Capitolo XXXIV

2.1K 82 8
                                    

JUGHEAD'S POV
Lentamente aprii gli occhi.
Feci fatica perché quei pochi raggi di sole che filtravano dalla persiana, non del tutto abbassata, mi accecarono e dovetti aprirli e chiuderli un po' di volte prima che si abituassero alla luce.
Poi misero a fuoco ciò che avevo davanti: dei morbidissimi capelli biondi.
Ero a pancia in su, mentre lei aveva la testa appoggiata al mio petto, e il mio braccio destro sotto il suo collo.
I suoi capelli mi solleticavano il mento e le guance quindi li scostai leggermente: erano setosi e profumavano di vaniglia.
Il suo respiro era regolare e si scontrava con il mio che però si era accellerato, senza capirne il motivo.
Continuai ad accarezzare le lunghe ciocche quando la sentii muoversi, alzò leggermente il viso verso di me e poi aprii gli occhi.
Un mare di azzurro.
Anche se ancora socchiusi dal sonno il colore era più vivo che mai.
Le sorrisi ma lei appena realizzò il contesto e la posizione assunta nella notte si alzò di scatto mettendosi a sedere dandomi la schiena.
Poi si alzò e si diresse in bagno.
Istintivamente scoppiai a ridere.
Dalla porta dei servizi si affacciò la sua testa.

-cos'hai da ridere?- mi chiese con il broncio

-niente, solo il fatto che tu sia diventata rossa e che ti sia imbarazzata. Diciamo che la reazione è stata delle migliori- dissi continuando a ridere

-ah ah molto divertente- e sparì nuovamente il bagno

Anche io ne approfittai: mi preparai per la giornata ed iniziai a fare la valigia.
Quando Betty tornò dal bagno perfettamente sistemata alzò un sopracciglio con aria perplessa.

-perché stai facendo i bagagli?

Sospirai

-davvero non te lo ricordi? Oggi è il 30 dicembre e una certa Veronica Lodge ci ha invitato a passare capodanno ed epifania in una baita...

Stavo per andare avanti quando lei si sbattè il palmo della mano sulla fronte.

-giusto me n'ero completamente scordata. Allora vado anche io a casa

Detto ciò si avviò verso la porta d'ingresso quando però si fermò con la mano sulla maniglia.
Mi avvicinai a lei, mettendogli le mani sulle spalle.

-che succede?

-e che... non so se lui è ancora a casa e ho paura di tornarci da sola.

-allora facciamo così- la feci girare verso di me e iniziai ad accarezzarle le guance -finisco la mia e poi ti accompagno a casa e resterò tutto il tempo con te se lo vorrai, va bene?

Lei fece un lieve sorriso e acconsentì.

I nostri occhi ormai davano rappresentanza dei nostri sentimenti, o almeno i miei lo facevano: i miei trasmettevano qualcosa più dell'amicizia.
Così senza pensarci troppo la avvicinai leggermente a me e feci scontrare le nostre labbra in un semplice bacio a stampo che però stava a sigillare un fatto avvenuto, che non ci saremmo mai dimenticati.
Probabilmente adesso stavamo insieme, voglio dire come fidanzati, ma ero troppo in agitazione per chiederle cosa ne pensava perciò finimmo di prepararmi le cose necessarie dopo di che caricammo tutto nella macchina di mio padre e ci dirigemmo verso casa Cooper.

In poco tempo ci ritrovammo davanti alla porta rossa di casa sua.
Scese dalla macchina, sbattendo lievemente la portiera e io la seguii.
Si fermò a pochi centimetri dal campanello e vedendola esitare, allungai la mano e schiacciai quel piccolo bottoncino dorato.
Un lieve suono si propagò per la casa ma nessuno sembrò averlo sentito.
Betty prese il cellulare e fece per vedere l'ora.
Erano le 9:10.

-mia madre dovrebbe già essere al Register ma io non ho le chiavi

Mi illuminai. Le presi il polso e la trascinai al lato destro della facciata.
Mi allontanai verso un capannone visibilmente abbandonato da cui presi una scala un po' mal messa ma funzionante.
La accostai al muro e mi girai verso di lei

-cosa pensi di fare?- mi chiese

-secondo te? Saliamo ed entriamo dalla finestra della tua camera

-si ma non sarà pericoloso?- chiese titubante

-fidati l'ho già fatto, forza

Fece una faccia stranita ma si aggrappò con forza alla scala e piano iniziò a salirla per poi aprire la finestra e sgattaiolarci dentro.
Lo feci anche io ed insieme preparammo il necessario in una valigia.
Poi scendemmo le scale (dentro casa), prese le chiavi aprì e chiuse la porta, caricò il bagaglio in auto e finalmente partimmo.

Ci eravamo fermati davanti a casa Lodge e stavamo aspettando che Veronica e Archie ci raggiungessero.

-quindi l'avevi già fatto?- mi domandò Betty

-che cosa?- le risposi distrattamente

-entrare dalla mia finestra- disse imbarazzata abbassando lo sguardo

-solo una volta, e non sono entrato solo affacciato

La vidi sorridere e questo mi fece bene.

-non ti ho ancora ringraziato per stanotte

-non c'era bisogno di farlo. Quello che ti ha fatto è imperdonabile, era il minimo

La vidi agitarsi sul sedile così mi girai verso di lei.

-Jughead...- cominciò guardandomi negli occhi- noi cosa siamo adesso?

-ehm... fidanzati?- chiesi più a me stesso che a lei

Lei mi guardò sorridendo con gli occhi che luccicavano

-perfetto- sussurrò a bassa voce, ma quel minimo poiché potessi sentirlo

-beh direi che un'altra coppia è sbocciata- la voce di Veronica risuonò in strada

-siete in ritardo- dissi fingendomi seccato: dopo quello appena successo non potevo esserlo davvero

-oh andiamo Jug pensi sia colpa mia?- disse Archie -è lei quella lenta

Indicò Veronica

Quando tutti fummo a bordo, diedi gas all'auto pronto a passare dei giorni con i miei amici e la mia fidanzata.

I CAN'T FALL IN LOVE!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora