CAPITOLO I

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Anno 4569, Regione Tair Wolong, Istituto superiore Maltra Chino

Al suono dell'intervallo, più della metà degli studenti della classe IV C lasciò l'aula. Gli unici rimasti erano dei gruppetti sparpagliati e un ragazzo seduto di fianco alla finestra, il quale passava ogni ora della mattina a guardare il giardino della scuola e i palazzi più in vista.
Una ragazza entrò nella classe e, con passo veloce, si diresse verso il ragazzo.
Ella aveva dei lunghi capelli biondi legati in due trecce e indossava la divisa dell'istituto, costituita da una camicia bianca, una felpa dal colore verde scuro e una gonna, o pantaloni nel caso dei maschi, grigia.

− Ehi Uso, ti va di uscire da questa classe puzzolente e di goderti un po' di aria fresca? − disse la ragazza, con voce dolce e tranquilla, chinandosi all'altezza del compagno.

Lui aveva la testa poggiata sulle braccia, incrociate.

− Non ne ho particolare voglia, preferisco guardare l'immenso spettacolo dei palazzi che ho davanti alla finestra. – rispose, sarcastico.

– È possibile che passi sempre tutto il tempo davanti ad una finestra?

Non poteva vederla, ma sapeva che aveva un'espressione furibonda in volto.

– In realtà faccio anche altro, mi pare di avertene già parlato. – ostentò, alzando leggermente il capo.

– Non mi riferisco alle tue scommesse in città durante. In classe non fai altro che startene lì senza muovere ciglio.

– Hai ragione, però non so mai cosa fare quando sono annoiato.

Dalla carnagione pallida e dall'altezza al di sotto della media, Uso Tsuki era un ragazzo di diciassette anni dal volto innocente, dai capelli moderatamente lunghi, dalle punte rivolte all'insù e di color blu notte. I suoi occhi, del medesimo colore, guardavano ogni persona dal basso verso l'alto, ma nessuno osava mai pensare di essergli superiore. Di fatti Uso era l'allievo più intelligente dell'intera Tairiku, secondo l'esame del quoziente intellettivo svolto ogni anno all'interno delle scuole di ogni Regione. Anche lui, come tutti gli studenti della scuola, era obbligato a indossare la divisa scolastica.

Forzò un sorriso sul suo volto, chiudendo gli occhi e facendo una risatina alquanto inquietante.

– Come mai oggi sei così in vena di parlarmi, Akami?

– Perché mi preoccupo per te, visto che siamo amici da anni. Non ti relazioni con nessuno e ogni giorno rischi la vita in scommesse illegali! – rispose la ragazza, alzando la voce e guardandolo nelle palpebre.

Gli occhi dolci dell'amica non riuscirono ad abbindolarlo, di fatti Uso si innervosì e le disse:

– Abbassa il volume, non voglio che si sappia in giro quello che faccio. In più ti ricordo che con me c'è Tasuke, quindi non sono solo.

– Ma ti fa solo da autista. – continuò Akami, allontanandosi leggermente e tornando ad una normale postura.

Uso tornò col finto sorriso stampato in volto. Si poggiò le mani ai fianchi e ostentò, con tono fiero:

– Non è vero, se scoppia una rissa è sempre pronto ad aiutarmi a scappare.

– Voi due rischiate sempre troppo. Prima o poi andrà a finire male e smettila con quel sorriso da ebete, con me non funziona. – ribatté Akami, dandogli le spalle e mettendo le braccia conserte.

– Senti un po', non è che ti preoccupi così tanto perché ti sei innamorata di me? – disse, scherzoso.

Lei sussultò.

– Fai come ti pare, me ne ritorno in corridoio a parlare con le mie amiche. – concluse, uscendo dalla stanza con passo pesante.

Qualche minuto dopo, al suono della campanella, Uso chiese il permesso al professore di uscire dalla classe e si diresse al parcheggio sotterraneo della scuola, lasciando in alula il suo zaino.
Ad attenderlo vi era un ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi ambrati, il quale stava chattando al cellulare ed era seduto al posto del guidatore di una moto rossa, dotata di sidecar.

I giustizieri corvini [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora