.

Ottavio, da parte sua, strabuzzò gli occhi, impreparato a un affondo del genere. Fissò l'arrogante cortigiano con tutto l'astio possibile alla sua anima e ribatté, trattenendosi a fatica: «Un'altra parola e vi farò arrestare».

Ferraris inarcò le sopracciglia nere di trucco e soppesò la minaccia con il fare di chi dubiti che essa potrà mai tramutarsi in un'azione offensiva. Tuttavia, decise di assecondare il suo interlocutore per saziare la curiosità suscitata dalle parole del duca: una missione delicata lo attendeva.

«Ditemi ciò che dovete e vedrete che mi toglierò di tra i vostri piedi in men che non si dica», ingiunse con tono seccato, come a far intendere che quello passato con lui era tempo sprecato. Ottavio, con l'intenzione di toglierselo effettivamente da davanti agli occhi, accettò di rivelare la natura dell'affare: riassunse, nel modo più esaustivo e lucido, il contenuto della lettera di Galatea e non nascose i sospetti nei confronti dei cugini esiliati. Ferraris non si scompose né arrischiò ipotesi senza fondamento. Stette per un momento a pensare tra sé, poi, facendo attenzione alle parole, domandò a bassa voce: «E voi non avete altre notizie? Da come parlate, sembra come che vi aspettaste una notizia del genere».

Il marchese prese a percorrere la stanza, borbottando frasi sconnesse e di difficile interpretazione; il consigliere, invece, rimase al proprio posto, paziente e comprensivo, certo che, in un modo o nell'altro, presto il suo signore avrebbe corrisposto quanto gli era chiesto. Lasciò che si sfogasse senza incalzarlo, quasi godendo dello stato di turbamento che rendeva il giovane rivale quasi ridicolo.

«Insomma», concluse a un tratto Ottavio, volgendosi di scatto alla scrivania, «C'era questa lettera... Quest'altra lettera... La ricevetti una, due settimane fa... Non so più quando!»

Aperto un cassetto, ne trasse una filza di fogli tenuti insieme da un nastro che li attraversava nel mezzo e li assicurava con un nodo alle due estremità. I fori erano così fini da non intaccare il testo, ma non fu questo a guidare rapidamente il marchese alla missiva incriminata: a catturare la sua attenzione fu la grafia singolare, si potrebbe dire unica, della mano che l'aveva composta. Afferratala, la trasse dal mucchio e la tese a Ferraris senza guardarla, come se la sola vista lo disgustasse oltremodo. Lui, da divertito divenuto estremamente serio, ricevette la lettera con prudenza e la guardò con volto corrucciato. La lesse in pochi secondi e il suo sguardo, già cupo, si incupì ulteriormente.

Sposa di marcheseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora