Un leggero spiraglio di luce mi accarezza il viso, facendomi piegare le labbra in una smorfia mentre apro lentamente gli occhi. «Emily, scendi!! La colazione è pronta!!» la voce di mia madre rompe il silenzio, facendomi sbuffare rumorosamente, la voglia di tornare a dormire più alta di prima. «Sbrigati, se non vuoi arrivare in ritardo!!» la sua esclamazione mi fa alzare la testa di scatto, gli occhi spalancati per la realizzazione di ciò che succederà tra poche ore. Oggi è il grande giorno. Oggi io, Emily Evans, figlia dell'ex capitano della "Raimon Junior High" e dell'ex manager, diventerò a tutti gli effetti attaccante titolare della prima squadra del club. «Me lo stavo completamente dimenticando!!» corro come un fulmine fuori dalla mia camera, l'ansia d'iniziare questo nuovo percorso inizia a crescere dentro di me, proiettando una moltitudine di scenari diversi al mio inconscio che cerco d'ignorare il più possibile. «Buongiorno Emily!!» ricambio il saluto di mio padre sforzandomi di sorridere, un'enorme scodella di riso bianco poggiata sul tavolo «N-non penso che mangerò, non ho molto appetito» affermo mentre prendo una mela dal contenitore della frutta.
L'ansia mi ha tolto il senso di fame...
I miei genitori si scambiano un'occhiata preoccupata, ma non do loro il tempo di chiedermi nulla che finisco il frutto in pochi morsi, buttando via il torsolo prima di correre al bagno per lavarmi i denti e sciacquarmi il viso con l'acqua fredda. «Che...orrore...» mormoro nell'osservare il mio riflesso allo specchio, i capelli crespi e gonfi, il viso più pallido del solito e il corpo pervaso da uno strano tremolio.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente. Devo riuscire a non dare la meglio alla paura, rischiando di rovinare il momento che aspetto da anni. Devo stare calma e tranquilla, mio padre sarà lì a darmi sostegno, a consigliarmi cosa fare e come comportarmi, a farmi da punto di riferimento in qualsiasi circostanza, perciò non sarò mai sola.Prendo un altro respiro, le mani intente a strofinarmi gli occhi «Coraggio Emily...» esco dal bagno per tornare in camera e indossare la divisa ufficiale del club, consegnatami ieri sera dopo cena. Il design leggermente diverso rispetto a quello precedente, il contrasto giallo/blu enfatizzato dal disegno di un fulmine sulle maniche della felpa e sulla maglietta all'altezza del cuore. Mi guardo più volte allo specchio, i pantaloncini cadono morbidi e non stringono più del necessario, così come la maglia non mette troppo in mostra le mie curve. La felpa è più larga di me di una taglia ma non mi lamento, anzi, mi piace l'effetto che creano gli abiti oversize su di me, mi fanno sembrare una di quelle ragazze che si aggirano per i quartieri di Shibuya.
«Sei pronta?» mi giro di scatto verso la porta, le guance leggermente arrossate mentre mio padre fa capolino con la testa, lo sguardo meravigliato. «Q-quasi...» balbetto imbarazzata, il pantalone della tuta stretto fra le mani «Ti aspetto giù...» si chiude la porta dietro, non dopo avermi squadrata un'ultima volta e aver borbottato qualcosa come “Le sta divinamente”, facendo intensificare il mio rossore. Scuoto più volte il capo, indossando rapidamente la parte mancante della divisa che, per mia fortuna, mi calza a pennello, come se l'avessero fatta a posta per me e forse, chissà, è proprio così. Magari mio padre ha chiesto di farmi dare la felpa più larga.Non mi stupirebbe affatto come cosa...
Dopo essermi sistemata i capelli alla bene e meglio, corro verso l'ingresso dove trovo i miei genitori ad aspettarmi, dei sorrisi genuini dipinti sui loro visi. «Andiamo, l'allenamento della prima squadra inizierà tra poco» annuisco, andando ad abbracciare mia mamma per salutarla «Buona fortuna!!» mi lascia un tenero bacio sulla testa mentre mi allontano dalla sua presa, gli occhi fissi sui miei piedi. Il tragitto che separa casa mia dalla Raimon non è tanto, sarà una mezz'oretta di camminata o qualcosina di meno. L'unica cosa scomoda è che bisogna passare per forza in mezzo alla galleria del centro e che questa sia piena di persone, sempre, a qualsiasi ora del giorno. Ma è la via più breve per riuscire ad arrivare a scuola senza fare giri troppo lunghi.
Mentre cammino provo più volte ad instaurare un discorso con mio padre, ma ogni volta che apro la bocca la richiudo subito, come se le parole non volessero uscire, complice il fatto che non so effettivamente cosa dire, ma in questo momento sento il bisogno materiale di dover parlare con lui per non agitarmi più del dovuto. Senza rendermene conto ho allungato la mano nella sua direzione, stringendo le dita intorno al suo braccio coperto dalla giacca bianca, il battito del cuore decisamente accelerato. Mio padre sorride comprensivo, mentre fa intrecciare la sua mano calda con la mia leggermente fredda. Non proferisce parola, limitandosi a guardarmi per una frazione di secondo, il suo sguardo da solo fa capire tutto e ringrazio tutte le entità divine per avermi concesso un legame così tanto stretto con lui.
STAI LEGGENDO
|Due cuori in un pallone| Victor Blade
Fanfiction°IN REVISIONE° Emily Evans, figlia di Mark Evans e Nelly Raimon, fin da bambina sogna di giocare nel club di calcio della "Raimon Junior High e di diventare una giocatrice professionista, grazie all'amore e alla passione per il pallone trasmessole d...