2.

9.1K 274 134
                                    

Trevor POV

<Trevor, Trevor!>
<Che vuoi?>
<Quanto manca alla fine?>
<Quarantacinque minuti.> Lo sento sbuffare pesantemente, prima di riprendere a sbattere la penna sul banco.
<Ehi, smettila.>

<King e Nova! State in silenzio.>
<Ci scusi Mr.Capeluck.> Rispondiamo in coro, sento la classe ridacchiare per poi ritornare al solito e monotono silenzio.
La scuola è iniziata da a mala pena una settimana ed io non sopporto niente e nessuno.
Questo sarebbe stato il mio ultimo anno del liceo, poi sarei finalmente potuto andare all'università. Niente regole, nessuna responsabilità, ma tante feste e avventure da una notte.

Columbia, il mio sogno sarebbe quello di frequentare la Columbia University, ma so già che è qualcosa di irrealizzabile. Da generazioni la mia famiglia ha frequentato l'università di Yale e di sicuro non sarò io a rompere la catena.
Sbatto la testa sul banco aspettando che la campanella suoni.
Siamo solo alla prima ora, e sono passati quindici minuti di silenzio. Solitamente il professore di storia non è solito perdere tempo in questo modo. Lo osservo nel suo completo grigio scuro, la sua cravatta gialla stona con la tristezza e la monotonia di questo posto. Lo vedo sistemarsi i baffi lunghi e grigi mentre sfoglia un giornale svogliatamente, gli occhiali grossi e neri gli danno un'aria un po' stramba, nonostante questo è comunque temuto da tutti. Preside compreso.

<Mr. Capeluck ci può dire cosa stiamo aspettando?> La voce stridula e esageratamente alta di Megan mi fa strizzare gli occhi dal fastidio.
<Signorina Lohane, esigo rispetto.> La rimprovera con voce dura, sorrido soddisfatto. Non ho mai provato tanta simpatia per Meg, ma ci conosciamo da quando siamo nati e facciamo parte dello stesso gruppo di amici. In fondo le voglio bene, è una brava persona. L'ambiente in cui è cresciuta l'ha cambiata rendendola viziata ed egoista.
<Comunque- si lecca un dito e cambia pagina del giornale- stiamo aspettando un nuovo studente.> Vari brusii si diffondono nella classe e sinceramente neanch'io io me lo aspettavo.

Non è per nulla semplice entrare nella nostra scuola. Direi quasi impossibile, soprattutto se all'ultimo anno. Solitamente ci sono due tipi di studenti: quelli ricchi da far schifo, come me, Meg o la stragran maggioranza, oppure quelli che sono riusciti ad accedere ad una borsa di studio, ma anche loro non sono messi male economicamente. Visto che per quest'anno le borse di studio sono state esaurite da quelli del primo anno suppongo che faccia parte della mia fascia.

<Trevor, seconde te sarà un'altro come Elliot?>
<Liam, Elliot è una persona a parte.> Lo rassicuro ridacchiando leggermente.
<Non ne sopporterei un altro. Giuro che lo butto fuori dalla finestra se prova a parlarmi di nuovo della sua collezione di scarabei o delle sue conquiste al circolo del golf.>
<Concordo.>
Elliot è un ragazzo in classe nostra, insopportabile a dir poco. La definizione fatta persona di figlio di papà. Ricco sfondato e con un ego sproporzionatamente grande.
<Liam...> Vengo interrotto da una forte botta alla porta che fa sussultare la maggior parte della classe.
<Avanti.> Il professore posa il giornale sulla cattedra e si mette dritto sulla poltroncina di pelle nera.

La porta in legno scuro si apre lentamente facendo entrare un uomo enorme. I capelli scuri gli ricadono sugli occhi spaventosamente freddi.
Osservandolo noto la scritta della polizia sul petto. Che ci fa un poliziotto qui?
Guardo Liam interrogativo ma lui sembra essere troppo concentrato a guardare qualcosa dietro quell'armadio vivente.
Punto il mio sguardo nella sua stessa direzione ed è lì che la vedo.
Una ragazzina, quasi un bambina, ammanettata con le mani davanti allo stomaco. La felpa nera le sta enorme, così come i pantaloni, sembra quasi che abbia frugato tra i vestiti di suo padre. I capelli biondi le arrivano alle spalle e le coprono metà del viso, le labbra sono distese in una linea stretta e accattivante, l'unico occhio blu che riesco a scorgere è stupendo, di una tonalità tra il cobalto e lo zaffiro. Le sopracciglia aggrottate rendono il resto del viso più duro. La pelle è particolarmente pallida, lattea senza nessuna apparente imperfezione, se non per qualche lentiggine.
Arriva a malapena all'ascella del poliziotto che incrocia le braccia al petto gonfiando i bicipiti.

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora