«Salve...» l'uomo ci saluta cordialmente, la posa eretta e composta, lo sguardo serio posato su me ed Arion «S-salve» balbetto, la presa sul polso del centrocampista più ferrea di ferrea di prima mentre gli occhi scuri del maggiordomo ci squadrano attentamente. «Siete qui per il signorino Riccardo?» chi chiede alzando un sopracciglio «Sì...» faccio un passo avanti, guardando oltre la figura in frak nella speranza che il capitano sia dietro la porta, ma rassegnandomi subito appena mi accorgo che non è affatto così. «È in casa?» Arion prende la parola, incrociando lo sguardo col maggiordomo e cercando di mostrarsi sicuro come non è mai stato. L'uomo annuisce, dopo un attimo di esitazione, spostandosi dal ciglio della porta per farci entrare, il braccio teso verso l'interno della villa. Io e Arion ci scambiamo un'occhiata complice prima di entrare, la mano ancora stretta sul suo polso.
Ci fermiamo in mezzo al corridoio, il mio sguardo intento a contemplare l'enorme lampadario di cristallo al centro di esso, le pupille mi brillano per la luce emessa mentre gli Swarovski creano un piccolo arcobaleno sul soffitto. Non avrei pensato mai pensato che Riccardo fosse ricco di famiglia e probabilmente non ci sarei mai arrivata, nonostante il suo carattere relativamente tranquillo e pacato, che mai ha mostrato delle sfumature altezzose da quando sono arrivata. Per di più, tutti i ragazzi del club parlano bene di lui, elogiandolo come il capitano migliore che la prima squadra potesse avere, essendo che ha assunto il titolo a metà del suo primo anno alla Raimon. Eppure, credo che io e lui non potremo mai legare, le nostre idee di calcio sono troppo diverse e ci porterebbero a discutere in continuazione. Io voglio combattere il Quinto Settore per far tornare il vero calcio, mentre lui vuole arrendersi e lasciarsi comandare da quest'organizzazione tossica e malata.
O forse ha solo tanta paura, ma è troppo orgoglioso per poterlo dire a voce alta?
Il timbro di un pianoforte interrompe i miei pensieri, la melodia lenta e a tratti triste mi obbliga a guardarmi intorno alla ricerca dello strumento e della persona che lo sta suonando. «È Riccardo a suonare, vero?» domanda Arion, voltandosi verso il maggiordomo con uno scatto «Sì. Il signorino suona sempre nel tempo libero...» io e il centrocampista ci guardiamo nuovamente negli occhi, lo sguardo d'intesa comparso nuovamente sui nostri visi «Riesce ad esprimere tutte le sue emozioni, grazie al pianoforte» mi giro verso l'uomo, la percettibile punta di tristezza nella sua voce mi fa corrugare le sopracciglia «Qualcosa non va?» la mia richiesta esce più curiosa di quanto potessi pensare, i miei occhi adesso fissi sul maggiordomo intento ad indicare un quadro. Mi avvicino lentamente, scoprendo la prima pagina del giornale nazionale, ritagliato in maniera molto ordinata e precisa. La mia espressione cambia da curiosa a stupita, nel leggere ciò che vi è scritto, un brivido che mi attraversa la spina dorsale.
Finale del Cammino Imperiale: La Kirkwood sbaraglia la Raimon
L'articolo parla della finale del Cammino Imperiale dello scorso anno, in cui la Raimon ha perso per un goal di svantaggio e ricordo bene di aver versato un'immensa quantità di lacrime quel giorno. Ma nonostante la sconfitta, il club di calcio si è guadagnato comunque l'ammirazione di tutto il paese, tanto che le iscrizioni alla scuola sono aumentate in maniera spropositata. Inoltre, quello è stato il momento in cui Riccardo si è guadagnato il soprannome di “Virtuoso”, grazie alla sua supertecnica che ha permesso alla squadra di segnare almeno un goal, prima della fine. Mi passo le mani sugli occhi, un sospiro esce dalle mie labbra. Perché hanno incorniciato l'articolo?
«Il signorino è maturato molto, dopo quel giorno...» sussulto impercettibilmente nel sentire la voce del maggiordomo, con la coda dell'occhio lo vedo prendere posto accanto a me «Quella partita l'ha giocata col cuore. Si è impegnato fino all'ultimo ed è tornato a casa sorridente e soddisfatto, nonostante la sconfitta...» un altro brivido mi attraversa la schiena, accompagnato da un nodo allo stomaco, l'idea di averlo giudicato troppo frettolosamente sta iniziando ad attraversarmi la mente. «Il signorino ama tantissimo il calcio e farebbe di tutto, pur di giocare una partita vera come la finale dell'anno scorso...» le parole dell'uomo mi colpiscono come un pugno in pieno stomaco, insieme alla consapevolezza di essermi fatta un'idea sbagliatissima sul capitano «A volte, penso che viva solo per questo sport» osservo di sfuggita il maggiordomo accanto a me, i suoi occhi lucidi fissi sulla pagina di giornale mentre mi mordo il labbro inferiore con forza, il sapore metallico del sangue inizia a pizzicarmi la lingua. Ho sbagliato a giudicare Riccardo così frettolosamente. Mi sono lasciata condizionare dall'impressione che mi ha dato al campo al fiume, per accorgermi che lui ama il calcio quanto me e che sarebbe disposto ad ogni cosa pur di giocarlo veramente, senza partite programmate.Sono una vera idiota...
«Posso sapere...» la frase rimane sospesa a mezz'aria, il timbro stonato del pianoforte riecheggia in tutta la casa accompagnato dalla voce arrabbiata di Riccardo, seguita a ruota da una supplica di Arion che lo prega di tornare. Gli occhi mi si sgranano, appena mi accorgo dell'assenza del centrocampista mentre l'uomo mi indica le scale, anticipando la mia domanda come se mi avesse letto il pensiero. «Prima porta a destra, in fondo al corridoio» lo ringrazio con un inchino e in un battito di ciglia mi ritrovo sull'enorme scalinata, cercando di non cadere nel fare i gradini a due, il fiato corto a causa della rapidità nel compiere questo gesto. Devo assolutamente parlare con Riccardo e chiedergli scusa, per aver dubitato del suo ruolo come capitano, ma anche trovare un modo per farlo ragionare e tornare in squadra. Non può abbandonare il calcio in questo modo, non dopo una partita insignificante voluta apposta dal Quinto Settore con lo scopo di umiliarci pubblicamente. Non può mollare ora.
Spero che non sia troppo tardi!!
«Fermi!!» con uno scatto spalanco bruscamente la porta, catapultandomi nella stanza in cui i due ragazzi stanno discutendo, il cuore in gola e i piedi leggermente doloranti per la corsa a perdifiato. «E tu che ci fai qua?» la voce di Riccardo mi arriva dritta alle orecchie, il suo sguardo corrucciato fisso su di me «Non puoi farlo!!» ignoro la sua domanda, incrociando i suoi occhi scuri con un'espressione decisa, il respiro ancora affannato e i pugni chiusi a pugno lungo i fianchi. Il riccio finge di non sentire la mia esclamazione, le sue dita ricominciano a suonare la melodia malinconica di prima, stavolta con una punta di rabbia. Lo sguardo assente del capitano, lo stesso che ho notato ieri, mi fa stringere lo stomaco in una morsa. La rassegnazione nei suoi occhi è il motivo per cui retrocedo di un passo, spalancando leggermente la bocca e le palpebre.
Forse non sono arrivata in tempo...
Mi volto verso Arion in cerca di sostegno, ma lui abbassa lo sguardo sconsolato sulle sue scarpe, l'espressione rassegnata di chi ha già provato a persuadere il capitano in tutti i modi possibili. «Andiamo via...» sussurra, tirandomi per la manica della felpa, i suoi occhioni grigi simili a quelli di un cucciolo bastonato. Scuoto la testa in segno di negazione, decisa a non uscire dalla camera di Riccardo senza essere riuscita nel mio intento. Non posso lasciarlo andare via in questo modo, non dopo aver sentito le parole del domestico. Non posso e non voglio che abbandoni tutto così, senza lottare o senza fare il minimo sforzo per imporsi, come giocatore amante del vero calcio. Che esempio da agli altri membri della squadra, se non quello di mollare tutto e arrendersi alla volontà del Quinto Settore?
«No!!» mi avvicino al ragazzo con passo deciso, lo sguardo fermo su di lui «Riccardo» poso una mano sulla sua spalla, scrollandolo leggermente per avere la sua attenzione e continuando col mio gesto per un tempo indefinito. Più lui m'ignora, più io lo scuoto, alzando pure il tono della voce per sovrastare il suono del pianoforte, diventato improvvisamente più stridulo e scostante.
«Lasciami in pace!!» sbotta, sbattendo i pugni sui tasti dello strumento, le basi degli occhi leggermente lucide nella speranza di riuscire a trattenere le lacrime. «No, invece!! Non la smetto!!» gli poggio due dita sotto il mento, costringendolo ad instaurare il contatto visivo con me «Non esiste che il capitano si arrenda alla prima difficoltà!!» mi avvicino pericolosamente al suo viso, i suoi zigomi si colorano di rosso acceso «Tu ami il calcio più di te stesso, ma hai paura delle conseguenze delle tue stesse azioni...» gli punto il dito con la mano libera, la punta del polpastrello sfiora la sua camicia bianca all'altezza del cuore, il suo sguardo confuso fisso nel mio.
«La regola principale della Raimon è una. Non arrendersi mai.» addolcisco il tono, nel momento in cui una lacrima solitaria gli percorre la guancia, lasciandola scorrere senza asciugarla «I-io...non...n-non posso...» bisbiglia, la voce rotta a causa del groppo che gli si sta formando in gola. «Non devi avere paura...» piego le labbra in un sorriso gentile, quasi cordiale «Se tu tentenni, gli altri tenderanno a seguirti e a fare come te» mi allontano da lui lentamente, senza interrompere il contatto visivo, la sua espressione vaga mi fa ampliare il sorriso.
«Ti fai chiamare Virtuoso, ma ad occhio e croce sembra che tu non lo sia così tanto...» mi volto bruscamente dandogli le spalle «Non credi di aver esagerato?» mi chiede Arion, la voce bassa per non farsi sentire dal riccio. «Andiamo» taglio corto, ignorando la sua domanda e incrociando il suo braccio col mio per portarlo fuori, la coda dell'occhio puntata su Riccardo rimasto in silenzio, la testa bassa intenta ad elaborare tutte le mie parole. Ghigno maliziosamente, la testa girata di poco per vedere oltre la mia spalla «Ci vediamo presto alla Raimon, Virtuoso» calco il suo soprannome, senza togliermi il sorriso sghembo dal viso mentre esco dalla stanza, trascinando Arion con me.Ci rivedremo presto, capitano. Ne sono certa.
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|Due cuori in un pallone| Victor Blade
Fanfic°IN REVISIONE° Emily Evans, figlia di Mark Evans e Nelly Raimon, fin da bambina sogna di giocare nel club di calcio della "Raimon Junior High e di diventare una giocatrice professionista, grazie all'amore e alla passione per il pallone trasmessole d...