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«Vado alla Raimon, ci vediamo più tardi!!» esclamo prima di uscire, respirando a pieni polmoni la fresca aria pomeridiana e stringendo saldamente il borsone del club di calcio su una spalla, pronta per l'allenamento pomeridiano in vista dei quarti di finale della fase regionale.
In seguito alla nostra vittoria contro il Collegio Via Lattea, il Quinto Settore ha iniziato a minacciare di far chiudere il club, facendo insorgere i ragazzi della squadra contro me ed Arion e scaricando la colpa di tutto questo su di noi. Nonostante Riccardo abbia preso le nostre difese, io mi sono limitata ad annuire e sorridere, ribadendo che il calcio vero non ha bisogno di regole che decidano l'andazzo di una partita, ma bensì di determinazione e passione per poter migliorare costantemente. Proprio come mi ha insegnato mio padre, per giocare a calcio senza paura bisogna sentire l'amore per il pallone scorrere nelle vene, facendolo diventare una parte di noi e sono certa che i miei compagni sotto sotto la pensano così, ed è solo la paura di non poter più giocare a guidarli e a farli comportare in questo modo.

Persa nei miei pensieri non mi accorgo del gradino del marciapiede, lo sguardo assente e concentrato sullo stato d'animo della squadra per rendersene conto «Cavolo!!» il terreno sotto i miei piedi viene meno, facendomi cadere addosso all'unica persona che stava camminando nella mia direzione e trascinandomela dietro.
Nel mio campo visivo entra l'ultimo essere umano che vorrei vedere in momenti scomodi come questi, facendomi assumere un'espressione imbarazzata e al tempo stesso seccata. Victor, intanto, ricambia il mio atteggiamento con uno più infastidito, lanciandomi un'occhiataccia per averlo fatto cadere. «Tra tutte le persone, proprio te?» domanda con tono irritato, le pupille ambrate incastrate nelle mie con sguardo adirato «Buongiorno anche a te...» gli faccio la linguaccia, piegando le labbra in un leggero sorriso malizioso. «Potresti alzarti?» taglia corto, puntandosi sui gomiti per alzarsi leggermente, intanto che le mie mani rimangono ancorate al suolo, accanto alla sua figura «Non è per niente comoda questa posizione, sai com'è...» con lo sguardo indica la poca distanza che separa i nostri corpi, le mie gambe in mezzo alle sue e i nostri visi a una manciata di centimetri di distanza. Ma ignoro la sua richiesta, per soffermarmi sui suoi occhi color tramonto incastrati nei miei, le iridi così profonde e al tempo stesso così ipnotiche da incatenare chiunque, come se ci si stesse specchiando in delle vere e proprie piscine di miele. «Sei sorda?» le sue parole passano in secondo piano, troppo concentrata ad ammirare le sue pupille per dargli retta «Emily...» sentirlo pronunciare il mio nome mi provoca uno strano brivido lungo la schiena, ma non è  comunque abbastanza da farmi distrarre. Nonostante mi abbia chiamata solo per cognome, da quando è arrivato alla Raimon e ascoltare la sua bocca pronunciare il mio nome di battesimo mi faccia uno strano effetto, la mia attenzione rimane fissa sui suoi occhi velati da una strana patina, come se stesse nascondendo un segreto molto importante e riesco ad intravedere un pizzico di senso di colpa nel farlo.
Una mano mi si posa sul braccio, le dita si stringono intorno alla felpa della divisa e prima che possa capire cosa succede mi ritrovo spostata a destra, un forte dolore al fondoschiena mi fa arricciare le labbra in una smorfia dolorante «Ehi!» esclamo, mentre il ragazzo di fronte a me si alza in piedi, spolverandosi i vestiti come se non fosse successo niente. «Sembravi sorda. Ti chiamavo e non rispondevi...» si giustifica, portandosi il mantello color prugna oltre le spalle e dandomi rapidamente la schiena, per niente intenzionato a darmi una mano «Tsk...» mi osserva con la coda dell'occhio, lanciandomi un'occhiata scocciata prima di allontanarsi, lasciandomi per terra.

La gentilezza non esiste, a quanto vedo...

«Eh no, mio caro!!» con uno scatto mi tiro su, sistemandomi la divisa alla bene e meglio, intanto che i miei piedi si muovono da soli per seguirlo a distanza, nella speranza che non si accorga della mia presenza.
La mente ferma sul suo sguardo di poco prima. Quella luce afflitta che gli ricopre le pupille l'unico motivo per cui lo sto pedinando.
Il suo comportamento così tanto accidioso e irritante mi ha fatto dubitare di lui fin da quando l'ho visto a Riverside, la sua espressione sempre corrucciata nasconde chiaramente qualcosa che nessuno deve scoprire. Ma non capisco perché si comporta in questo modo, per quale motivo si camuffa dietro la figura del "ragazzo duro e freddo", quando in realtà sembra l'esatto opposto? 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 03 ⏰

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|Due cuori in un pallone| Victor BladeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora