Nagisa guardò sorpresa il padre che stava preparando la cena fischiettando. Erik Miky non cucinava mai, solo quando era strettamente necessario, anche perché combinava disastri ogni volta che ci provava. Avevano dovuto cambiare cinque volte il forno visto che il padre l'aveva distrutto cercando di cucinare delle ciambelle.
-cosa stai facendo?- chiese la ragazza poggiando a terra il borsone e correndo in direzione del padre che le sorrise mentre mescolava con energia l'impasto all'interno della ciotola.
-ti preparo i pancake- disse l'uomo che non perse il sorriso nemmeno quando Nagisa lo guardò scettica.
-e perché?- chiese ancora la ragazza seguendo attentamente i movimenti del padre.
-perché so cos'è successo alla partita di oggi- Nagisa continuò a guardare l'impasto scettica.
-te l'ha detto Marc-
-ovvio-
-ma questo non è un buon motivo per cercare di far saltare in aria la cucina visto che l'abbiamo cambiata qualche settimana fa- disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi. -e poi non c'è bisogno di tirarmi su il morale, sapevo che non saremmo mai riuscite ad arrivare alla finale, anche se non vedevo l'ora di scontrarmi con il Giappone- Erik annuì e poggiò la ciotola sul piano cucina.
-non è solo quello il motivo. Avevo intenzione di prepararteli per un'altra cosa- Nagisa guardò il padre alzando scettica un sopracciglio.
-mi hanno dato un trasferimento e io ho accettato- disse tutto d'un fiato l'uomo.
-e allora?- chiese la ragazza approfittando di quell'attimo di distrazione per rubare la ciotola al padre e continuare a mescolare l'impasto. Le era venuta voglia di pancake.
-non si tratta solo di trasferirsi di pochi chilometri. Si parla di andare oltre oceano Nagi- disse il padre distogliendo i suoi occhi dorati da quelli identici della figlia.
-dove ti hanno mandato?- chiese curiosa la ragazza. Non aveva minimamente voglia di imparare una nuova lingua. Poteva trattarsi di qualunque paese e, nonostante odiasse tutte le persone della sua città non voleva cercare di creare nuovi rapporti con persone completamente sconosciute.
-Tokyo- Nagisa sgranò gli occhi e sorrise. Si sarebbe aspettata di tutto tranne il Giappone, anzi non ci aveva minimamente pensato.
-Davvero? Quando partiamo?- chiese la ragazza tutta felice.
-dopodomani, credevo non volessi cambiare paese. La tua faccia prima diceva l'esatto contrario-
-ma è il Giappone! Potrei andare al Seido! Oddio il Seido- Erik guardò la figlia sorpreso, ma sorrise, almeno non l'aveva presa male.
-da quanto tempo sai del trasferimento?- chiese dopo un po' la ragazza.
-da quasi due mesi, non ti ho detto niente perché non volevo metterti pressione, soprattutto visto che avevi i mondiali giovanili da disputare-
Nagisa annuì, se il padre glielo avesse detto subito non sarebbe stata tanto contenta. Anzi avrebbe protestato per rimanere in America con Adel.
-domani non potrai andare a vedere la partita lo sai vero?- il sorriso di Nagi scomparve, per poi ritornare più luminoso.
-non fa niente, entrerò nella loro stessa scuola quindi potrò vedere le loro partite tutte le volte che voglio-
-e chi ti dice che entrerai al Seido?- Nagi gonfiò le guance indignata.
-riuscirò ad entrarci, stai a vedere! E entrerò anche nella squadra femminile di Baseball e incontrerò Miyuki Kazuya- Erik continuò a sorridere.
-questo accadrà solo quando riuscirai a fare una Cross-fire dal monte-
-PAPA'!- gridò la ragazza. -non si gioca sulle debolezze degli altri. E poi voglio vedere te lanciare una cross-fire dal monte. Anche il più scarso dei battitori riuscirebbe a colpirla-
-no se nascondo il braccio facendo un muro- borbottò l'uomo per poi scompigliare i capelli sulla testa della figlia.
