12.

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Grace POV

<Vaffanculo!> Colpisco con forza il vetro del distributore in mezzo al corridoio vuoto. Lo vedo vibrare prepotentemente, ma non succede niente. Maledetto, dammi la mia merendina. Calcio la base di questo mangiasoldi senza ricevere nessun risultato. Sbuffo appoggiando la schiena al muro bianco e striscio lentamente lungo la superficie ruvida finché  il mio sedere non colpisce il pavimento in granito scuro.

Sono quindici minuti che sto aspettando lo strizzacervelli davanti al suo minuscolo studio, non che me ne stia veramente lamentando visto che significa che devo spendere solo quarantacinque minuti, invece che un'ora, con lui o lei.

Mi gratto la caviglia destra cercando di aggirare il braccialetto elettronico che mi ha messo Abel una mezzoretta fa. Dire che sono infuriata con lui è minimizzante e credo che la cosa sia reciproca.  Non dovrebbe osare mettere bocca in faccende che non lo riguardano, soprattutto non davanti ad altre persone che non conosco.

Pensa che sia un egoista, che non stia facendo niente per mio fratello, se solo sapesse. Per lo stato lavoro in una piccola pasticceria nel mio quartiere. Aggirarli è stato più che semplice visto che non si sono nemmeno preoccupati di chiamare per una conferma, e anche se lo facessero ho delle persone che mi coprirebbero le spalle. Non mi avrebbero mai permesso di continuare a lavorare al Black Mamba e probabilmente Britt e Scott sarebbero finiti in grossi guai.

Chiudo gli occhi sospirando stanca, a quest'ora potrei essere a casa sdraiato sul mio letto a farmi un pisolino. Guardo la mia mano fasciata in una benda bianca leggermente sporca di sangue. I tagli non erano molto profondi, ma la quantità di sangue che ho perso non ha aiutato il mio umore nero già di suo. Sono stanca, stremata e irascibile. Sono passati solo due maledetti giorni, come posso credere di sopravvivere un anno?

Dal mio zaino tiro fuori le cuffie attaccate al mio ipod storico, non vado da nessuna parte senza di lui.

No excuses di NF me rimbomba nelle orecchie facendomi emettere un mugolio soddisfatto, senza musica potrei definirmi completamente persa.
Ripenso a tutto quello che è successo oggi, dalla partita di hockey con i miei amici al calcio in faccia che ho dato a Megan. Devo dire che non me ne pento assolutamente. Il ghigno sul mio volto sparisce quando ripenso al mio poliziotto. In fondo capisco Abel, è preoccupato, per me per lui e per tutti quelli che si sono schierati dalla mia parte dandomi una seconda chance. Non volevo offenderlo, veramente, ma sinceramente non stavo pensando lucidamente a quello che stavo facendo mentre colpivo quella strega in faccia.

Inevitabilmente i miei pensieri corrono a due occhi argentei, quello stronzo, stringo i pugni infastidita. A quest'ora deve essere già agli allenamenti con la squadra. Lo immagino col viso sudato, i capelli scuri attaccati alla fronte, le labbra piegate in quel suo sorriso malizioso e i muscoli scolpiti tesi, arrossisco passandomi una mano tra i capelli troppo biondi e troppo chiari.

Trevor è innegabilmente bello, di una bellezzaquaisi indecente. Non è perfetto e questo lo rende  ancora più intrigante, non attira l'attenzione come la può attirare qualcosa di luminoso, quando lo guardi provi... provi una sensazione scura profonda quasi inquietante.
Per quanti sorrisi, battute lui possa fare le ombre sul suo viso non scompaiono. Per me erano fin troppo semplici da riconoscere, così incredibilmente simili alle mie. L'unica differenza era il modo in cui lo nascondevamo.

Improvvisamente mi sento scuotere da una spalla, agguanto velocemente un polso, mi alzo e giro un braccio schiacciando la persona contro il muro bianco.

<Grace! Grace! Lasciami.>
Mi allontano velocemente andando a sbattere dall'altra parte del corridoio. Un ragazzo coi capelli scuri e un sorriso amichevole mi tende una mano lunga e sottile mentre si massaggia il braccio che ho torto.

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora