Spirava una leggera brezza dal mare; più si avvicinavano al porto, più l'aria diventava corposa contro i loro visi incupiti dal persistente silenzio. Quando giunsero in vista del panorama marino alla luce del crepuscolo, rimasero meravigliati dallo spettacolo naturale: la linea dell'orizzonte dietro la quale il sole si era rifugiato era ancora di un colore arancio vivo, un colore che stingeva via via nel rosa, poi nel viola, quindi nel blu scuro della volta celeste. La luna calante pendeva su di loro, abbagliata ancora dalla luce solare e quasi intimidita.
Volsero una lunga occhiata su ciò che li attorniava: c'erano navi attraccate, qualcuno ancora scaricava merce dalla stiva; c'erano fattorini che si affrettavano a portare a termine le commissioni prima che facesse notte; c'erano marinai che vagabondavano sui pontili, come se avessero già nostalgia della navigazione.
Ferraris infranse il silenzio con un sospiro, quindi si passò una mano tra i capelli biondi – non aveva mai indossato parrucche a Vallebruna, poiché avrebbe attirato ancora più attenzione. Ottavio, imitandolo, trasse un profondo respiro e, scorto un sentiero che portava alla spiaggia, lo prese senza pensarci, lasciando che l'altro lo seguisse. Una volta che furono arrivati lì, con le scarpe affondate nella sabbia, il marchese si mise le mani sui fianchi, inspirò il profumo del mare e mormorò: «Non avevo mai visto una spiaggia».
Ferraris, intanto, si era seduto su un tronco secco, un rigurgito di tempesta che proveniva da chissà dove. Nemmeno lui aveva mai visto una spiaggia, non almeno poggiandoci i piedi; ma gli sembrava stupido farlo presente, perciò lo tenne per sé. Gli premeva altro in quel momento, un argomento delicato da cui avrebbe potuto rimanere scottato. Guardava Ottavio senza risolversi a parlare.
«Avete una faccia...» constatò all'improvviso il marchese per prenderlo in giro. Ferraris mugugnò qualche parola poco carina e la sua espressione si fece ancora più corrucciata. L'altro venne a sederglisi accanto, lo fissò per qualche istante e, quasi contagiato, assunse un atteggiamento simile al suo.
Ferraris lo notò con la coda dell'occhio buono e disse, come se gli stesse parlando in confidenza: «Sono preoccupato per vostra moglie».
Inaspettatamente, Ottavio non si inviperì, limitandosi a sbuffare. Non sbuffava, però, per la sua ennesima intromissione, quanto piuttosto perché gli doveva riconoscere ragione: il loro rapporto aveva imboccato una china ripida e ineluttabile che non lasciava sperare miglioramenti. La disperazione, presto, avrebbe preso il sopravvento, avrebbe inghiottito entrambi in un turbine di tristezza e li avrebbe annientati pezzo per pezzo.
«Avete qualche suggerimento da darmi?» domandò con un filo di voce, chiudendosi nelle spalle.
Ferraris respirò forte un paio di volte, per poi dire: «Ho sempre avuto l'impressione che l'umore di una donna fosse il più difficile nemico da vincere. Ogni donna è diversa e per ognuna ci sono mille facce. Come la Luna. La Luna non è mai la stessa ogni notte».
Ottavio abbozzò un sorriso rassegnato, si reclinò all'indietro, appoggiandosi sulle braccia, lo sguardo rivolto al mare. La luce si dissolveva in fretta, presto sarebbe stato buio.
«Non credo che voi abbiate cominciato il discorso senza avere di mira una conclusione», rifletté senza malizia e senza ambiguità. Ferraris, dal canto suo, non fu sorpreso dallo smacco; conosceva l'interlocutore, lo stimava come persona di mente acuta. Perciò decise di gettare le armi e confessare: «Ho un pensiero che potrebbe aiutarla a superare il dolore e la solitudine».
«Parlate, dunque.»
Ferraris si prese un momento, poi: «Lei non si sente più amata», spiegò. «O meglio, crede di non meritarsi più che compassione. Ci vede entrambi come due uomini estranei perché crede che non condividiamo le sue sofferenze e, da una parte, vorrebbe dimenticarle lei stessa per poter tornare alla vita di prima; dall'altra, però, sa che dimenticarle sarebbe un tradimento. All'inizio ha pensato di mettere insieme le due esigenze concedendosi a voi con freddezza e quasi per obbligo, come voi stesso mi avete detto. Ora, invece, se ne sta per conto proprio, odia le manifestazioni d'affetto perché le intende come soprusi. È quest'idea quella che dobbiamo sradicare dalla sua testa al più presto».
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Sposa di marchese
Historical FictionSequel di "Figlia di mercante" Una nuova, rocambolesca avventura sta per coinvolgere Galatea e la sua famiglia. Nessuno, nemmeno la sposa del marchese, può ritenersi al riparo dalle insidie della vita: ogni momento felice può racchiudere in sé il ge...