Capitolo sedici

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Sono nella mia camera e ho gli occhi aperti, la luce che filtra dalle persiane è accecante e la sveglia non smette di suonare, così, anche se ho un mal di testa che è terribile e vorrei passare tutto il giorno a letto, decido di alzarmi. Rispetto a ieri sera non sento di avere le idee più chiare e non ho ancora capito del tutto quello che mi sta succedendo, una parte di me continua a credere che sia impazzita, ma adesso la vocina che continua a ripetermelo è diventata talmente debole che non faccio più nessuna fatica ad ignorarla. Decido che continuare a pensare che questa situazione non sia reale non mi sarà di nessun aiuto e quindi mi costringo a credere che il ragazzo sia vero e che io in qualche modo sia davvero vincolata a lui e , una volta raggiunta questa convinzione; mi ci vogliono solo trenta minuti durante i quali non faccio altro che camminare per a mia stanza, borbottando frasi sconnesse; cosa che suscita la condivisibile irritazione di Francesca, che si mette a picchiare sul muro più di una volta intimandomi di fare silenzio e lamentandosi che lei ha lavorato tutta la notte e che il pomeriggio vorrebbe studiare e quindi non le sembra di chiedere troppo quando dice che le prove per il balletto possono essere fatte anche a mezzogiorno e non alle nove di mattina, le urla di Francesca infastidiscono però Francesco che è in cucina, almeno è da lì che credo provenga la sua voce, e ci informa entrambe in tono rabbioso che lui invece è dalle sei che sta studiando e che se continuiamo ad urlare così, usa il plurale anche se ad urlare in realtà è solo Francesca, lui non riesce a concentrarsi e se non si concentra col cazzo che lo passa diritto e allora Francesca gli risponde, sempre urlando, che sono cazzi suoi perché deve smetterla di ridursi sempre all'ultimo e poi continuano per cinque minuti buoni ad urlare, però intanto io ho smesso di ascoltarli perché sovrappensiero mi sono messa a frugare nella mia borsa e ho trovato il bigliettino che mi aveva dato ieri la signora col pellicciotto che avevo incontrato in stazione e che mi aveva detto quella frase che al momento non avevo capito, ma che ora ha perfettamente senso e con un ingenuo moto di speranza decido che se c'è qualcuno che può aiutarmi, quella è lei.

Nascita dell'Anticristo #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora