REFLECTION (pt.3)

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(25) November 3rd, 2015 - Tuesday

Quando Namjoon spezzò malamente una delle sue bacchette di legno Seokjin rise. Avendo già previsto la cosa frugò nella busta di plastica che si era portato con sé, dandogliene un secondo paio.

I due ragazzi erano seduti sulla gradinata di una piccola fontana non in funzione situata in un parchetto, gli alberi e i cespugli tutt'intorno a loro spogli e ramosi. Nonostante fossero appena le due del pomeriggio, la fascia oraria che si supponga sia la più calda, la gente se ne stava rintanata in casa o in qualche locale, lasciando le strade vuote.

Al secondo tentativo Namjoon separò le bacchette una dall'altra con successo e poté finalmente iniziare a mangiare.

Quando, una decina di minuti prima, aveva visto Seokjin aspettarlo fuori dall'edificio dove aveva passato la sua mattinata, armato di quello che presumeva fosse cibo, si era dovuto dare un contegno per non gettarsi a terra ed abbracciargli le ginocchia.

Il suo ragazzo era semplicemente il migliore. Namjoon aveva ricevuto valanghe di messaggi di incoraggiamento da parte sua, nonostante sapesse bene che a Seokjin non andasse a genio l'idea che saltasse la scuola per presentarsi a un colloquio di lavoro.

Inoltre doveva essersi firmato un permesso per uscire prima. Se così non fosse non avrebbe mai fatto in tempo a presentarsi in quella zona di Seul con tanto di pranzo già comprato.

Per quante volte l'avessero fatto, Namjoon non si sarebbe mai stancato di mangiare ramen d'asporto con lui. Sapeva benissimo che Seokjin avrebbe anche potuto permettersi di frequentare spesso ristoranti o locali un attimo al di sopra delle classiche catene alimentari, ma lui neanche li nominava. Pensava sempre prima a Namjoon.

Il ragazzo dai capelli rosacei si ficcò in bocca un bel po' di noodles e prese a masticare rumorosamente. "Com'è andata?"

Namjoon avrebbe voluto poter rispondere con un: domanda di riserva?

Ora che era tutto finito sentiva il peso dello stanchezza piombargli addosso. Dopo essere uscito di casa aveva preso i mezzi pubblici e aveva raggiunto a piedi lo stabile dove l'indirizzo scritto sul giornale diceva tenersi i colloqui. Si era seduto nella sala d'aspetto insieme ad altre decine di giovani che sembravano tutti più in gamba di lui, più grandi di lui, più di bella presenza di lui per quelle che erano state ore di noia e tensione. Aveva avuto tutto il tempo di pensare al fatto che la giacca del padre gli stesse un po' troppo piccola di spalle, che non si fosse portato niente per ingannare l'attesa e che non avesse cibo.

"Non saprei." disse, sincero. "Credo bene. Ma non sarebbe la prima volta che mi sembra così e poi non mi richiamano."

L'espressione allegra di Seokjin si rattristì.

Era vero. Namjoon cercava un lavoro part-time da una vita ormai. Si era dovuto limitare a dare ripetizioni a quanti più studenti potesse fino a quando non aveva raggiunto la maggiore età e con essa la fine del tempo dei giochi. Doveva iniziare a fare sù un po' di soldi e al più presto.

I suoi genitori non ne facevano parola, ma Namjoon sapeva benissimo che non potevano permettersi l'università alla quale lui puntava. Sapeva anche che suo padre già progettava di farsi gli straordinari durante quegli ultimi due anni di scuola del figlio. I sensi di colpa lo schiacciavano.

Namjoon avrebbe studiato sodo e sarebbe uscito dalle superiori con una borsa di studio, parziale o totale. Avrebbe cercato di coprire tutte le spese possibili con i suoi guadagni, lasciando ai genitori solo quello che rimaneva da pagare.

Peccato che quei guadagni ancora scarseggiassero, e di parecchio.

Se ci fosse stato un modo di preservare tutti i sospiri che Namjoon aveva emesso al pensiero di quello che gli pareva un vicolo cieco, avrebbe potuto camparci un anno sott'acqua.

ANATHEMA (BTS FanFiction - Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora