Grace POV<Ma guardi dove vai quando cammini?> Una voce bassa e armoniosa mi inveisce contro.
Alzo lo sguardo ritrovandomi davanti due occhi nocciola alquanto sorpresi. Sbuffo senza rispondergli. Lo riconosco,è lo stesso ragazzo che era seduto accanto a Trevor durante l'ora di matematica e storia. Inizio a raccogliere la roba che mi è cascata durante l'impatto. Non lo degno d'uno sguardo, non ho la forza o la voglia di affrontare un altro ragazzo viziato fino al midollo.
<Aspetta che ti aiuto.> Rimango un attimo spiazzata, ma continuo imperterrita fingendo di non averlo sentito. Quando per terra non resta più niente di mio mi tiro su.
<Tiene questi sono tuoi.> Mi passa dei libri che dovevo mettere nel mio nuovo armadietto, ma continua a tenere in mano il foglietto rosa che mi serve per partecipare alle selezioni di stasera. Glielo strappo di mano senza troppe moine e mi incammino il più velocemente possibile verso l'ala destra della scuola.<Un grazie bastava eh!> Lo sento urlare quando ormai sono alla fine del corridoio. Nonostante io sappia che lui abbia ragione non faccio niente per mostrare la mia gratitudine nei suoi confronti.
In fondo mi ha aiutato a raccogliere la mia roba quando sono stata io a finirgli addosso, non gli ho nemmeno chiesto scusa...Odio le persone che di solito si comportano come ho appena fatto. Si credono superiori e ti trattano come uno scarafaggio solo perché hanno il potere di farlo. Sbuffo contrariata mentre lentamente i sensi di colpa iniziano ad attanagliarmi lo stomaco, ugh, non mi abbasserò ai loro livelli. Rabbiosamente mi ficco la mano nella tasca dei jeans e ne estraggo una caramellina alla menta per la gola. Non ho idea di quanto tempo abbia passato al caldo e sotto il mio sedere, ma per adesso è il meglio che posso fare.
Sbuffo e mi metto a correre verso il ragazzo dagli occhi marroni. Quando lo raggiungo lo vedo insieme ai suoi amici. Impreco a bassa voce, gli colpisco con una mano la schiena larga, sobbalza e si gira di scatto. Quando mi vede è genuinamente sorpreso, prima che possa dire qualunque cosa gli sbatto sul petto la caramella appiccicosa.
<Ora siamo pari.> Lancio uno sguardo furioso ai ragazzi dietro di lui che si erano messi e a ridacchiare inutilmente.
Li guardo uno ad uno, piano piano si zittiscono tutti, tutti eccetto uno. Trevor, mi guarda divertito, quasi a deridermi. Assottiglio gli occhi.
<Hai qualche problema?> Sembra stupito quando sente la mia voce.
<Nessuno ragazzina.>
<Non chiamarmi così.> Lo ammonisco avvicinandomi di qualche passo, si finge impaurito facendo ridere il resto della banda.
<Se no cosa mi fai?>
<Non lo vuoi sapere.> Gli sussurro poco distante dal suo viso. Lo vedo sorridere per nulla intimorito, si morde leggermente il labbro inferiore con i denti bianchi e il mio sguardo cade inevitabilmente su quelle labbra rosate.
Prima che possa dire altro mi incammino velocemente nella loro direzione opposta.
Sparisco dalla loro visuale quando svolto l'angolo. Appoggio la schiena alla fila di armadietti e respiro affannosamente, stringo i denti pensando a quella faccia da schiaffi. Trevor... Una testa di cazzo.
Non sopravvivrò a lungo in questa vasca di squali.###
<Prova a comportarti nuovamente in questo modo e giuro sul mio distintivo che ti farò passare le pene dell'inferno!>
Come se non le avessi già passate penso mentre Abel continua a sgridarmi senza curarsi delle strane occhiatacce di professori e studenti.
<Ho capito, calmati per l'amor del cielo.> Sbuffo grattandomi il mento con le mani legati.
<Non farmi incazzare Grace.> Mi ammonisce quasi ringhiando.
<Perché ora non lo sei?> Lo stuzzico sorridendo appena.
Non mi risponde, ma mi assesta una pacca vigorosa sulla spalla, traballo presa alla sprovvista e lo guardo torva.
<Forza muoviamoci, non vorrai fare tardi alle selezioni.>
<Non si sono già tenute?>
<Hanno avuto dei ritardi quindi sei ancora nei tempi.>Pochi minuti dopo ci ritroviamo davanti ad una porta massiccia in acciaio. Con una mano il mio baby-sitter la apre. Una folata di vento gelido ci inonda donandoci un po' di sollievo dal caldo estivo estenuante.
Chiudo gli occhi beandomi dell'odore fresco del campo di ghiaccio e del rumore metallico dei pattini che sbattono tra loro e che slittano leggiadri.
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JUDGE ME
RomanceUna ragazza cresciuta nel ghetto che per salvare la sua famiglia si macchia di una colpa più grande di lei. Per scampare al riformatorio e alla probabile galera, lo stato le propone un accordo. Deve frequentare la scuola più rinomata e famosa di Ne...