-visto che ci sei finisci tu di preparare i pancake, io inizio ad impacchettare la mia roba- disse il castano uscendo dalla cucina.
-la tua principessa non è ancora arrivata- disse Shihi sghignazzando in direzione di Ryoichi che sembrava un fascio di nervi.
-non è la mia principessa quante volte te lo devo dire? E poi mi aveva già detto che non sarebbe venuta molto probabilmente- disse il maggiore dei Furuya nascondendo benissimo la sua delusione. Aveva sperato fino all'ultimo di poter vedere Nagi fare il tifo per lui durante la finale.
-terra chiama Furuya!- disse Miyuki sbattendogli le mani vicino la faccia e facendolo rinvenire.
-scusa- disse il ragazzo prendendo il bicchiere d'acqua che Goro gli stava porgendo.
-per un momento ho pensato che mi stessi ignorando di proposito come tuo padre, cerca di rimanere concentrato e ricordati che..-
-se sento la stanchezza e il caldo calarmi addosso vi faccio un segno e mi sostituite subito. Si lo so Miyuki-san non c'è bisogno di ripeterlo ad ogni partita- concluse il ragazzo che ormai si era stufato di quella prassi.
-i lanciatori sono tutti uguali- borbottò Miyuki prima di raggiungere Chris e sedersi al suo fianco e guardare Yuki e il Boss dare le ultime indicazioni ai ragazzi prima di scendere in campo.
-sbuffi troppo-
-ha parlato quello che non dice una parola tutto il tempo- Kazuya ricevette un'occhiataccia da parte del ricevitore, ma non aveva la forza di replicare. L'altro ricevitore continuò a guardarlo con curiosità.
-non iniziare Chris, la vita è mia e ne faccio ciò che voglio-
-non stavo dicendo niente- disse il più grande guardando i ragazzi che entravano in campo per giocare.
-no, però stavi per faro. Sappiate che non cambierò idea. Non ho la minima intenzione di farmi curare la spalla. Non gioco più- disse il più piccolo cercando di evitare il più possibile lo sguardo dell'ex ricevitore.
-ma fai fatica anche ad allenare i ragazzi, per non parlare di quando ti sforzi troppo. Non sai mentire bene come credi Kazuya- Miyuki non rispose al ragazzo e rimase in silenzio lasciando cadere così la loro conversazione. Sapeva benissimo che Chris aveva ragione, ma non poteva di certo darla vinta a lui, a Yoichi e a Mei. Non in quel modo. Avrebbe sopportato il dolore, si era così tanto abituato in qui 20 anni che non trovava nemmeno logico andarsi a curare. Sapeva che Chris lo diceva per il suo bene, lui ci era passato, ma non voleva fare niente.
La cosa che lo faceva insistere di più nel non curarsi era quel sentimento di autopunizione che aveva. Era per colpa di quell'infortunio che Eijun l'aveva lasciato. Era un modo per punirsi, per far capire a quella sua testa bacata che se in quel momento si trovava da solo era solo per colpa della sua testardaggine. Testardaggine che lo faceva pentire in quel momento mentre guardava tutti i suoi compagni felici e con i figli che iniziavano a far parlare di loro.
Era vero che a volte ringraziava di non averli, soprattutto i primi tempi quando Yoichi e Mei erano impazziti, ma lo stesso si chiedeva come sarebbe stato avere dei figli suoi e di Eijun. Era proprio quando pensava a quella possibilità che si sentiva morire dentro. Era colpa sua e se ne doveva fare una ragione.
Troppo perso nei suoi pensieri l'ex stella dei Seido si accorse che la squadra giapponese aveva appena fatto tre punti. Miyuki sorrise. Quei ragazzi erano fortissimi, avevano messo insieme i migliori di tutto il Giappone e il ricevitore si stava già pregustando il torneo estivo per il Koshien. Sarebbe stato davvero un bellissimo torneo.
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Trust
FanfictionLa nuova generazione del Seido è pronta a prendere le redini della squadra. I figli dei grandi campioni stanno per entrare in campo e far vedere quanto valgono e per riuscire a superare i loro stessi genitori. In America si sta svolgendo il campina...