Capitolo quarantotto

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Siamo in Umbria, in un paese che è tutto pietre e signori anziani che camminano piano, con buste cariche di frutta in mano e tutti sorridono e sono gentili e ci dicono buongiorno quando passiamo loro a fianco. Siamo su in una strada pedonale, piastrellata da sanpietrini, quando chiedo a Luigi come fa ad essere sicuro che la chiesa esista ancora, gli faccio notare che sono passati parecchi anni , < ho cercato su google > mi risponde lui secco e allora io mi zittisco e continuo a camminare. Passiamo davanti ad un negozio di fiori e io mi fermo a guardare la vetrina e allora esce questa donnina minuscola con una sigaretta tra le dita e apre la bocca per dirmi qualcosa, ma Luigi mi prende per un braccio e mi fa allontanare, < non dovresti comportarti così davanti a persone che ci possono vedere > gli dico massaggiandomi un braccio, < tanto abbiamo quasi finito > mi dice lui in tono cupo.

Siamo davanti ad una chiesa che non è neanche tanto bella, ma Luigi la guarda come se fosse davanti a San Pietro. L'edificio è un blocco di cemento, alto e rettangolare ed è decorato da un unica finestrella posta al centro della facciata principale, è piccola, il vetro è scuro e i serramenti che la tengono su sono di un metallo tutto arrugginito e danno l'idea di una gabbia. L'unica nota colorata sono delle bandierine attaccate ai balconi delle case che circondano la chiesa, mi chiedo se da poco non ci sia stata qualche festa.

Luigi è fermo davanti all'ingresso delle chiesa, il portone è aperto, ma lui non si decide ad entrare, le sua mani sono strette in due pugni, sta facendo respiri profondi e sembra estremamente vulnerabile, se mi interessassi a lui gli domanderei se va tutto bene, si gira verso di me, mi chiede se sono pronta ad entrare e mi sorride e quel sorriso è disperato, i suoi occhi sono disperati, tutto il suo corpo sta fermento e credo che sia in cerca di qualche rassicurazione che però io non gli voglio dare. Annuisco e non dico niente, e allora lui sposta gli occhi verso il basso e sussurra qualcosa del tipo che ha aspettato così tanto e adesso che è qui, non ha il coraggio di entrare, si gira di nuovo verso di me, < ti sembra così strano? > mi frigna addosso, < sì > gli rispondo io e poi lo guardo e gli sorrido ed entro nella chiesa. L'interno non è più bello dell'esterno, ci sono una decina di file di panche, come in ogni altra chiesa, che sono di quel legno laccato color caramello scuro. Ci sono due persone dentro, un uomo che avrà una cinquantina d'anni massimo e un signore anziano, entrambi sono seduti sulle panchine e hanno le teste basse e sembrano completamente immersi nelle loro preghiere. L'altare è di marmo ed è piccolino e sopra l'altare c'è questa enorme statua di Gesù crocifisso, mi avvicino, per osservarla meglio, i dettagli sono fenomenali: il corpo di Gesù è snello, riesco a vedere i tendini tirati e le sue vene sotto pelle, i muscoli del viso sono contratti in una smorfia di dolore perenne. Luigi è di fianco a me, non so quando sia arrivato, sta guardando anche lui la statua, la sua testa è piegata leggermente di lato, le sue sopracciglia sono corrucciate. Gli chiedo cosa sta osservando con tanto interesse e lui si gira verso di me con un sorriso luminosissimo sul viso, < come fai a non vederlo? > mi chiede, io mi volto verso la statua di Gesù, mi avvicino ancora di più e poi sento qualcuno che si schiarisce la voce e vedo il tizio di cinquant'anni, che prima stava pregando, è in piedi e che ci sta guardando. Luigi si infila le mani nelle tasche dei pantaloni e gli chiede se c'è qualche problema e il signore si mette a camminare verso di noi, indossa una camicia troppo stretta e i bottoni sull'addome sono tirati e sono piuttosto sicura che se solo si chinasse per allacciarsi le scarpe, questi salterebbero, ci dice che non possiamo avvicinarci così tanto all'altare, ci dice che se siamo venuti qui per pregare, siamo i benvenuti, ma che per pregare bisogna stare là, sulle panchine e si mette ad indicarle con le sue braccia cicciottelle, e continua a ripeterci che è lì che dobbiamo stare e non sull'altare e lo ripete così tante volte che inizia a irritare persino me e quella voce che gli esce dalle labbra carnose e così stridula e fastidiosa e vorrei solo andare là e urlargli di smetterla, che ha rotto il cazzo, cosa che in effetti fa Luigi, aspetta giusto il tempo che il tizio si fermi per riprendere fiato e poi con un sorriso da ebete gli si avvicina e gli dice di smetterla di sbraitare, gli consiglia di andarsene, perchè non gli piacerà vedere quello che faremo tra poco, gli occhi dell'uomo si spalancano e la faccia gli diventa rossa e il doppiomento inizia a tremare tutto, < come ti permetti di dire queste cose > ci urla addosso, < qui > aggiunge poi con un filo di voce, il vecchio continua a pregare senza neanche sollevare lo sguardo. Le sue labbra si muovono impercettibilmente, tra le dita nodose è intrecciato un rosario.

Nascita dell'Anticristo #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora