Ferraris abbassò cautamente la maniglia e sbirciò dentro: l'accordo era che allo scoccare delle due ci si preparasse a lasciare il paese approfittando della baraonda della festa, ma il marchese non era tornato né aveva dato notizie. Sul momento, la prima osservazione non gli suscitò sospetti: tutto, eccetto alcuni panni abbandonati su una seggiola, era in ordine; non c'era traccia di piatti, tovaglie, niente, insomma, che lo autorizzasse a credere che Ottavio e Galatea si fossero trattenuti a lungo nella stanza.
Entrando a passi felpati, rimuginò sulla possibilità che, colti dalla fame, avessero deciso di pranzare tra le bancarelle della piazza; o che, terminato un rapido pranzo, avessero preferito parlare a quattr'occhi fuori di casa, in un luogo più confortevole. Tuttavia, un sopralluogo più accurato non avrebbe guastato. Giovannino si affacciò sull'uscio con Ludovica per mano: la curiosità brillava negli occhi di tutt'e due, perciò non attesero nessun permesso per farsi avanti nella cucina, dove, oltretutto, speravano di trovare qualche altro boccone. In una rapida corsa, infatti, si precipitarono alla credenza e il ragazzino, alto e svelto, afferrò sicuro un'anta e la spalancò, ravanando con la mano libera alla ricerca di un dolcetto. Trasse un piccolo involto di stoffa che conteneva i biscotti avanzati dal giorno prima. Ludovica batté le mani, pregando di averne subito uno. Ma, in quel preciso istante, Ferraris troncò il loro entusiasmo rivolgendosi a Giovannino con voce secca e agitata: «Fuori, bambini! Uscite immediatamente!»
Obbedirono in un batter d'occhio, senza lasciare indietro il prezioso involto di leccornie. Ferraris, dal pianerottolo, raccomandò di essere prudenti e di non allontanarsi troppo e ribadì che, fino a suo diverso parere, non sarebbero dovuti tornare in casa. Serrata bene la porta, tornò alla seggiola per assicurarsi di aver visto bene: sollevò dalla seduta quel che sembrava essere una lunga gonna, quindi, chinatosi, notò sotto il tavolo una sottoveste di lino così fine da lasciare intravedere la mano oltre la stoffa. Si guardò intorno smanioso di trovare qualche sorta di indumento maschile, ma desistette in fretta, disposto ad accertarsi della reale situazione con una buona dose di sana impertinenza. Si diresse alla cameretta attento a non far rumore, poi, una volta giunto alla porta chiusa, vi appoggiò l'orecchio sinistro trattenendo il respiro. Nulla, non un suono, non un'eco di bisbigli. Si staccò con una lieve sbuffata, poi si abbassò per sbirciare dalla serratura: anche da quel punto di vista, in verità molto limitato, non poté scorgere nulla di anomalo. Cominciò a dubitare che i due fossero rintanati lì e, benché i vestiti di Galatea abbandonati in cucina gli sembrassero un indizio fin troppo chiaro di ciò che era accaduto, prese a considerare ipotesi meno scontate e, via via, sempre più cupe: se fosse intervenuto qualche incidente, qualche intromissione sgradita o peggio pericolosa?
Istintivamente, brandì la maniglia e la abbassò, ma non spinse l'uscio; non subito, per lo meno. Prima di farlo, inspirò un paio di volte, tese l'udito, si preparò a qualsiasi evenienza. Solo allora scostò un poco la porta, quel tanto che gli avrebbe permesso la piena visuale sul letto.
Dormivano placidamente, coperti solo dal lenzuolo che, quasi di fretta, si erano gettati addosso; e si stringevano l'uno all'altra, tenendosi così vicini da rendere impossibile distinguere i due corpi sotto il velo bianco.
Ferraris, da parte sua, avrebbe dovuto accontentarsi di saperli al sicuro e, soprattutto, rappacificati, e con che bel trattato di pace! Eppure sentì l'irrefrenabile impulso di avvicinarsi e, semplicemente, lo fece, portandosi al capezzale di Ottavio che, ignaro di tutto, si riposava della recente fatica. I loro visi – poiché ripose grande attenzione nell'osservarli – erano trasfigurati da una profonda gioia fino a dare l'impressione di brillare. Galatea era accoccolata come una gattina in seno a suo marito, cinta dal suo braccio la cui mano stringeva ancora il lembo del lenzuolo; Ottavio, invece, indugiava con il viso sulla spalla di lei, come se fosse sul punto di scoccare un bacio sulla sua guancia. I loro respiri erano regolari e così lievi da essere a malapena udibili.
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Sposa di marchese
Fiksi SejarahSequel di "Figlia di mercante" Una nuova, rocambolesca avventura sta per coinvolgere Galatea e la sua famiglia. Nessuno, nemmeno la sposa del marchese, può ritenersi al riparo dalle insidie della vita: ogni momento felice può racchiudere in sé il ge...