Capitolo Undici

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Apro whatsapp e leggo i messaggi che i menager mi hanno mandato. Ci sarebbe stato un concerto la sera stessa e la mia voglia di fare qualcosa è pari a zero. Mi avvertono di "sorridere e fare come sempre".

Sanno che Harry oggi mi avrebbe portato per la prima volta dallo psicologo e mi hanmo raccomandato di non andare da nessun' altra parte.

-Usciamo adesso che così risparmiamo tempo- Harry entra in camera mia, saltellando per mettersi i pantaloni. Sono così stretti che ci vuole il burro per farli scivolare sulle gambe...

-Ma mancano ancora tre quarti d'ora... non ho voglia!-

-Okaaay...- sbuffo e mi alzo dal letto, mi infilo meglio la felpa sul mio busto, prendo un cappello con la visiera per coprire i capelli completamente scombinati. Afferro il cellulare e lo infilo in tasca con il portafoglio e poi esco dalla camera seguito da Harry.

Noto che si è messo gli occhiali da sole... trovo che coprire i suoi meravigliosi occhi sia un vero peccato.

Dopo essere usciti da casa mia continuo a strisciare la suola delle scarpe sull'asfalto, ondeggiando leggermente con il busto. Harry mi guarda ma non potendo guardare i suoi occhi per gli occhiali non capisco il suo sguardo.

-Non essere nervoso.- mi dice, tornando a guardare davanti a sé.

-Non sono nervoso.- parlo subito dopo di lui e questo non fa altro che affermare che io sono nervoso.

-È solo per aiutarti. Devi pensare a questo e non vergognartene- sbuffo e gli do una leggera spallata come risposta. Lui accenna una risata e guarda il cellulare mentre camminiamo.

-E poi ricordati che il Take me Home tour è quasi finito...- sorride mentre ripone il cellulare in tasca.

-Ti ricordo che dobbiamo girare il video di Best Song Ever, finire il film, promuovere il nuovo cd e il film e infine ricominciare un nuovo tour probabilmente più impegnativo, cioè questo vuole dire non avere tempo per noi stessi, non dormire quasi nulla e avere crisi isteriche almeno una volta alla settimana.- parlo velocemente gesticolando leggermente con le mani, rabbrividendo al pensiero, sistemamdomi poi il cappello in testa più volte, irritato e ansioso.

-Niall, Niall, calmati.- Si mette davanti a me e appoggia le mani sulle mie spalle. Il mio battito cardiaco è veloce mentre il respiro è molto irregolare.

-Come posso calmarmi? Sì, tutto bello agli occhi esterni ma noi? Siamo all'inferno!- esclamo attirando l'attenzione del vecchietto seduto sulla panchina accanto a noi. Harry si arrende e si rimette vicino a me, tirandomi dal braccio.

-Non fare brutte figure. Siamo in una zona poco frequentata ma ti ricordo che siamo anche all'aperto. Potrai sfogarti dallo psicologo.- Accenno una risata e prendo a camminare più velocemente.

-Hai voluto tu fare una passeggiata.-

Mezz'ora dopo un signore con il pizzetto grigio e gli occhiali a mezza luna sul naso mi osserva attentamente. Mi studia l'espressione del viso. Le sue sopracciglia sono leggermente inarcate, i capelli lunghi e brizzolati sono messi con del gel all'indietro. La targhetta sulla scrivania cita "Dr. Moundy" mentre i muri della stanza sono ricoperti di attestati.

-Allora, Niall. Dimmi in una parola com'è la tua vita.- sono seduto su una poltroncina, lui di fianco a me in una simile con in mano un quaderno e una penna.

Non ci metto molto a rispondere.

-Frenetica.- parlo in modo neutro, togliendomi poco dopo il cappello dalla testa, posandolo sulle mie ginocchia.

-Come mai frenetica?-

-Quasi ogni giorno siamo in un posto diverso per cantare. È una fortuna oggi essere qui a Londra ogi, ma solo per farglielo sapere, domani dovrò prendere un jet e andare in america. Sa' cosa vuol dire? Dormirò più o meno quattro ore perché sta sera c'é anche un concerto del cavolo perché 'Londra aveva bisogno di un'altra tappa' e domani si parte alle cinque, quindi la sveglia è alle-

Nothing Like Us (Narry, accenni Larry, Ziam e Ziall)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora