Capitolo 12

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" La chiave? Che significa? " chiesi. Avevo fatto sembrare quelle parole completamente inutili, quando evidentemente possedevano un significato complesso.
" Non ne ho idea. " rispose grattandosi il collo. Quando uscimmo dalla capanna, tutto sembrava quasi normale, eccetto che era calata un'aria cupa nella Radura. I Radunai erano lavoro, o a vagare in giro in silenzio. Alcuni ragazzi erano attorno al Casolare distrutto, pensando a cosa fare.
" Dov'è Chuck? E Isaac? " dissi guardando intorno. Erano le uniche persone che contavano veramente. Da quello che ricordavo, dai vaghi ricordi, erano carissimi amici.
" Ti sto portando da loro. Chuck ha cercato di spiegare ad Isaac la Radura, i ruoli eccetera. " iniziò, " Anche Isaac sembra curioso. Proprio come te. " terminò. C'era ancora qualcosa che non andava. Ma non era in lui. Era in me. Sentivo uno strano ronzio nella mia testa, come se qualcuno stesse cercando di comunicare con me.
" Scusami per Gally. " replicò Newt guardandomi.
" Non devi. " risposi semplicemente, come se avessi risolto tutti i problemi. Ci abbracciammo, e quella fu al prima e l'ultima volta in cui mi sentii bene.

Isaac era seduto accanto a Chuck vicino alla mensa, e stavano parlando. Si fermarono quando ci videro arrivare.
" Newt, giusto? " disse Isaac alzandosi e sorridendo a Newt.
" Già. Benvenuto nella Radura. " rispose Newt, senza sorridere. Si strinsero la mano, come due vecchi conoscenti. Io mi trovavo completamente su un altro pianeta. I miei pensieri si perdevano e vagavano. Pensai a quello che aveva detto Alby. Che ero la chiave. All'improvviso, sentii una voce.
Autumn.
Era la voce di Isaac, ed era come se me l'avesse appena detto all'orecchio. Sentivo la sua presenza dentro la mia testa. Cercai di sembrare normale, ma mi sentivo fuori di testa.
Se riesci a sentirmi, tossisci due volte.
Guardai Isaac, e lui sembrava completamente normale. Non mi stava neanche degnando di uno sguardo. Ma valeva la pena tentare. Tossii due volte, sentendomi un'idiota. Forse ero diventata pazza.
Perfetto. Ora prova a dirmi qualcosa.
Lo guardai. Stava parlando con Chuck e Newt.
" Isaac? " dissi quasi sussurrando. Si girarono verso di me, pensando che stessi per dire qualcosa, quando in realtà stavo provando a vedere se la voce di Isaac nell mia testa era reale. Che stupidaggine.
Nella mente. Prova a dirmi qualcosa nella mente. Dovresti saperlo fare, è l'unica cosa che ricordo oltre al mio nome.
Lo ignorai. Stavo diventando matta, proprio come loro. Come gli Spaccati. Le loro immagini si presentarono davanti ai miei occhi. Erano terrificanti. Li scacciai prima che potessero farmi venire un attacco di panico o qualcosa del genere.
" Tutto ok? Stai fissando il vuoto da un bel pò di tempo... " affermò Newt. Annuii, e guardai di nuovo Isaac.
" Testa di sploff! Stai meglio? " esclamò Chuck allegramente, facendomi sobbalzare. Aveva una fascia in testa, ma del resto sembrava a posto.
" Sto bene. Tu che hai fatto? " dissi indicando la fascia.
" Ah. Beh qualcosa mi ha colpito la testa. Sai, si è distrutto l'intero Casolare sulle nostre teste. " ridacchiò, come se fosse una barzelletta. Il Casolare si era distrutto sulle nostre testa a causa di un Dolente, che aveva poi ucciso Alby.
Dai provaci almeno. disse di nuovo la voce di Isaac nella mia testa.
Ma io lo ignorai, pensando che fosse soltanto una voce. Non dovevo preoccuparmi.
Caspio! Lo so che non ci credi, ma per farti vedere che è reale guardami. Ora incrocio le braccia. esclamò.
Tutto quanto mi sembrava così irreale. Lo osservai, e lui incrociò le braccia.
" Cosa? " sussurrai allibita. Com'era possibile?
Isaac sogghignò.
" Tutto bene? " chiese Newt.
" Sì... sì sì. " risposi semplicemente, continuando a guardare Isaac. Come faceva? Come faceva a parlarmi nella mente?

Si fece tardi, e le mura si chiusero. Tutti finalmente si erano tranquillizzati, tra cui io. Per fortuna quei terribili mostri non sarebbero più tornati nella Radura.
Mi sistemai comodamente sull'amaca, ripensando a tutto quello che era successo nei pochi giorni in cui ero stata nella Radura.
" Sai a volte mi chiedo se ho dei genitori, o degli amici... intendo... fuori da qui... " disse Chuck mentre si girava verso di me.
" Ne sono sicura Chuck. E sono sicura che riusciremo ad uscire da qui. " dissi, sentendomi convinta e certa di ciò che avevo detto. Ero convinta di riuscire a portare fuori tutti quanti.
" Davvero? Come? Il Labirinto è invaso dai Dolenti... " rispose il bambino, quasi senza speranza.
Speranza. È questo quello che serve ai ragazzi della Radura.
" Te lo prometto Chuck. Ti porterò fuori da qui e riuscirai ad incontrare i tuoi genitori. " dissi mostrando un lieve sorriso.
" D'accordo. Buona notte. " terminò il bambino. Si girò dall'altra parte, e in un istante lo sentii russare.
Chiusi gli occhi, e i sogni si insinuarono di nuovo dentro di me.

" Il codice? Quale codice? " chiesi alla donna dai capelli quasi bianchi, tirati in una cosa bassa. La dottoressa Paige.
" Mi dispiace ma queste informazioni non posso dartele. Per sicurezza. " rispose senza alcuna emozione. Io volevo saperlo. Avevo bisogno di saperlo.
" Dottoressa Paige? Non si fida di me per caso? " chiesi, facendo finta di essere in qualche modo ferita da ciò.
" Sicuramente mi fido. Ma non si sa mai. " rispose tranquillamente di nuovo.
" Penso di essere una persona affidabile dottoressa Paige. Si può fidare ciecamente di me. Sono solo curiosa. " dissi insistentemente sorridendole. Non sono solo curiosa, ma anche furba.
" D'accordo mi hai convinta. " ridacchiò la dottoressa, " La tana dei Dolenti. Si trova nel settore 7. Vedi? " continuò indicando verso uno schermo che riquadrava il settore.
" Bisogna digitare un codice, 3111903. Ma è impossibile uscire dal Labirinto. " precisò la dottoressa Paige. Poi sospirò e mi guardò.
" Ora sei contenta? " chiese sorridendo.
" Molto interessante dottoressa. Bella idea... ma se i Radunai riuscissero in qualche assurdo modo, a trovare l'uscita, o a ricordare il codice? " chiesi quasi provocandola. Avevo ottenuto quello che volevo, ma ora dovevo sembrare convincente.
" Non è possibile. Non ne abbiamo mai parlato e non abbiamo lasciato niente con cui riuscirebbero a ricordare o a ricavarlo. " rispose serenamente. Incrociò le braccia e osservò di nuovo gli enormi schermi.
" Autumn, io mi fido. Sei come una figlia per me. " disse. Sembrava come un avviso.
" D'accordo. " risposi sorridendo.
Anche lei è come una madre per me.

Ero ormai mattina, e sentii Chuck dire il mio nome.
" Finalmente sei sveglia! " esclamò Chuck. Per qualche motivo, l'espressione di Chuck mi fece sentire nervosa. Come se fosse successo qualcosa.
" È successo qualcosa?! " dissi agitatamente, sedendomi.
" No no. Tutto ok, per ora. Ti va di fare colazione? " disse cercando di calmarmi.
Strofinai gli occhi, come per riprendere lucidità. La chiave!!!
" Chuck dov'è Newt? Devo urgentemente parlare con lui! " affermai. Mi alzai velocemente, sempre guardando Chuck aspettando una risposta.
" Sono alla mensa... perché sei così agitata? " disse socchiudendo gli occhi, " Ricordi qualcosa?? " esclamò come se avesse scoperto un tesoro segreto.
" Sì Chuckie. So come uscire da qui. Presto saremo tutti fuori da questo incubo, ok? " risposi prendendolo per le spalle. Ma nell'attimo in cui lo feci, sentii un piccolo ronzio provenire da terra. Era come un insetto che gironzolava.
" Cos'è? Non li avevo mai visti... " chiesi incuriosita, quasi dimenticandomi completamente che avevo il codice per uscire per sempre da lì.
" È una Scacertola. Una telecamera, pensiamo. Ci osservano... chiunque siano. " rispose indicandola. Mi chinai lentamente per vederla, e vidi perfettamente la piccola videocamera. Sul dorso della strana Scacertola c'era scritto qualcosa. C.A.T.T.I.V.O. Era la stessa che avevo visto nel Labirinto e innumerevoli volte nei miei ricordi disordinati. Voleva dire che erano loro che ci tenevano lì dentro. Mi alzai bruscamente e schiacciai quella cosa con un piede. Mi sentivo terrorizzata. Avevano sentito quello che avevo detto? Potevano sentire il mio piano di fuga? Probabilmente sì. Iniziai ad incamminarmi verso la mensa con Chuck, che cercava di tenere il passo.
Saranno dappertutto, pensai. Dappertutto.
Quando entrammo, vidi Newt e Minho seduti di fianco, e Isaac davanti a loro. Stavano chiacchierando. Mi avvicinai a loro.
" Autumn! " esclamò allegramente mio fratello.
" Non c'è tempo per le chiacchiere. " risposi seriamente, sedendomi vicino a lui.
" Cos'è successo? " chiese Newt preoccupatamente. Non aveva dormito per un secondo. Si vedeva chiaramente. Aveva delle occhiaia terribili sotto agli occhi, e i capelli arruffati. Sembrava estremamente stanco.
" Alby aveva ragione. Avevo bisogno di ricordare... " dissi avvicinandomi a loro. Cercavo di parlare a bassa voce, per non far sentire alle Scacertole ciò che sapevo. Che ricordavo.
" Ho il codice. Sò dov'è l'uscita. " continuai.
" Cosa? Come? Dove? " iniziò Minho incuriosito. Vedevo dai loro volti che erano sconvolti. Avevano cercato da tanto un'uscita, e io stavo solo sperando di avere ragione. E che non fosse solamente un sogno, il mio. Gli spiegai del ricordo che avevo sognato la notte e di dove pensavo si trovasse l'uscita. Era la tana dei Dolenti.
" La tana dei Dolenti? Vorresti portarci lì? " chiese Chuck nervosamente.
" Sì se necessario. L'uscita di trova lì. " risposi convinta.
" D'accordo mi fido di te Autumn. Oggi andremo a controllare. " disse Minho. Sembrava quasi contento della notizia. Newt invece sembrava preoccupato. Appena finimmo di fare colazione Newt venne accanto a me.
" Sono preoccupato per te. Stai bene? " chiese Newt prendendomi una mano.
" Io sto bene. Più che altro mi preoccupi tu. Si vede che non hai dormito... e come va la gamba? " risposi. In quel momento ricordai di come zoppicava all'inizio, stava andando meglio, però si notava comunque.
" La gamba è ok. " rispose lasciandomi la mano e distogliendo lo sguardo. Stava nascondendo qualcosa.
" Newt, qualsiasi cosa succeda, devi dirmelo. Ok? " precisai, toccandogli la spalla.
" Ok. " rispose semplicemente. Poi si girò, e andò via.
Qualche minuto dopo, andai da Minho.
" Pronta? " chiese mettendosi l'attrezzatura da Velocista.
" Pronta. " risposi mostrando un impercettibile sorriso.

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