AWAKE (pt.2)

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(31) November 4rd, 2015 - Wednesday

Non era la prima volta che Jimin andava all'Anathema in quel periodo della giornata, ma non aveva mai avuto occasione di entrare nell'ufficio di Daront.

Illuminato a giorno, l'atmosfera nella stanza non cambiava un granché; sembrava solo più squallida. I raggi del sole erano filtrati da un paio di grossi fogli marroncini, probabilmente carta da pacco, appiccicati ai vetri dell'unica finestra. Così in controluce, una miriade di granelli di polvere erano visibili, dispersi nell'aria.

Erano le quattro di mercoledì pomeriggio e Jimin non si sarebbe dovuto trovare lì.

Di solito andava all'Anathema per provare con le altre ragazze durante i fine settimana, o al massimo il venerdì. Quando all'uscita di scuola aveva ricevuto quel messaggio dal numero privato di Daront aveva pensato che fosse stato chiamato all'appello l'intero staff per una qualche riunione speciale. Ci era rimasto quando, invece, il segretario dell'uomo gli aveva detto di andare ad aspettare direttamente in ufficio.

Jimin se ne era rimasto da solo nello stanzino per un'eternità, indeciso se rimanere in piedi o accomodarsi. L'idea di mettersi a curiosare tra i cassetti per far passare il tempo lo aveva sfiorato, ma non avrebbe mai voluto farsi beccare in una situazione del genere senza una buona motivazione. L'unica cosa che si era permesso di fare era stata socchiudere le ante della finestra. Tutto in quell'ufficio, dalle poltroncine in pelle alle tende, era impregnato dall'odore di fumo.

La maniglia della porta venne abbassata in modo brusco, spaventando Jimin che si diede dello stupido. Era lui ad essere in territorio altrui, non poteva certo aspettarsi che bussassero.

Appena entrato nel suo ufficio Daront gettò sulla scrivania le chiavi dell'auto e il cellulare, un'azione evidentemente di routine. Un sorriso spuntò su quella sua faccia mal rasata quando vide Jimin in piedi contro la finestra, come se non si aspettasse di trovarlo lì.

L'uomo indossava quei completi formali anche in pieno giorno, notò Jimin. Solo senza la cravatta e con un paio di bottoni della camicia slacciati.

A quanto pare non era l'unico a stare analizzando i capi vestiari dell'altro. Jimin si sentì più sicuro di sé, consapevole che per una volta Daront non avrebbe potuto apprezzare niente al di fuori del suo viso; indossava un paio di jeans di due taglie più grandi rispetto a quelli con cui era solito farsi vedere all'Anathema e si era inglobato in un maglione lungo e peloso. Nessuno scorcio di pelle, nessuna trasparenza.

Ma quello che Jimin non aveva ancora capito era che poteva anche vestirsi come un barbone o indossare un abitino per donne incinte. Certe cose non importavano quando era la persona dentro ai vestiti a piacere.

Forse lo intuì dallo sguardo mellifluo di Daront quando gli sorrise.

"Sembri così giovane."

Jimin per poco non si aggrappò alle ante della finestra con le unghie. Si sarebbe andato a nascondere dentro l'armadio se avesse potuto.

"Lo sono."

La cosa fece ridacchiare Daront, provocandogli una serie di suoni rauchi. Gli fece segno di sedersi dall'altra parte della scrivania, prendendo posto lui stesso.

Jimin si odiò per l'aria intimidita che era sicuro di avere addosso, come un profumo che non gli si addicesse. D'altra parte non voleva neanche fare lo spavaldo. In quelle occasioni i sorrisi di Daront tendevano a raddoppiare in numero e ampiezza.

Il ragazzo si sedette su una delle due poltroncine, composto.

L'uomo provò a offrirgli qualcosa, un caffè, un té freddo dal mini-frigo, qualcosa da mangiare che il suo segretario potesse procurargli, ma niente. Jimin rimase in silenzio, limitandosi a rispondere a monosillabi o a scuotere la testa.

ANATHEMA (BTS FanFiction - Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora