Capitolo XXXVIII

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BETTY'S POV
Cercai di aprire gli occhi ma questi fecero un'immane fatica a separare tra loro le ciglia. Quando finalmente ce la fecero riuscii a scorgere i mobili della mia camera, anche se con molta difficoltà dato che era buio. Pensai fosse già notte ma quando mi girai verso la finestra notai che la tapparella era tirata completamente giù, e la poca luce entrava dalle fessure che questa lasciava.
Non c'era bisogno di altri indizi per ricordarmi all'istante la situazione in cui fossi: ero stata "rapita" in casa mia da tre persone, e una di loro mi spaventava più di tutte.
Cercai di divincolarmi ma mi ricordai che ero stata immobilizzata, legata ad una cambia della mia scrivania.
Guardi d'istinto il mio orologio da polso: erano le 15. Davvero avevo dormito per così tanto? Era mattina quando si erano intrufolati in casa. Pensai fosse stato per lo shock misto alla febbre che inesorabile continuava ad aumentare; perché di botte in testa non le avevo avute. Mi misi seduta. Spostai lo sguardo freneticamente alla ricerca di qualcosa con cui tagliare la corda, ma non c'era niente: e comunque dalla mia posizione sarebbe stato inutile.
All'improvviso sentii dei passi salire le scale per poi avvicinarsi pericolosamente alla mia porta. Indietreggiai d'istinto appena sentii l'individuo fare tre giri di chiave e abbassare la maniglia. E per due volte in quel giorno il sangue mi si gelò nelle vene.

-ahhhh ma allora siamo svegli- mi disse con fare sarcastico mentre restava in piedi, imponente sullo stipite delle porta, permettendomi di constatare che anche il corridoio era immerso nel buio- buongiorno.

Non risposi e voltai lo sguardo dall'altra parte, sperando che desistesse e se ne andasse. Ma per mia sfortuna fece tutt'altro. Si avvicinò e si piegò sulle ginocchia per essere alla mia altezza.

-beh direi che è passato un po' di tempo no?- disse mentre con le dita mi obbligava a guardarlo negli occhi.

-non toccarmi- sussurrai a denti stressi mentre mi scostai bruscamente.

-uhhhhh siamo suscettibili vedo- togliendo la mano ma restando nella stessa posizione

-che cosa volete? E perché centro io?

-bene è il momento delle domande, molto bene- fece un grosso respiro per poi sedersi accanto a me mentre io mi irrigidì al pensiero di quella vicinanza

-beh la risposta che ti darò soddisferà sia la prima che la seconda domanda: vogliamo vendicarci e tu sei il mezzo

-vendicarvi di chi?

-oh Betty. Tu hai riconosciuto solo me vero? Non hai idea di chi possano essere gli altri due sequestratori?

Scossi la testa: sapevo fossero un uomo e una donna ma non capivo cosa centrassero loro con me. Capivo perfettamente invece cosa il mio interlocutore volesse da me.

-beh l'altro ragazzo è già stato una tua vecchia conoscenza, è il capo dei Ghoulies, Malachai.

Rabbrividì: mi aveva presa per strada per capire se potessi essere io il punto debole di Jug. Jug, un'altra persona si aggiungeva al puzzle ma rimaneva ancora ignota l'identità della ragazza, che a quanto mi era sembrato la mattina, fosse il vero capo.

-sono felice che ti ricordi di lui... mentre la ragazza è figlia di un'importante famiglia di spacciatori di droga, la quale è stata tradita e lasciata da FP Jones... lei è Kristel.

Gelai: Kristel era l'ex-fidanzata di Jughead e quindi si univa anche a lui. E allora compresi il mio ruolo: servivo da esca per Jughead, così Malachai e Kristel avrebbero avuto la loro vendetta. Eppure non capivo perché lui fosse qui.

-ho capito. Tu invece perché sei qui, non centri niente?- provai a dire

-io sono qui solo ed esclusivamente per te. Sai dopo la tua fuga di notte stavo letteralmente impazzendo. Sono stato in quello stato per giorni finché non mi ha contattato Kristel: mi disse che i suoi genitori avevano rotto il patto con i Jones e che avevano pianificato di vendicarsi. Ma Kristel importava solo di sconfiggere Jughead, nemico in comune a tutti e tre. Così sono stato contattato e a mia volta contattai Malachai, che fu entusiasta del nostro piano.

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