Capitolo X

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JUGHEAD'S POV
Perché l'avevo abbracciata?
E soprattutto perché non mi era stato indifferente?
Di solito sono una persona che non dà dimostrazioni di affetto. Non le avevo mai date, nemmeno a lei o ad Archie. Non era nel mio DNA. Ma oggi, dopo aver lavorato al giornalino, mentre stava per andarsene il corpo agì d'istinto e la strinsi a me che però rimase rigida, probabilmente non se lo aspettava. Poi appena ci staccammo la vidi arrossire violentemente per poi uscire dalla stanza. Ed io rimasi lì, immobile continuando a fissare il punto dove se n'era andata. Ma in poco tempo raccolsi le mie cose, uscì dall'edificio, salì in sella alla mia moto e mi diressi verso casa. Ma ciò che mi aspettava una volta lì non era delle più piacevoli: nel SunnySide trailer park (dove abito io, in una misera roulotte) si erano raccolti tutti i Serpents, mentre mio padre era in piedi sopra ad un palchetto. Appena mi vide mi indicò e cominciò a parlare ai membri

-eccolo, mio figlio, il futuro re. Vieni qui Jughead

Feci ciò che mi chiese perché sinceramente avevo paura di ciò che poteva farmi

-bene figliolo, come tu sai, io sono il leader di questa grossa famiglia, ma ho anche bisogno di un erede- lo disse osservandomi

-e chi meglio di te Jughead potrebbe farlo?- rimasi sorpreso dalla sua affermazione e provai due sensazioni in contemporanea: paura, perché avrei avuto molte responsabilità ed avrei dovuto affrontare le difficili prove per entrare nella gang, ma anche entusiasmo perché li conoscevo, sono stati la mia famiglia per 12 anni, e loro mi avrebbero sempre supportato e difeso, come io avrei fatto per loro
Quindi non feci nemmeno finire di parlare mio padre, perché lo abbracciai e pronunciai il motto dei Serpents

-nell'unità c'è la forza!- e tutti si alzarono battendo le mani e urlando di felicità

Mio padre mi abbracciò e mi disse che il giorno dopo avrei iniziato le prove. Ero felice, finalmente entravo a far parte di una vera famiglia.
Solo dopo mi ricordai che Betty sarebbe dovuta venire a casa per finire l'articolo. Quindi lo comunicai a mio padre

-papà?

-si Jughead?

-ti ricordi di Elizabeth Cooper vero?

-certo che sì Jug, la principessa del Northside- disse in modo sarcastico. Non odiava Betty, ma la madre, Alice perché lavorando al Register non perdeva occasione per buttare merda sul Southside e sui Serpents.

-ecco. Oggi mi ha praticamente assunto nel giornalino della scuola, il Blue and Gold, solo che non abbiamo finito di scrivere l'articolo per domani, quindi l'ho invitata qui per dopo cena.

-va benissimo, sono felice che ti piaccia ancora scrivere e che lo stia facendo tutt'ora. E per quanto riguarda Betty, stai tranquillo non vi disturberò- disse con una faccia maliziosa che mi fece alzare gli occhi al cielo- andrò al White Wyrm.
Detto questo uscì, sentii il rombo della sua moto allontanarsi e iniziai a sistemare quanto potevo quei pochi metri quadrati.

Le 21 arrivarono velocemente ed appena finì di lavare i piatti dove avevo cenato sentii bussare alla porta d'ingresso. Mi fissai velocemente: avevo un paio di jeans con le bretelle che ciondolavano sulle ginocchia, una maglietta blu con la S e il mio iconico cappellino a corona. Presi un respiro ed aprii. Dall'altra parte c'era una Betty sorridente e raggiante che mi salutò. Le feci segno di accomodarsi ma lei rimase in piedi in mezzo al salotto guardandosi intorno

-wow, che ricordi qua dentro- disse a bassa voce mentre osservava le pareti, il divano, il tappeto

-già non è cambiato molto, anzi in realtà non è cambiato niente- aggiunsi io

-cominciamo?

-si certo- rispose, ci sedemmo sul divano e finimmo il lavoro abbastanza in fretta, troppo in fretta. Non so il perché ma non volevo se ne andasse.

-bene abbiamo finito- sospirò passandosi una mano lungo la sua coda alta

-già, abbiamo fatto veloce- dissi guardandola. Lei mi sorrise ma non riuscì a reggere il mio sguardo poiché abbassò il suo. Volli chiederle una cosa ma lei mi precedette con un argomento incredibilmente simile

-allora Jug, hai fatto nuove amicizie mentre eri a Toledo?

Fui impreparato a questa domanda: mi ero fatto sia amici maschi che femmine ma più che altro mi ero fidanzato con molte ragazze. Avevo assunto una fama di donnaiolo nei 4 anni in cui ero via. Con la maggior parte di loro ci stavo solo insieme per una settimana, poi le lasciavo, ma con altre andai oltre ai soliti baci.
Non seppi dunque come risponderle, così decisi di rimanere il più vago possibile

-si alcune- risposi in modo quasi indifferente

Vidi che ci rimase male dalla mia risposta così netta e fredda

-e non hai nient'altro da dirmi?- chiese di nuovo

-e cosa vorresti che ti dicessi?

-sei stavo via 4 anni Jughead. 4 anni di cui io non so niente. Voglio solo tornare a conoscerti Jug

Rimasi incantato. Non mi aveva mai chiamato così: Jug. Di solito lo faceva Archie e non mi piaceva, ma detto da lei assumeva un suono totalmente diverso.

-scusami è solo che non vado molto fiero di alcune cose successe lì e non voglio renderti partecipe- cercai di scusarmi con un tono di voce pacato

Lei mi sorrise debolmente e con gli occhi lucidi, stavolta, mi abbracciò. Era per lei un abbraccio di sfogo perché la sentii singhiozzare in silenzio mentre stringeva leggermente i lembi della mia maglietta. Quando si staccò stava palesemente piangendo ma non mi diede tempo di preoccuparmi perché se ne andò.
Ed io pensai a tutto il mio passato e a ciò che invece era successo pochi istanti prima. Nessuna ragazza mi aveva fatto provare così tante emozioni con un solo abbraccio. Forse mi incominciava a piacere Betty: ma non potevo ne dovevo farlo.

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