Capitolo 3

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La serata stava andando di male in peggio. Perché aveva preso parte a quella festa? A si, il padre l'aveva praticamente costretta. Aveva detto chiaro e tondo agli altri ragazzi della nazionale americana che non avrebbe partecipato al ballo e una volta a casa si era ritrovato il padre tutto sorridente che le mostrava un vestito blu, quello che la ragazza indossava in quel momento, e dei tacchi dello stesso colore dell'abito sui quali non sapeva proprio camminare.

La sua prima reazione era stata quella di gridare e chiudersi in camera, ma poi il padre l'aveva stressata a morire facendole perdere la pazienza e aprire la porta. Si era lasciata preparare dal padre senza protestare più di tanto. Sarebbe andata a quella festa, ma sarebbe tornata a casa subito. Non voleva restare li a lungo. Aveva una partita il giorno dopo!

Quando si vide allo specchio, per quanto gli premettevano gli occhi senza occhiali, sequestrati qualche minuto prima dal padre, Nagi rimase sorpresa. Sembrava una di quelle ragazze bellissime che facevano da vallette durante le premiazioni. La ragazza si era tanto abituata a portare jeans e felpe più grandi di lei che le faceva uno strano effetto vedersi in quel modo.

La sua contemplazione allo specchio non durò molto perché il padre ritornò da lei con uno scatolino in mano di lenti a contato. Nagi protestò, aveva sempre avuto paura di quelle cose, ma alla fine accontentò il padre, anche perché l'aveva minacciata dicendole che non le avrebbe ridato gli occhiali.

E ora si trovava alla festa, con i piedi che le facevano male per i tacchi e le lacrime che volevano uscire dagli occhi. Aveva trovato il suo ragazzo, o meglio il sue ex, che baciava la lanciatrice della sua squadra.

Nagi aveva subito pensato che ci fosse stato un malinteso. Imogen era la ragazza più dolce che avesse mai conosciuto, non poteva averlo fatto di proposito. Ma tutto non era mai stato come aveva pensato. Imogen e Taric stavano insieme da due anni, due! E questo voleva dire che in tre anni di relazione con lei, Taric le era stato fedele solo per un anno, forse.

Si sentiva morire dentro, ma non poteva di certo mettersi a piangere li, con la gara alle porte. Le avrebbe solo fatto male. Era andata anche da Adel, che stava li come barman, ma la donna, nonostante le avesse fatto da baby-sitter innumerevoli volte, non aveva voluto darle niente di alcolico.

Nagi si alzò decisa una volta per tutte ad andarsene da quella festa di merda e dormire tranquillamente sperando di giocare bene. Quando era troppo nervosa faceva troppi sbagli, come se già non ne facesse abbastanza alla battuta. Come si poteva essere stupidi quanto lei? Non riusciva a battere decentemente se non aveva le basi occupate!

Immersa nei suoi pensieri non si accorse nemmeno della persona che aveva difronte e andò a sbatterci facendosi anche male.

-scusami- disse la ragazza alzando lo sguardo e trovando due occhi rossi che la guardavano con curiosità

-scusa tu, non guardavo dove mettevo i piedi- le disse il ragazzo a massa voce in un inglese non del tutto coretto.

-sei straniero?- gli chiese Nagi curiosa. Quel ragazzo era davvero bello. Magari era un giocatore di baseball.

Il ragazzo annuì. Nagi sorrise e gli pose la mano.

-Nagi Miky, scusa ancora per prima- il ragazzo la guardò confuso e poi fece un piccolo sorriso stringendole la mano.

-Ryoichi Furuya, e non ti preoccupare eravamo sbadati in due- Nagi annuì.

-Giapponese?- chiese la ragazza mentre il suo sorriso sulle labbra andava ad ampliarsi.

-si, da cosa l'hai capito?- chiese il ragazzo che poco alla volta stava parlando con voce più alta.

-il tuo nome. Giochi a baseball?- chiese ancora la ragazza. Quel ragazzo le stava piacendo sempre di più.

-si, sono un lanciatore. Anche tu giochi a baseball o sei qui per altro?- le chiese il ragazzo. Gli occhi della castana si illuminarono.

-sei davvero un lanciatore?- chiese con gli occhi sognanti lei. Ryoichi annuì e Nagi iniziò a saltellare felice.

-io sono una ricevitrice. Posso ricevere uno dei tuoi lanci? Ti preogooooooo- iniziò a dire la ragazza mentre Ryoichi rimaneva abbastanza sorpreso.

-okay, ma dove? Non credo che qui ci facciano giocare- disse il ragazzo sorridendo. Quella ragazza non sapeva a cosa andava incontro nel voler ricevere un suo lancio.

-domani, prima dell'inizio delle partite ci si può riscaldare tranquillamente-

-Ryoichi! Seika ti sta cercando- disse una ragazza dai lunghi capelli rosa e gli occhi grigi correndo verso il moro che stava parlando con Nagi.

-davo andare a parlare con il mio ricevitore- disse il ragazzo alla castana che annuì -ci vediamo domani-

-a domani!- disse a sua volta la castana con il sorriso che si allargava sulle labbra. Non vedeva l'ora di ricevere uno dei lanci di quel ragazzo.

-potete cortesemente spiegarmi come mai voi tre vi siete messi all'orecchio? Ho già detto di no!- disse Miyuki irritato da Yoichi, Mei e Chris che lo stavano tormentando con la questione del fisioterapista.

-e tu non avevi alcun diritto di parlare della mia conversazione privata con Adel a loro!- disse il ricevitore furioso in direzione di Yoichi.

-Kazuya hai bisogno di aiuto! Non poi rimanere così per sempre!- disse l'interbase esasperato.

-a volte ti comporti come un bambino cocciuto. Mi ricordi Eijun- gli disse Chris facendo girare l'altro ricevitore verso di se con sguardo infuriato.

-sei diventato proprio come noi lanciatori. Una primadonna- concluse Mei con un sorrisetto sulle labbra.

-la volete smettere mi state dando ai nervi. Non mi farò mai curare da questo fisioterapista. Erik qualcosa- disse il ricevitore incrociando le braccia al petto.

-Erik Miky, uno dei migliori fisioterapisti in tutta l'America. Te lo consiglio Miyuki- disse una voce che fece girare i tre di scatto che si ritrovarono davanti Marc Jordan, un'interbase che era stato in squadra con Miyuki quando quest'ultimo era ancora nella lega americana.

-Marc non mi aspettavo di trovarti qui- disse il ricevitore sorpreso.

-mi hanno chiamato a fare il Coach alle squadre americane. Comunque Erik è davvero bravo. Mi ha risolto il problema al ginocchio in poco tempo- disse Marc indicando la sua gamba destra.

-bene Kazuya, ascolta il tuo ex compagno di squadra e fatti curare!- disse Mei prima di andarsene spazientito. Non aveva mai sopportato Marc.

-cos'ho fatto?- chiese Marc confuso.

-è lui che non ti sopporta- rispose Miyuki sospirando. -non mi convincerete mai- disse alla fine andandosene senza nemmeno salutare Marc.

-ci vediamo domani allora- disse Marc salutando gli altri due ragazzi del Seido che erano rimasti insieme a lui.

L'interbase camminò spedito verso il bar quando vide un viso familiare e si avvicinò all'uomo che stava tranquillamente parlando con altri medici li presenti. Marc aspettò che finisse di parlare prima di avvicinarsi e salutare l'uomo.

-Marc! È un piacere vederti. Sono felice che tu sia l'allenatore della squadra americana- disse il castano allentandosi la cravatta che si era messo. In quel posto faceva troppo caldo.

-così posso seguire bene tua figlia?- chiese il biondo per poi scoppiare a ridere insieme ad Erik.

-poco fa ho incontrato una mia vecchia conoscenza che ha un problema al torace, ma non vuole farsi curare. Ho fatto anche il tuo nome ma ha detto di no- disse l'interbase.

-davvero? E chi è?- chiese il fisioterapista curioso.

-Miyuki Kazuya- per poco Erik non si strozzò con la sua stessa saliva facendo preoccupare Marc.

-tutto bene?-

-si, non ti preoccupare- disse il fisioterapista. -ho bisogno di una boccata d'aria, sto soffocando qui dentro- continuò per poi uscire dal locare e fare un respiro profondo.

Chiuse gli occhi e poi gli riaprì. Erano pieni di rabbia.

-coglione!-

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