Capitolo otto

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Sono sul treno e sto cercando nella borsa le cuffie perché adesso vorrei proprio isolarmi da tutti pensare al sogno e a quello che può significare, apro Spotify ma non faccio in tempo a mettere la prima canzone che Bruno si siede di fianco a me e mi saluta e io sono costretta a salutarlo a mia volta, non mi sfilo le cuffie dalla testa nella speranza che capisca che in questo momento non ho voglia di parlare. Bruno è un ragazzotto che sarà alto sì e no un metro e sessantacinque e ha un corpo tozzo che lo fa assomigliare ad un barattolo, indossa un piumino nero e dei pantaloni color cachi e delle scarpe da ginnastica della Nike e quando si siede di fianco a me si sfila la sciarpa nera e me la tira addosso, < ehi > protesto io, lui si mette a ridere, < fa un freddo porco fuori > mi dice, < già > gli rispondo io, adesso le cuffie sono costretta a levarmele perché a quanto pare Bruno ha voglia parlare, < sai il meteo per domenica? > mi chiede poi e io gli rispondo di no e poi tiro fuori il cellulare e imposto la ricerca su google: "meteo di domani", < pioggia > gli dico, lui sbuffa, < non ci credo > dice poi, < che meteo stai guardando? >, io faccio spallucce, gli dico che non lo so, che ho visto il primo che mi è uscito e allora lui si allunga verso di me e con quelle sue manine tozze mi prende il cellulare, < fai vedere a me > mi dice, < per il meteo io guardo sempre 3bmeteo che non sbagliano mai >, < buono a sapersi > faccio io girandomi verso il finestrino e mettendomi a fissare il triste paesaggio nebbioso. < Pioggia > grugnisce Bruno dopo un po', < visto che anche le mie previsioni erano corrette? > gli cantileno io e allora lui mi ridà il cellulare, < speravo in una giornata soleggiata >, mi dice che sarebbe voluto andare a sciare, mi dice che doveva andare con degli amici che io non conosco, ma che sono molto simpatici, gli chiedo se sa sciare e lui mi risponde che scia da circa un annetto e che non è che è proprio bravissimo, ma si diverte e che sa come cadere per non farsi male < che è la cosa più importante > aggiunge agitando il suo dito che sembra un salamino, < figo> gli rispondo io, < perché non vieni con noi? > mi fa e allora io ci penso su e dico che non lo so, < dovrei studiare >, < ci sono gli esami tra tre settimane > e lui mi dice che se devo inventare una scusa allora è meglio che me la prepari bene prima di spararla e io gli rispondo che non è una scusa, < non ti ho mai visto studiare > mi dice poi lui, < ma io studio > protesto e lui inizia a lamentarsi del fatto che sono terribilmente noiosa e che la vita è una e che se sono già così apatica a vent'anni allora spera di non conoscermi più quando ne avrò quaranta, dice che è convinto che sarò una di quelle signore rompicoglioni che si trovano con altre signore rompicoglioni per lamentarsi del mondo senza che l'abbiano mai visto davvero. Bruno è una di quelle persone che non riescono a capire che esistono stili di vita diversi dal loro e che pensano che tutte quelle persone che non hanno voglia di fare gite in montagna ogni settimana o uscire con gli amici ogni venerdì sera, allora sono persone che sono già morte e che hanno qualcosa che non va, non ha idea che le stesse emozioni di gioia che prova lui sciando, altre persone possono provarle con attività differenti, leggere un libro per esempio. Credo che Bruno non riesca a stare da solo, me lo immagino a camminare come un leone in gabbia quando è a casa, guardando il cellulare nella speranza che nei cinque minuti in cui era in bagno qualcuno gli abbia scritto per organizzare qualcosa, provo un infinita tristezza per lui, però credo che anche lui provi lo stesso per me, non riuscendo a capire come preferisca rinchiudermi in una stanza piuttosto che andare fuori ed esplorare il mondo ( per quanto andare ad esplorare il mondo il più delle volte si traduca in: andare a prendere una birra alla spina nello stesso bar di ogni settimana, con le stesse persone di ogni settimana a parlare degli stessi argomenti di ogni settimana). Abbiamo passato solo tre fermate e ne mancano ancora sei.

< Hai sentito Lucia? > mi chiede lui dopo un po' e mentre me lo chiede il suo tono di voce si è fatto più acuto e adesso non guarda più me, ma le punte delle sue scarpe. < Ogni tanto la sento > dico io evasiva, < vi siete parlati alla fine? > aggiungo, lui scuote la testa, < no. Beh in realtà sì > mi fa, < mi ha detto le stesse cose di un mese fa, deve capire cosa veramente prova per me, perché per ora è convinta di non amarmi più, però dice anche che se non ci sentiamo da troppo tempo le manco e quindi adesso deve capire se le manco perché comunque ci tiene a me, perché abbiamo passato un sacco di tempo assieme e ci trovavamo bene e quindi è normale sentire la mancanza di una persona che conosci da così tanto e che ad un tratto scompare dalla tua vita o se le manco per qualcosa di più >, Bruno continua dicendomi che lui lo sa benissimo quello che Lucia prova per lui, mi dice che è sicuro di saperlo anche più di quanto lo sappia lei, < mi ama. Sono l'uomo della sua vita, ci dovremo sposare un giorno > mi dice e poi mi spiega anche quanto i dubbi di Lucia lo abbiamo ferito, quanto sapere che una persona che credevi parte di te stesso decide che tu forse non gli vai più bene ti spezzi l'anima >, io gli rispondo che non è colpa sua, che quello che Lucia prova non dipende da lui e che deve solo lasciarle del tempo, se ha voglia di concederglielo, < perché immagino tu sia arrabbiato con lei, hai davvero voglia di aspettarla? >, lui annuisce vigorosamente e poi si passa la sua manina rotonda tra i capelli incrostati dal gel, < la aspetterò per tutto il tempo che vuole > e allora io gli sorrido e gli do una goffa pacca sulla spalla, < sei unico > gli dico e anche lui sorride e poi mi chiede se vado da Stefano stasera e io gli dico di sì e allora lui:< non è che mi puoi dare un passaggio? >, < certo > gli rispondo io, < però non credo di stare fino a tardi perché sono molto stanca >, lui agita una mano, < nessun problema > mi dice, < per il ritorno puntavo su Silvia che tanto deve andare dal padre e il padre abita a quattrocento metri da casa mia >. Bruno fa un verso di disprezzo quando un ragazzo dai capelli bianchissimi si siede davanti a me. Il ragazzo mi fissa intensamente e io cerco di non farci caso, mi avvicino a Bruno e inizio a raccontargli dell'esame che ho dato a settembre e di quante persone c'erano a quell'esame e di quante poche erano rimaste alla fine (perchè tutte si erano ritirate) e poi parto con una descrizione dettagliata delle domande e degli esercizi e gli sto raccontando di uno in cui praticamente dovevi programmare un navigatore in Java script perché ti desse sempre la strada più lunga e continuo a parlare di come l'ho scritto, il codice, e di come fosse tutto talmente perfetto che alla fine il professore mi ha fatto i complimenti e tutto questo solo per non pensare al ragazzo che è seduto davanti a me e che sono sicura mi stia ancora fissando. < Credo che sia fatto > mi sussurra Bruno che evidentemente non mi stava ascoltando, < chi? > chiedo io a voce bassissima anche se so perfettamente a chi si riferisce, lui muove il mento in direzione del ragazzo che adesso ha iniziato a sorridere e sembra stia ascoltando attentamente il discorso, io deglutisco senza sapere bene cosa dire, non credo che sia fatto, perché quegli occhi che sono neri come la pece sono anche attentissimi e sono convinta che lui e la sua testa e i suoi pensieri siano tutti qui, focalizzati su me e Bruno che parliamo e mi chiedo cosa cazzo voglia da noi e perché il suo viso mi sembra così familiare. < Cos'hai da guardare? > chiede Bruno gonfiandosi tutto, io sento i muscoli irrigidirsi e do una gomitata a Bruno intimandogli di smetterla di fare il coglione. Il ragazzo guarda Bruno con fare annoiato, < non ti ricordi? > chiede il ragazzo puntando gli occhi su di me, adesso anche Bruno mi sta guardando e io non so veramente cosa dire e trovo sia stata una cazzata iniziare a parlare con questo tizio che si è seduto vicino a noi e che si vede che ha qualche problema, perché non è normale mettersi a fissare gente che non conosci mentre sei sul treno. < Non si ricorda di te > dice Bruno, < oh io credo di sì > sibila il ragazzo e la sua voce è talmente dolce che solo per un istante sento la paura mollare la presa. Il treno si ferma e Bruno sporge la testa e dice che siamo arrivati e poi mi prende per mano e mi invita ad uscire dal vagone, il ragazzo che rimane seduto borbotta qualcosa che non riesco a sentire. 

Nascita dell'Anticristo #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora