Capitolo trentaquattro

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Luigi ha chiuso gli occhi ed è da cinque minuti che non fa altro che sussurrare frasi la cui lingua non riesco a capire. Abbiamo entrambi un dito poggiato sul cursore e anche io dovrei tenere gli occhi chiusi, ma non ci riesco. L'insegna della farmacia continua a sfarfallare e anche la macchinetta è ancora illuminata e i pacchetti di preservativi brillano sotto le luci al neon, ma qualcosa è cambiata, l'aria intorno a noi non si muove più come faceva prima, siamo ancora seduti sul marciapiede e siamo ancora davanti alla farmacia, ma intorno a noi tutto è così immobile che mi sembra che ci sia qualcosa che ci separa dal resto, sento un cane che abbaia in lontananza, ma il suono è ovattato e poi la voce di Luigi si alza e le parole che escono dalla sua bocca hanno lo stesso suono dei tuoni e ho la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in quello che stiamo facendo, ma non faccio niente per fermare Luigi che continua con la sua cantilena e poi tutto si fa freddo e il freddo mi arriva fino alle ossa e le mie mani iniziano a tremare e sto per staccare quella che è poggiata sulla planchette perchè vorrei tanto mettermela in tasca, ma basta un movimento, un solo muscolo che si contrae e Luigi si accorge di quello che sto per fare e allora senza guardarmi allunga la mano libera verso di me e con un gesto mi indica di non mollare il cursore. Non so quanto tempo sia passato, ma Luigi adesso è in silenzio e si guarda attorno e i suoi occhi sono sgranati e credo di leggere una leggera preoccupazione nel suo volto, vorrei parlare, ma ho paura che solo emettendo un suono adesso che tutto è così silenzioso, possa portare conseguenze devastanti. Sposto gli occhi su Luigi che continua a guardarsi intorno e adesso l'agitazione non cerca neanche più di nasconderla, il suo viso si muove a scatti, il respiro si è fatto affannoso i suoi occhi così neri e che sembrano tutte pupille sono spalancati e ho l'assurda paura che gli escano fuori dagli occhi, poi succede qualcosa, all'inizio non ci faccio caso, ma più i minuti passano più un suono si fa spazio nel silenzio assoluto, è talmente fievole che all'inizio non capisco che quella che sto ascoltando è in realtà una voce. Nello stesso momento in cui riconosco che quella che sento è una voce, questa aumenta di tono e adesso riesco a capire qualche parola di quello che sta dicendo, anche se faccio fatica, perchè il francese non è la mia lingua madre e chiunque stia parlando non si preoccupa troppo di scandire bene le parole per fare in modo che io capisca correttamente tutto. C'è del fumo davanti a noi, non l'avevo notato prima, il fumo si agita come se fosse mosso da un vento che però non c'è, si addensa e adesso sembra una figura, anche se forse è solo la mia immaginazione che vuole dare l'aspetto di una siluette umana alla nuvola che ho davanti e forse non è altro che vapore o nebbia che inizia ad addensarsi, ma quella voce si è fatta più forte e adesso le parole sono chiare e sembra proprio che quel suono esca da quel grumo di fumo davanti a noi, < che bello! > sento e rimango un po' interdetta, perchè non era quello che mi aspettavo di sentire, la voce, al di fuori del fatto che sia così roca e così greve e che sembra uscita da una bocca che non ha l'occasione di parlare da molto tempo, sembra quasi gioiosa. < Ciao > dice Luigi che adesso è tutto sorridente, < salve > risponde la voce, mi chiedo che cazzo abbiamo preso a fare una tavola oujia se lo spirito che abbiamo evocato è capace di parlare. È evidente adesso che il fumo si è raggrumato in una figura umana perchè per quanto possa essere frutto della mia immaginazione indovinare tra la nube di nebbia quello che potrebbe essere la forma di un busto e la forma di una testa, sarebbe improbabile immaginarsi quelle due braccia provviste di dita così perfette e quel viso che, nonostante la monocromia e la poca solidità della nube, lascia indovinare dei lineamenti, e, concentrandomi, riesco a vedere una bocca che forse sta sorridendo. La figura ci chiede perchè l'abbiamo evocata e ci tiene a farci sapere che la sua domanda non vuol in alcun modo sottintendere uno scontento e che anzi è entusiasta di poter parlare finalmente con qualcuno, ci dice che è da così tanto tempo che non aveva l'occasione di poter parlare con delle persone vere, umane, vive, che aveva paura di essersi dimenticato come si faceva. Luigi lo interrompe e gli chiede se lo riconosce, allora la figura inizia ad agitarsi, < dammi un minuto > tuona con voce greve, e muovendosi tutte quelle sue parti umane che mi sembravano solide si dissolvono e ci vuole qualche secondo prima che riesca a ricompattarsi qualche centimetro più vicino a Luigi, la figura rimane per un po' a guardarlo e poi gli dice che crede che abbia una faccia familiare dice che quel neo sulla fronte l'ha già visto e anche la forma di quegli occhi non gli è nuova, ma in questo momento non riesce a collocare la sua faccia in nessuna delle situazioni che ha vissuto, gli chiede di dargli un indizio, < una delle ultime > gli fa Luigi, < delle ultime cosa? > chiede la figura, < delle ultime situazioni che hai vissuto > gli risponde scocciato Luigi, < ah > fa lei, < Antonin? Sei tu? >, mi metto a ridere, < oddio no > risponde Luigi, < Antonin? Chi è Antonin? >, < mi sembravi Antonin > risponde la figura, < non sono Antonin >, la figura sospira, < mi sarebbe proprio piaciuto se tu fossi stato Antonin. Non lo vedo da così tanto, sapete come sta? >, gli chiedo chi è Antonin e la figura mi risponde che è quello che sta sempre all'ingresso del mercato e agita le sue braccia di fumo indicando una direzione a caso alla mia sinistra, < quello che chiede l'elemosina dicendo di essere orfano > continua con un tono che lascia sottintendere quanto sia ovvio tutto quello di cui sta parlando, Luigi sbuffa, gli ripete, e questa volta il tono scocciato non ci prova neanche a nasconderlo, che lui non è Antonin e gli chiede di guardarlo più attentamente, perchè è davvero impossibile che non si ricordi di lui, la figura non si muove, non sporge il viso per osservare meglio quello di Luigi, si limita a sospirare e poi ci dice che Antonin era proprio un bravo ragazzo in realtà, e gli pare molto strano che noi non lo conosciamo, < perchè davvero > fa lei, < è sempre davanti a quella chiesa >. Luigi borbotta qualcosa del tipo che così non ce la caviamo più, < ti ricordi come sei morto? > lo interrompe poi, lo spirito si zittisce, inizia a fare qualche verso imbarazzato e dice: < sì, certo che sì >, < bene > risponde Luigi, < e ti ricordi chi c'era con te quella notte? >, la figura si porta la sua mano fumosa verso il mento, < non tutti, non credo di ricordarmeli tutti > fa poi, < io ero là > lo incalza, < di te non mi ricordo ad esempio >, < ouch > faccio io, Luigi sbuffa, < in realtà non è importante che tu ti ricordi di me > continua poi, < ma ho bisogno di sapere che fine ha fatto la spada >. La figura si mette a ridere di una risata così acuta e che stride così tanto col silenzio della notte, che ho il terrore che tutta la città si sia svegliata. Luigi pazienta, ha un sorrisetto nervoso sul viso. La figura continua a ridere e il buio sembra essersi fatto più denso adesso e l'assenza totale di vento inizia a darmi fastidio e ho come l'impressione di non riuscire più a respirare e il freddo è così terribile. Luigi ha iniziato a sbattere un piede sul cemento, è nervoso, < sai dov'è o no? > chiede alla fine, la figura smette di ridere, si dissolve e poi riappare a pochi centimetri da lui, Luigi si ritrae di scatto, < ti ho fatto paura? > dice la figura con uno strano sorriso scavato nel fumo, Luigi sbuffa, < non mi aspettavo ti avvicinassi così tanto > gli risponde in tono leggero, la figura si mette di nuovo a ridere, ma questa volta la sua risata è diversa, più sincera, più umana, poi sospira, < so dove si trova la spada > dice a Luigi, < ma non te lo dico >. Le sopracciglia di Luigi si aggrottano, < cos'è? > gli fa < hai cinque anni? >, la figura inizia a dissolversi e poi ricomporsi mentre fischietta un motivetto che non conosco, mi chiedo come faccia a fischiare o a parlare se è fatta solo di fumo, < ma parlami della tua accompagnatrice > fa poi allungando una mano verso di me, < dove si trova? > chiede Luigi in tono duro, < come ti chiami? > mi fa la figura, < Marina > gli faccio io, Luigi mi fulmina con lo sguardo e io mi pento subito di avere aperto bocca, < Marina > ripete la figura, come se si stesse assaporando la parola, < non è un nome francese > dice poi, < sono nata in Italia > gli rispondo io, la figura emette un verso di sorpresa, < deve essere proprio un bel paese > mi fa, le chiedo se c'è mai stato, lui scuote la testa, < avrei voluto > mi dice poi, < pensavamo di estendere l'organizzazione in italia >, < ah > faccio io, < che bello >, < dove è la spada? > Luigi ha iniziato a ringhiare e il suo volto si è fatto così rosso e le sue mani tremano così tanto che ho l'impressione che stia per esplodere, chiedo alla figura perchè stia ignorando Luigi e lei si avvicina a me e si abbassa verso di me e mi chiede con un gesto di porgergli la guancia e io lo faccio, anche se non vorrei, < non ha fatto la domanda giusta > mi sussurra sghignazzando, < non ha fatto la domanda giusta > ripeto io ad alta voce guardando Luigi. < Quale è la domanda giusta? > sibila lui rivolto alla figura che adesso non è più vicino a me e anzi mi sta guardando con un certo disappunto, < se te lo dico io, non vale >, mi chiedo se fosse così infantile anche quando era a capo della setta e in quel caso come avesse fatto a diventare capo della setta. Luigi mi guarda, i suoi occhi neri sono spalancati, < qualche idea? > mi fa cercando di non farsi sentire dalla figura che intanto ha deciso di fare l'offesa e ci da le spalle e continua a fischiettare lo stesso motivetto di poco prima, alzo le spalle, < magari vuole qualcosa in cambio > faccio io, < cosa potrebbe volere? > mi sussurra lui, gli rispondo che la cosa migliore da fare sarebbe chiederglielo. Luigi prende un profondo respiro e raddrizza la schiena, < c'è qualcosa che possiamo fare per te? > dice e dal tono si vede che sta cercando di essere gentile, ma nell'insieme la frase la pronuncia troppo in fretta, lasciando intendere che si sta rompendo i coglioni di questa situazione e vorrebbe chiuderla il prima possibile. La figura si gira verso Luigi e gli si avvicina e, continuando a fischiettare, gli dice che in effetti una cosa ci sarebbe, < che cosa? > lo incalza Luigi, la figura fa il gesto di schiarirsi la gola, anche se dubito abbia realmente necessità di farlo e poi ci dice con fare solenne che dato che Luigi non è Antonin e dato che lui glielo ricorda molto e la preoccupazione sullo stile di vita che adesso sta sicuramente conducendo gli è tornata ed è sicuro che questa volta non passerà più, ci dice, vorrebbe avere una conferma che, inizia a tracciare cerchi con una mano, non soffra più, Luigi inizia ad annuire con sguardo serio, dice che capisce perfettamente, anche io mi metto ad annuire e credo di avere capito sul serio quello che la figura vorrebbe facessimo, ma non posso non pensare al fatto che sono passati trecento anni e che Antonin probabilmente sarà già morto, < come farai a capire che lo abbiamo ucciso? > gli chiedo, Luigi mi fulmina con un'occhiataccia, ma non dice niente, la figura si mette a svolazzare attorno a noi e lo sento emettere dei gridolini che potrebbero essere versi di gioia, tutto contento ci risponde che lo capirà se lo abbiamo avviato alla vita vera, ci dice che con lui ha un legame molto speciale, che queste cose le sente, Luigi borbotta qualcosa riguardo al fatto che la deve smettere di dire stronzate perché sta per scoppiare e che legame può avere con Antonin se lo confonde col primo ragazzo che gli si palesa davanti, la figura sembra non sentire Luigi e i suoi lamentii perché è immersa in un vaneggiare sul padre di Antonin che a quanto pare ha perso l'uso delle gambe in un incidente alla fornace in cui lavorava e della madre di Antonin che era una bellissima ragazza, ma completamente fuori di melone, < ha qualche problema quella creatura > ci dice sospirando, < se la vedi sembra normale, ma appena apre bocca ti accorgi che è proprio tonta, a volte si dimentica quello che ti sta dicendo quando è a metà frase, altre volte non si ricorda proprio che deve muovere la lingua per parlare e quindi te la trovi là, con quei bellissimi occhi azzurri tutti sgranati e la bocca aperta e la lingua rosea che rimane ferma tra le labbra, senza sapere bene cosa dovrebbe fare >, < è molto triste > dico io tanto per farlo contento, lui fa finta di non sentirmi e continua, < dopo l'incidente, la madre è peggiorata, Antonin mi raccontava che a volte non riusciva neanche a farla mangiare, lui gli ficcava la zuppa in bocca e lei non degluttiva, se la teneva là, tra le guance, e poi si sbrodolava addosso non appena si dimenticava di avere la zuppa ancora in bocca, immagina > dice rivolto a Luigi, < come può essere per un ragazzo della tua età dover accudire una madre così malata e anche il padre non se la passa bene, il non poter usare le gambe, il non poter contribuire alla famiglia, lo aveva indurito, trattava male Antonin, si lamentava delle lenzuola sporche, della casa in disordine, dell'odore di merda che entrava dalle finestre, spero che adesso per Antonin la situazione sia migliorata, ma anche se non fosse > fa guardando si me che Luigi, < ci siete voi >. Io deglutisco e per quanto ci pensi non trovo niente da ribattere, anche Luigi è in difficoltà, ha la bocca aperta, ma non dice nulla, si guarda intorno, inizia a battere con le dita sull'asfalto, poi sbuffa e si mette a sorridere verso la figura, ha gli occhi socchiusi e il sorriso è fintissimo mentre dice che non si deve preoccupare, che ci pensiamo noi.

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