Grace POV
<Stupendo.> Siamo sul tetto di un vecchio palazzo abbandonato nella periferia di New York. Guardo affascinata le luci in lontananza che si disperdono tra i rumori della città. Inspiro profondamente l'aria fredda che mi pizzica la gola e mi sdraio completamente sul pavimento grigio e duro. Le mie gambe si muovono nel vuoto sopra la strada semi affollata che sovrastiamo.
Inclino leggermente la testa indietro, mi ritrovo immediatamente incatenata a due perle grigie. Ci osserviamo senza dire o fare niente, seguo con gli occhi le piccole nuvole bianche che escono dalla sua bocca.
<Perché mi hai portata qui?> Sussurro contro il vento che continua a sferzarmi il viso.
<Devi imparare capire che non c'è sempre un perché Grace, i perché sono sopravvalutati.>
Rimango in silenzio mentre osservo il cielo plumbeo. Lo sento sedersi e sdraiarsi accanto a me, chiudo gli occhi e inspiro leggermente il suo profumo.
<Credo che tu ti sbagli Trevor, i perché distinguono le persone.>
<Spiegati scheggia.> Giriamo contemporaneamente la testa attratti dal bisogno di guardarci negli occhi.
<Immaginati due persone accusate di omicidio, la prima ha ucciso l'uomo che ha violentato sua sorella, la seconda ha tolto la vita ad un uomo che passeggiava tranquillo per Central Park per derubarlo. Secondo te meritano la stessa condanna?>
<Il primo uomo avrebbe dovuto ricorrere alla giustizia.>
<La giustizia non arriva mai abbastanza velocemente.>
<Parli come se tutto il mondo fosse solo un cumulo di spazzatura.>
<Parlo per esperienza personale.><Come conosci questo posto?> Chiedo infrangendo il silenzio che si era formato tra noi.
<Ho vissuto in questo palazzo per cinque anni.> Trattengo un gemito di sorpresa e sposto lo sguardo sul cielo grigio. Fatico a crederci, Trevor King che vive in un fatiscente palazzo di periferia quando ai suoi piedi ha un intero impero.
<Come mai?> Sussurro chiedendomi se sia stato opportuno chiederglielo.
<Mia madre.> Penso a Josy, ma subito ricordo cosa mi ha detto Trevor sulla sua moto.Rimaniamo in silenzio osservandoci, cercando di capire come diavolo siamo finiti su questo tetto desolato.
<Mi dirai mai come ti fai quei lividi, o come sei riuscita ad avere una sacca piena di soldi?> Irrigidisco le spalle distogliendo subito lo sguardo dal suo.
<Come fai a saperlo?> La mia voce è tetra e ha perso ogni forma di emozione.
<è veramente importante?>
<Suppongo di no.> Mi torturo le mani mentre, lentamente, inizio a perdermi tra i miei pensieri.
<Allora?> Fisso Trevor costringendomi a mantenere la mia faccia una lastra di ghiaccio.
<Non vedo perchè dovrebbe interessarti.>
<Devi imparare a fidarti.>
Mi giro di scatto verso di lui avvicinandomi fino a ritrovarmi a pochi centimetri dal suo viso.
<Dimmi Trevor, dimmi perché diamine stai facendo tutto questo, perché non mi ignori, non mi lasci stare, perché continui a venirmi incontro solo per ritirarti indietro?! Dimentichiamoci e continuiamo a vivere le nostre vite come abbiamo sempre fatto. >
Le sue labbra si stringono diventando una linea sottile e rosea.
<Pensi che non ci abbia provato? Da quanto ci conosciamo Grace? Due settimane e qualche ora? Eppure per ogni secondo, per ogni minuto e ora che ho trascorso da quando ho visto i tuoi occhi mi è stato impossibile lasciarti andare anche solo per un pensiero che non riguardasse te! Quindi non dirmi di dimenticarti perché sai che non è possibile e non dirmi di riprendere la mia vita se è solo quando ti ho visto che ho ripreso a vivere.>
Rimango ammutolita, il suo petto si alza e si abbassa ferocemente mentre io inizio a faticare a respirare.
<Avevi detto che era tutto un gioco.> Sussurro rocamente riprendendo lentamente e con strazio il mio corpo.
<Devo proteggermi Grace, non posso lasciarmi andare a te.>
<Possiamo distruggerci a vicenda.>
<Ci distruggeremo Grace, non è una probabilità, ma una promessa.>Il fiato mi viene tolto di colpo, strappatomi dai polmoni con una mano fredda e precisa.
Realizzo pochi secondi dopo quello che sta veramente succedendo. Il corpo caldo di Trevor sopra il mio, le sue gambe che sfregano contro le mie, le sue labbra sopra le mie. Il freddo che sentivo poco fa sembra cessare inspiegabilmente.
Le mie mani si muovono da sole andando a finire tra i capelli soffici di Trevor, li accarezzo, li tiro, attirandolo verso di me facendo si che che i nostri corpi si scontrino completamente. Un fuoco divampa dentro di me, diverso da tutti quelli che ho scaturito precedentemente con la rabbia, la paura e la tristezza.
Lo sento gemere nella mia bocca quando per caso faccio scontrare i nostri bacini, una scosse elettrica si riversa su di me lasciandomi, sulla pelle, brividi piacevoli.
Scaltramente, Trevor mi pizzica un fianco facendomi spalancare la bocca. Non esita un secondo ad unire la sua lingua alla mia, sorrido involontariamente e i nostri denti si scontrano facendoci ridere.
<Niente denti scheggia.>
<Guardi di non giocarmi brutti scherzi signorino King.>
Il sorriso di Trevor si spegne lentamente lasciandomi perplessa. Mi sento le labbra gonfie e le guance accaldate. Trevor mi fissa negli occhi e le sue iridi assomigliano così tanto alle nuvole grigie sopra di noi.
<Tutto a posto?> Chiedo pregando che il nostro momento di paradiso non sia già finito.
<Si sta facendo tardi, ti riporto a casa.> Brividi di gelo mi ricoprono quando il suo corpo si scosta dal mio.
Entrambi entriamo in uno strano mutismo mentre scendiamo le scale.
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JUDGE ME
RomanceUna ragazza cresciuta nel ghetto che per salvare la sua famiglia si macchia di una colpa più grande di lei. Per scampare al riformatorio e alla probabile galera, lo stato le propone un accordo. Deve frequentare la scuola più rinomata e famosa di Ne...