Capitolo venti

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Siamo sull'aereo e Luigi non ha fatto altro che guardarmi in cagnesco, mi guardava male quando siamo saliti sul pulmino che ci avrebbe portati all'entrata dell'aereo, quando abbiamo salito le scale per entrare in aereo e anche ora che sono seduta di fianco a una vecchietta tutta rughe che stringe un rosario con le mani tremanti. Luigi, che è seduto sull'altro lato, si sporge verso di me e controllando che nessuno ci stia guardando o che stia prestando attenzione a quello che facciamo o che diciamo, e mi sussurra che questa sera sarà la serata peggiore della mia vita.

Il volo si conclude senza intoppi e arriviamo a Napoli in una giornata fredda sotto uno scroscio di applausi. L'aria qui ha un odore diverso, sono talmente abituata all'umidità e alla costante puzza di gas di scarico di Milano da trovare l'aria di Napoli troppo fresca, credo che ci sia troppo ossigeno qui, la testa mi gira leggermente. Luigi mi sfreccia accanto e io devo aumentare il passo per riuscire a stargli dietro, vorrei chiedergli dove andremo adesso, ma non lo faccio. I passi di tutti i passeggeri rimbombano sulle pareti dell'aereoporto, c'è un vociare basso, qualcuno sta parlando al cellulare, il rumore meccanico dei rulli che scorrono e delle valigie che si muovono è quesi ipnotizzante. Luigi mi da un colpetto al braccio, mi dice che c'è un taxi che ci sta aspettando, mi dice di muovermi e io annuisco e continuo a seguirlo.

Nascita dell'Anticristo #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora