Chapter 17

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*Julia's point of view*
Mi svegliai non appena la luce proveniente dai raggi del sole che avevano oltrepassato il sottile spessore delle mie tende mi colpì in pieno viso.
Mi stiracchiai pigramente e dopo aver fatto mente locale mi alzai dal letto controvoglia e trascinai i piedi fino al bagno per poi farmi finalmente una doccia rilassante.
Una volta uscita con ancora i capelli umidi mi diressi in cucina dove trovai Charlotte intenta a prepararsi la colazione.
"Hey." Accennai un saluto mentre coprivo lo sbadiglio con la mano.
"Come stai?" Domandò la mia Eonnie girandosi verso la mia posizione.
"Meglio.." Mi stropicciai leggermente gli occhi per abituarmi alla luminosità che si faceva spazio nella grande sala.
"Ora dobbiamo fare una bella chiacchierata io e te." Iniziò il discorso con un tono spaventosamente serio.
Intuii velocemente l'argomento in questione, di conseguenza annuii sconfitta.
Mi preparai una grande tazza di caffè e aggiunto lo zucchero mi sedetti difronte a lei donandole tutta la mia attenzione.
"Sei uscita con Taeyong ieri sera, non è così?" Mi guardò senza un'espressione ben precisa.
"E tu come...-" Bevvi un sorso, confusa.
"Mentre uscivi in tutta fretta hai fatto un piccolo errore. Il ragazzo ti ha salutata prima che tu potessi chiudere la porta quindi io ho -"
"Sentito la sua voce." Chiusi per qualche secondo gli occhi, maledicendo la mia sbadataggine.
"Prima che tu possa farmi la ramanzina dicendo quanto io sia irresponsabile, sciocca, bugiarda, insicura e irrispettosa, credimi so di esserlo. Sono un tale disastro. Ma questo mese passato tra bugie, nuove esperienze, gesti sinceri e parole d'affetto mi è servito da lezione. Ho imparato che temporeggiare non giova a nulla e specialmente a nessuno, altrettanto peggiora solamente la situazione. Ho sbagliato tanto, ho fatto errori di cui mi pento e non vado fiera. Vorrei solo aver capito tutto ciò molto prima.." Ammisi imbarazzata e delusa da me stessa.
"Siccome hai già detto tutto, mi rimane un solo appunto. Julia, sei ancora una ragazza, sbagliare è nella tua natura. Sul fatto che tu abbia gestito letteralmente -scusa il francesismo- da cani la situazione non ci piove, ma tutto sommato sarebbe potuta andare anche peggio, non trovi? E non iniziare con il tuo solito pessimismo ti prego." Ridacchiammo.
"Devo andare a chiedere scusa, lo so. Ma prima di essere assolta dai miei recenti peccati avrei una piccola ma specifica domanda alla quale dovrai rispondere onestamente." La guardai maliziosa.
"Mi spaventi così. Di che si tratta?" Chiese spensierata.
"Ti piace Yuta?"
Charlotte non si mosse di un millimetro, al contrario il mio quesito la paralizzò.
I suoi occhi pur essendo persi nel vuoto non appena udì il nome del giapponese accumularono una brillantezza incredibile.
Rimase zitta cercando probabilmente una scusa credibile per negare l'evidenza, ma la risposta che mi stava mostrando si era già rivelata sufficiente.
"Lottie, lo sappiamo già." Sorrisi beffarda, sapendo di averla incastrata.
"Anche lui?" Domandò presa dalla preoccupazione e dal panico che la sua cotta sapesse dei sentimenti che prova per lui.
"Yah! Beccata! Io e Taeyong ci avevamo visto giusto." Risposi soddisfatta.
"Yah! Non è vero, non mi piace!" Insistette.
"Lottie, chi ruba un ago diventa un ladro di buoi* " La rimproverai, con un vecchio proverbio coreano.
"Senti da che pulpito!" Mi indicò con fare agitato.
"Lo so lo so. Ma ora che ho ucciso le mie cattive intenzioni, devi distruggerle anche tu sorella mia."
"Hai ragione, potrebbe piacermi Yuta." Confessò.
"Perché non provate a frequentarvi? Abbiamo visto tutti che vi trovate bene insieme. In più quella (maledetta) sera durante il gioco obbligo o verità lui ha ammesso di volerti baciare! Poi mi hai raccontato che le altre volte che vi siete incontrati era andato tutto a gonfie vele." Cercai di convincerla a far nascere una bella e dolce storia tra i due.
"Non lo so... io e Yuta siamo così diversi-"
"Stop! Fermati. Da quando è un problema la diversità? Non credi che potrebbe essere un enorme vantaggio? Potreste imparare molte cose l'uno dall'altra! Non cercare scuse per restare nella solita monotonia. Vivi un'avventura! Sono certa che Yuta sarà il compagno ideale per te!" Esclamai dall'entusiasmo.
Ero davvero sicura che le cose tra i due -una volta trovato il coraggio necessario- sarebbero andate rosa e fiori.
"E a te Lucas ha insegnato qualcosa?" Domandò già fantasticando sul suo ipotetico-ma-quasi-certo-futuro con Yuta.
Ci pensai su attentamente.
Lui, che più che baci ispirava sberle.
Più che farfalle nello stomaco mi faceva saltare i nervi.
Più che sogni d'oro mi faceva passare notti insonni.
Più che carezze istigava liti.
"Lui mi ha insegnato ad amare."
Charlotte in quel momento tornò con i piedi per terra e mi guardò con aria fiera.
Mi mostrò un piccolo e dolce sorriso, gli occhi sprigionavano un grande affetto pronto a significare quanto fosse felice per me.
"Ah beh, credo che la discussione sia conclusa adesso. Vado a cercare Yuta." Ammiccò, probabilmente incoraggiata dalla mia risposta.
Io tornai in camera, infilai un paio di jeans, un maglioncino viola, delle scarpe con un po' di tacco abbinate al lungo cappotto bianco e presa la borsa uscii dal loft.
Dopo aver fatto tappa da Starbucks presi il cellulare e trovato il numero desiderato, chiamai.
"Pronto!"
"Hey, possiamo vederci?" Domandai, sperando in una risposta positiva.
"Sì certo, ora sono in agenzia ma tra poco torno al dormitorio. Possiamo trovarci là."
"Perfetto, tra mezz'oretta sarò lì."
"Non vedo l'ora di vederti."
"A dopo."
Successivamente terminai la telefonata e mi incamminai alla ricerca delle parole adatte al cuore del ragazzo.
Con andatura spedita ma poco convinta seguii la strada che mi portò davanti alla porta del dormitorio degli Nct.
Bussai titubante e ad aprirmi fu Ten.
"Hey Julia!" Mi abbracciò contento di vedermi.
"Ten!" Ricambiai l'abbraccio facendo sprofondare la mia faccia nell'incavo del suo collo assaporando il dolce profumo che emanava.
Adoravo gli abbracci di quel ragazzo, erano proprio ciò di cui necessitavo in quel momento.
Ten insieme a Jaemin era il ragazzo con cui avevo legato di più tra i membri ed ero così lieta di avere loro, mi facevano forza.
Caratteristica che in quel momento scarseggiava.
"Come mai qui?" Chiese dopo avermi fatto accomodare.
"Cercavo Taeyong, c'è?"
"In camera sua." Fece cenno con il capo e mi mimò "Fighting" con le labbra.
Nel tragitto notai che il dormitorio era praticamente deserto, probabilmente gli unici ad avere rincasato erano stati proprio loro.
Bussai lievemente.
"Taeyong, sono io, posso entrare?"
In pochi secondi la faccia del leader si presentò davanti alla mia e solo in quel momento realizzai come il mio cuore stesse battendo a tal velocità da essermi chiesta se anche lui fosse in grado di percepirlo.
"Vieni." Mi sorrise leggermente.
L'ordine regnava in quella stanza così... così... da Taeyong.
Mi guardai attorno e notai milioni di spartiti stesi sulla scrivania, microfoni poggiati ai leggii ordinatamente messi in riga affianco alla parete.
Il suo letto sfatto, ma persino alla vista accomodante, mi diede uno strano senso di sollievo.
La mia analisi fu interrotta quando Taeyong si sedette sull'angolo del materasso e mi fece cenno di sedermi accanto a lui.
"Di cosa volevi parlarmi?" Domandò, spostandomi dolcemente una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Decisi di non iniziare il discorso con la solita frase Ecco vedi... poiché troppo scontata quindi optai per l'alternativa.
"Vorrei evitare di fare pasticci, ma si dia il caso che io sia un disastro in questo genere di cose quindi farò del mio meglio. Una sola cosa ti chiedo, ascoltarmi." Lo guardai dritto negli occhi.
Mi faceva parecchio strano chiedergli di ascoltarmi, visto che con lui non era mai stato un problema.
Nonostante ciò, dopo essermi data uno schiaffo in fronte mentalmente, procedetti.
"Come sai questo... nostro segreto è un po' difficile da gestire. Ogni giorno creiamo segreti di cui sappiamo solo noi. Io non credo di poterlo più sopportare."
Nonostante lo stessi guardando negli occhi avevo paura di scorgere brutte espressioni sul suo viso, quindi mi limitai a continuare a parlare e perdermi in quelle sue perle nere.
"Io sono e sono sempre stata di natura fin troppo sincera e tutto questo mi stava logorando dentro. Io davvero sono certa della tua comprensione quando ti dico che se la circostanza fosse stata diversa..." Mi ritrovai ad un punto senza fine.
Non sapevo più come uscirne, così aspettai una sua risposta.
"Capisco." Disse.
Rimasi davvero colpita dalla sua bontà d'animo tanto che restai a bocca aperta.
"Ti ringrazio davvero Taeyong e-" Mi interruppe.
"Ma non approvo." Mi lanciò un'occhiata talmente seria che mi fece tremare il
cuore.
"In che senso?" Domandai più che confusa. Cosa c'era da approvare?
"Chiaramente come circostanza diversa presentavi una situazione senza Yukhei nella tua vita. Ma la ragione per cui io non posso credere alla frase precedente è perché la reazione non è reversibile. Con questo intendo dire che se tu provassi veramente per me quello che dici di provare, io potrei essere al posto suo e lui al mio. Ma lo sappiamo entrambi che mai sarà così." La sua voce profonda rendeva la sua risposta come un coltello nel mio petto.
"Taeyong, io davvero provo qualcosa per te!" Sussurrai, cercando di nascondere la disperazione.
"Non è così." Restò impassibile, reazione dovuta al tremendo dolore provocato dalle mie parole.
"Si che lo è!" Cercai di convincerlo, invano.
"Non ti credo. Ora vattene." Osservò bruscamente la porta.
"Ty.." Feci per accarezzarlo ma lui scansò velocemente il mio gesto.
"Vattene ho detto." Si alzò in piedi e indicò l'uscita.
Capendo che non ci sarebbe stato alcun verso di fargli cambiare idea, presi la borsa e a passi spenti chiusi la porta della sua stanza dietro di me.
Vi poggiai un secondo la testa e chiusi gli occhi cercando di trattenere le lacrime che imperterrite bagnavano il mio viso.
Udii un frastuono aldilà della porta e compresi che fu l'ira, il dolore del ragazzo.
Mi staccai dalla porta, iniziai a camminare velocemente fino a correre per arrivare alla porta il più presto possibile per sfuggire da questa realtà che mi portavo alle spalle.
Ten mi vide di sfuggita e tentò di fermarmi con risultati pari a zero.
Piangevo. Riuscivo a vedere solo le mie lacrime.
Uscii in fretta dall'edificio e...

*Chi ruba un ago diventa un ladro di buoi (바늘 도둑이 해왕 도둑 된다) = Chi è disonesto nelle piccole cose, diventerà disonesto nelle grandi. Una cattiva abitudine, anche se piccola, se non viene stroncata sul nascere, crescerà.

Faking It || Wong YukheiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora