Capitolo XII

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BETTY'S POV
L'insistente bussare alla porta d'ingresso si mischiava al rumore dei tuoni.
Scesi in fretta ma impaurita al piano di sotto per controllare chi fosse. Guardai prima dallo spioncino ma era buio e non si vedeva nulla.

-c..chi è?- dissi con voce tramante

Non mi rispose nessuno ma presi coraggio ed aprì la porta. Davanti mi trovai Jughead pieno di lividi e tagli, la maggioranza sanguinanti.

-oddio Jug, cos'è successo? Dai entra forza- e lo feci entrare e salire in camera mia. Prima di farlo stendere misi un vecchio lenzuolo sulle coperte già sistemate e poi lo feci sdraiare mentre andavo a prendere l'occorrente per curarlo. Non sapevo cosa gli fosse successo quindi presi un po' di tutto: acqua, bende, garze, cerotti, creme.

Tornai in camera e lo vidi nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato. Iniziai a chiedergli le dinamiche

-Jug mi dici come hai fatto a ridurti così?

Lui fece una smorfia di dolore ma poi dalla sua bocca ne uscirono delle parole affaticate

-sono diventato un Serpent ed ho affrontato delle prove. In una l'incoraggiamento erano i pugni- disse finendo con un risolino ironico

-è stata una tua scelta? O di tuo padre?

-non approvi vero?- mi chiese

-io approvo i Serpents ma solo se la scelta di unirti a loro è stata tua- mi opposi

Lui mi guardò per qualche secondo poi rispose

-Betty stai tranquilla, la scelta è stata mia

Mi rassicurò ed iniziai a bagnare del cotone con l'acqua ossigenata

-brucerà un po'

Lui annuì ed io iniziai a pulire il più delicatamente possibile i vari tagli. Sapevo e vedevo che gli faceva male, dalle sue espressioni però non si lamentò mai, ne fece mai uscire un gemito. Quando finì lo fasciai, gli presi una maglia di mio padre pulita e gliela diedi.

-Betty non ce n'è bisogno davvero

-stai tranquillo, la laverò prima che se ne accorga- gli risposi sorridendo

-e comunque stanotte rimani qui

Ma lui si mise di forza seduto e si oppose alla mia decisione.

-non se ne parla. Non voglio essere un peso per te

-ma non lo sei- stavo quasi urlando ma poi mi calmai - figurati se lo sei

Mi ringraziò e lo lasciai riposare. Tornai qualche minuto dopo in cui ero andata a prendere un sacco a pelo da mettere per terra vicino al letto

-scordatelo- mi disse appena mi vide tornare -non ti faccio dormire per terra

-Jug per l'ultima volta stai tranquillo

E detto ciò mi stesi di fianco a lui, solo più in basso. Gli diedi la buona notte e spensi la luce.

La mattina dopo mi svegliai a causa del sole che batteva sul mio viso, e quando aprii gli occhi vidi una mano praticamente appoggiata su di essi. La spostai leggermente e mi misi sugli avambracci per vedere come fosse messo Jug: era messo a pancia in giù, il suo braccio destro penzolava su di me e potei vedere chiaramente il tatuaggio appena fatto. Era molto bello, fatto bene e gli donava. Infine concentrai la mia attenzione sui suoi capelli: non portava il cappello e i ciuffi neri ricadevano sulla faccia. Decisi di alzarmi senza svegliarlo. Per fortuna oggi era sabato e non c'era scuola.
Scesi le scale aspettando di vedere i miei indaffarati a girovagare per il salone o la cucina, invece silenzio totale. Notai allora un bigliettino sul tavolo: Elizabeth io e tuo padre avevamo bisogno di una pausa dal lavoro. Ti lasciamo casa libera per un mese circa, ormai hai 19 anni e puoi cavartela da sola, un bacio mamma e papà.
Fui più sollevata del fatto che i miei genitori non ci fossero, così non avrei dovuto dare spiegazioni riguardo a Jug. A proposito di lui, gli preparai dei semplici pancake con una spremuta di arancia ed un antidolorifico vicino. Per fortuna a me era passata la febbre: un malato in meno a cui badare.
Salii attentamente le scale, cercando di non rovesciare nulla. Entrai nella stanza e poggiai il vassoio sul comodino vicino ad un Jughead che ancora dormiva. Così per ammazzare il tempo, mi sedetti alla scrivania ed iniziai a scrivere articoli per il Blue and Gold.

-ehi che fai?

Mi girai di scatto e lo vidi seduto sul letto che mi guardava.

-buongiorno anche a te. Ti ho portato la colazione- dissi indicandogli il vassoio

-grazie- ed iniziò a mangiare ed a bere. Dato che era sveglio mi alzai per andare in bagno a prepararmi ma mi bloccò per il polso

-dove vai?- mi chiese con voce preoccupata

-solo in bagno tranquillo

Così mi liberai dalla sua presa ed entrai nella stanza. 

I CAN'T FALL IN LOVE!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora