Capitolo XIX

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JUGHEAD'S POV
La mattina del venerdì mi alzai di buon ora, mi feci una doccia ed in orario andai a scuola. In realtà aspettai Kristel per chiederle di venire al ballo ma non si presentò quindi entrai da solo. Quelle ore sembravano infinite: alcune le avevo in comune con Archie, ma per via del mio comportamento mi ignorava totalmente. Effettivamente me lo meritavo. Quando suonò il secondo intervallo andai al mio armadietto per cambiare materiale e li vi trovai Kristel appoggiata ad esso mentre si osservava le unghie perfettamente laccate del suo smalto rosa shocking.

-ehi Juggie- mi chiamò con la sua voce acuta

Mi venne il voltastomaco a sentirmi chiamare in questo modo da lei. Però accantonai il fastidio e mi avvicinai. Molte persone ci stavano guardando ed io per incrementare la dose di falsità la baciai. Ma mi resi subito conto che non era lo stesso di Lei.

-dov'eri oggi? Ti ho aspettata- chiesi un po' infastidito

-tranquillo Juggie, sono entrata un'ora dopo solo che mi sono dimenticata di avvisarti

-non fa nulla ormai- dissi.

Volevo togliermi subito il peso così lo dissi senza girarci troppo attorno.

-Kristel domani c'è il Ballo d'Inverno vorresti venire con me?

-ma certo amorino che domande

Ed eccolo, un altro conato di vomito. La liquidai velocemente perché ero in ritardo per le ore al Blue and Gold quindi presi l'occorrente e mi precipitai verso l'aula.

Arrivai correndo ed entrai. Era vuota così scelsi una postazione, svuotai la tracolla del laptop e dei fogli con le bozze degli articoli e mi preparai a lavorare quando...

quando sentii la porta aprirsi e richiudersi velocemente così mi girai verso di essa rimanendo stupito ed incantato: era appena entrata Betty. Aveva il fiatone ed era piegata in due con le braccia poggiate sulle ginocchia, i capelli erano raccolti in una crocchia alta un po' disordinata ed indossava una calzamaglia nera con una gonna scozzese ed una polo bianca. All'inizio non si accorse della mia presenza così ne approfittai per osservarla meglio e mi scappò persino un risolino che la fece accorgere della mia presenza.

-Jughead?

-Betty- risposi io

-scusami ma non mi aspettavo fossi qui

-e invece ci sono- risposi io sorridendo. Lei però non lo stava facendo: teneva lo sguardo basso e si stava torturando le dita che continuava a pizzicare.

Mi sentii in colpa perché mi mancava. Mi avvicinai e provai ad abbracciarla ma lei si scansò bruscamente spingendomi lontano dal petto.

-non toccarmi- mi disse sottovoce ma con fare accusatorio, ed il brutto è che aveva ragione a trattarmi così. Ma io mi sarei fatto perdonare ed avevo già qualche idea: forse scommettere sulla gelosia. La gelosia è la più brutta sensazione che possa esistere, perché ti tortura da dentro lentamente. Ed io gliel'avrei fatta provare, quello stesso giorno.

Nel mentre che ragionavo al mio piano lei si era già sistemata al computer di fronte al mio, aveva la sua lista di argomenti da scrivere e aveva già cominciato a lavorare. Così lo dovetti fare anche io.

Era passata circa un'oretta e il lavoro di entrambi era quasi completato. La vidi lavorare sullo sfondo per i volantini del Ballo. Fu in quel preciso momento che misi in atto la mia idea.

-allora- cominciai -domani c'è il ballo giusto?

-mh mh- mi rispose annuendo con la testa

Ma a me questo non bastava perciò aumentai l'importanza delle domande.

-e tu ci andrai?- chiesi

-ovvio- mi rispose fredda lei

Ancora non si lasciava andare quindi continuai imperterrito.

-e hai un accompagnatore?

-Jughead dove vuoi arrivare?- mi chiese

Eccola la domanda che mi avrebbe potuto mascherare. Ma io non mi feci prendere dal panico e le risposi con nonchalance.

-no, niente ero solo curioso di sapere chi avesse invitato la Perfetta ragazza della porta accanto. Sempre se l'abbia fatto qualcuno.

Avevo forse esagerato ma sarebbe servito di sicuro. La vidi irrigidirsi e stringere i pugni fortissimo. Il suo labbro inferiore tremava e io mi morsi il mio. Non spiaccicò parola quindi lo feci ulteriormente io per dare il colpo finale.

-io, al tuo contrario, ci andrò con Kristel, la MIA FIDANZATA. Forse l'hai vista in giro per la scuola.

Ero soddisfatto del mio lavoro. Tra poco avrebbe iniziato a fremere dalla curiosità di sapere tutto su di me. Invece fece tutt'altro.
Si alzò di scatto e cominciò a mettere tutto a posto del suo zaino. Poi si girò verso di me: aveva gli occhi lucidi e c'erano già delle scie sulle guance lasciate da delle lacrime cadute. Si avvicinò pericolosamente a me e mi puntò il dito addosso.

-non capisco perché tu stia facendo questo, ma per te provo solo pena, perché usi le ragazze solo per baciarle o scoparle, tu non sai provare amore. In ogni caso sì, ho visto la tua fidanzata Kristel e penso che sia perfetta per te: lei troia e tu puttaniere. E poi dato che sei tanto curioso, sono stata invitata al ballo. A quanto pare la ragazzina viziata colpisce ancora.

Detto ciò se ne andò sbattendo la porta dell'aula.

1 a 0 per te Betty Cooper.

Devo ammetterlo, mi hai chiuso proprio bene. Avevo avuto le mie informazioni, sepolte in mezzo agli insulti.
Iniziai a pensare a qualcuno che potesse averla invitata: forse era quel ragazzo che avevo visto ieri all'entrata da scuola, probabile. Mi sembrava uno di quelli "tutto fumo e niente arrosto", chi ha il cervello nei bicipiti. Quindi avevo già previsto che non sarebbe durata per niente.
Eppure mi dava fastidio ciò che mi aveva detto: che io non provavo amore, che ero un puttaniere e che lei era stata invitata al ballo, e il suo accompagnatore non ero io.
Io mio piano si sgretolò in mille pezzettini perché con lei la gelosia non funzionava. Ci avrei pensato sul momento, al ballo.
Uscii anche io dalla stanza, tornai a casa, feci i compiti, una doccia veloce e mi misi a letto.
Ma era inutile perché non avevo nessuna intenzione di addormentarmi: i suoi occhi lucidi, le lacrime che aveva versato a causa mia mi perseguitavano non facendomi prendere sonno.
Quando alla fine finalmente ci riuscii, la sognai, sognai tutto di lei: la sua pelle, i suoi occhi, i suoi capelli, la sua risata e le sue labbra per le quali avrei dato di tutto pur di poterle baciare di nuovo.

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