La mattina a Vallebruna si prospettava poco interessante, come la maggior parte delle giornate di Vallebruna. Il rumore del mare si mescolava ai suoni del paese: il fabbro picchiava ferro sull'incudine, il falegname sul legno, mentre i carri dei raccoglitori percorrevano le vie trasportando le sporcizie abbandonate ai cigli della strada. Le case erano basse – le più alte a due piani – perché un terremoto, un secolo prima, aveva insegnato una dura lezione al borgo: gli edifici troppo alti crollano più facilmente. Solo dirimpetto al mare, a una distanza sicura dall'estuario del fiume, le case crescevano a tre piani: erano ostelli di proprietà di gente avida e si speculava sulla pelle dei marinai di passaggio. In tutto questo panorama a tratti fatiscente e a tratti semplicemente modesto si faceva strada l'odore del cibo: pane fresco dall'unico forno comune, pesce fritto e poco altro. Dove l'odore del cibo non arrivava spirava il respiro del mare, fatto di salsedine che impregnava i vestiti. Raramente capitava qualcosa di nuovo e di solito erano avvenimenti spiacevoli: qualche anno prima, un marito aveva quasi ucciso la moglie a forza di bastonate e i parenti di lei, avvertite le grida, erano accorsi in suo aiuto e avevano freddato il violento con un colpo di piccone tra le spalle, a tradimento. Se ne era parlato per mesi; poi una nave era affondata poco fuori dal porto e i sopravvissuti si contavano sulle dita di una mano, per non parlare delle enormi perdite in quanto alle merci che avrebbero dovuto circolare nella zona. L'ultimo colpo era stato l'omicidio di una giovane fanciulla il cui corpo era stato rinvenuto a galleggiare tra gli scogli; l'assassino non era mai stato trovato e i tipi loschi che avevano bazzicato lì attorno erano spariti nel corso di una notte.
Per questo motivo l'arrivo di una carrozza suscitava tanto scompiglio: non era una carrozza elegante, anzi, a dire il vero era piccola e anche piuttosto sgangherata; andava avanti per grazia di Dio, si sarebbe detto, ma l'evento era comunque significativo per un piccolo centro abituato agli asini e ai carri scoperti. Il fatto ancora più straordinario fu che si arrestò proprio nella piazza del paese, la piazza dove ogni martedì si teneva il mercato. Era mercoledì e la pavimentazione era ancora insudiciata dei resti di ortaggi marciti e di viscere di pesci, poiché il carro dei raccoglitori non era ancora passato di là. La chiesa era in una vietta poco distante e la messa mattutina era appena giunta al termine, cosicché una folla di curiosi prese a radunarsi prima dietro e poi tutt'intorno alla vettura.
Quando questa si arrestò di fronte al portone di un edificio a due piani, di cui il superiore era da tempo sfitto, tutti capirono che si trattava di nuovi venuti con una qualche intenzione di stabilirsi per un tempo abbastanza lungo. Questo non fece che accrescere la curiosità.
Il cocchiere, un uomo di quarant'anni che aveva un ottimo rapporto con il vino scadente, non smontò dal predellino per aiutare la discesa dei viaggiatori: essi dovettero farsi strada da soli, cercando di ignorare le centinaia di occhi che rimbalzavano dall'uno all'altra e i mormorii che serpeggiavano nel pubblico.
Per primo scese un giovane uomo di piacevole aspetto che subito si volse indietro e porse la mano all'interno; lo seguì, aggrappata a lui, una fanciulla di corporatura snella vestita in abiti stretti e aderenti, quasi sfacciati. Gli uomini si lasciarono sfuggire qualche apprezzamento, così come le donne non nascosero l'effetto del fascinoso sconosciuto. Tuttavia, era gente semplice e disavvezza agli estranei e, benché l'apparenza fosse positiva, non bastò questo a rilassarli.
L'uomo, verosimilmente il marito della fanciulla, la accompagnò all'uscio e afferrò la corda della campanella, pronto a tirarla; a quel punto, tra la folla si fece spazio un signore minuto, che chiamò: «Ferrarini? Ferrarini?»
Lo sconosciuto si voltò e cercò l'origine di quella che, per lui, restava una voce; dopo un paio di sguardi, rispose: «Sì! Tommaso Ferrarini!»
«Tommaso, ecco com'era! Tommaso Ferrarini!» esclamò l'ometto, sbucando tra le persone accalcate in prima fila. «Non vi attendevo così presto.»
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Sposa di marchese
Historische RomaneSequel di "Figlia di mercante" Una nuova, rocambolesca avventura sta per coinvolgere Galatea e la sua famiglia. Nessuno, nemmeno la sposa del marchese, può ritenersi al riparo dalle insidie della vita: ogni momento felice può racchiudere in sé il ge...