Capitolo quindici

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Mentre tornavo a casa ieri sera ero come in uno stato di trance. Sapevo che quella situazione richiedeva da me il massimo sforzo celebrale, che avrei dovuto sedermi e mettermi a pensare seriamente a cosa mi stava succedendo e a come sarei potuta uscire da questa situazione, ma non ci riuscivo. La mia testa era vuota, spazio bianco, il nulla cosmico, non riuscivo neanche a concentrarmi sulla guida, mi fermavo davanti agli stop solo per riflessi involontari. Credevo di aver già vissuto situazioni in cui il livello di stress era alto e credevo di conoscere quale fosse il mio comportamento in tali situazioni; durante gli esami il mio cervello era capace di lavorare a mille all'ora creando codici talmente belli ed eleganti che stupivano persino me, codici che non sarei mai riuscita a scrivere nella tranquillità della mia scrivania. Credevo di conoscere ogni dettaglio della mia personalità. Credevo di poter prevedere con precisione il mio comportamento in qualsiasi situazione, ma mentre il paesaggio nebbioso mi scorre davanti e mentre le mie mani sudaticce si stringono ad un volante che è diventato pericolosamente troppo scivoloso, mi accorgo di essermi sempre sbagliata, che non avevo capito niente.

Nascita dell'Anticristo #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora