8.

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Grace POV
Schivo velocemente chiunque mi si pari davanti. Ragazzi ubriachi, fatti e troppe coppie esageratamente appassionate.
Nessuno sembra accorgersi di quello che sta succedendo, tutti troppi occupati a divertirsi e a vivere la notte.
Aggrotto le sopracciglia confusa e arrabbiata da questo menefreghismo generale.

Arrivo velocemente davanti a Maddox, lo prendo per il colletto della camicia sudicia. Subito molla la presa sui fianchi sottili della ragazza che scappa impaurita verso i camerini.
Non c'è di che eh. La guardo correre tra le sue colleghe che l'abbracciano consolandola. Mi lanciano qualche occhiata preoccupata, faccio un mezzo sorriso cercando di rassicurarle.

L'unico aspetto che adoro di questo lavoro è la familiarità tra lo staff. Non ci sono quasi mai divergenze e tutti si aiutano senza secondi fini.

Riporto il mio sguardo sul bastardo che tengo ancora tra le mani.

<Mi sembrava di esser stata chiara le ultime due volte. Non si toccano le ballerine o hai bisogno di una rinfrescatina?> Ringhio a un centimetro dalla sua brutta faccia. Ma sfortunatamente non ottengo l'effetto sperato. Invece di spaventarsi mi spintona con le sue grosse mani iniziando a ridere.
<Non mi fai paura bambina.>
<Beh, l'ultima volta mi sembra di averti fatto il culo Maddox.>
<Ti conviene non farmi incazzare se non vuoi finire all'ospedale Ice Queen. Ero ubriaco e strafatto.>
<Come se fosse una scusa.> Alzo gli occhi al cielo sbuffando sonoramente.
<Ascoltami bene bimba, non so e non mi frega niente di te.  Non sono a conoscenza nemmeno del tuo dannato nome, ma non ci metto niente a renderti la vita un inferno.>

Lo ignoro perché so per certo che è tutto fumo e niente arrosto. È solo un cagnolino fedele, un piccolo schiavetto di Rick. Guardo corrucciata  quest'ultimo che mi sorride sfacciatamente. Non ha detto loro il mio vero nome?

Tutto questo mi fa saltare i nervi, avrei preferito che rivelasse a tutti chi sono. La figliastra del gran bastardo Mauro Astori, migliore amico di Richard Gibson. Quel suo atteggiamento da predatore che gioca con la sua vittima mi mette i brividi. Mi sento come se stesse giocando con me ed io non ne fossi a conoscenza. Sa qualcosa che io non so? O sta solo cercando di farmi impazzire?
In tutte e due i casi io sono spacciata.

<Rick, sparisci insieme alla tua banda.> Metto su la mia migliore poker face, non faccio trapelare niente che non sia uno sguardo duro e gelido.
<Oh, ma tu non lo vuoi veramente.> Dice con la sua voce roca continuando a mantenere il suo ghigno.
<È perché mai non vorrei volerlo?>
<Beh innanzitutto, potrei far chiudere questo posto solo menzionando il tuo nome alla polizia. Mi sembra tu sia minorenne giusto? -Stringo i denti furiosa, Britt e Scott hanno rischiato tutto per assumermi ed io non sarò di certo la causa della chiusura del Black Mamba. Li ho pregato per quasi un mese di assumermi, alla fine, credo, di avergli fatto troppo pena per lasciarmi sulla strada.- E poi vorrei ricordarti che a Manhattan sono... diciamo parecchio influente. In fine tu sei in debito con me, o almeno tua dolce mammina lo è insieme al tuo papino.>

Mia madre? Che c'entra mia madre ora?
Lo guardo senza capire, debito?
Ho pagato gli ultimi un mese fa, non è possibile, di cosa sta parlando?
Sfortunatamente ero già a conoscenza dei soldi in arretro di mio padre nei confronti della banda di Rick. La coca non cresce mica sugli alberi, ma io non centro niente con i suoi loschi affari.

<I soldi che ti deve mio padre non sono affari miei, e mia madre non ha nessun debito, tantomeno che con voi.>
<Oh, poverina, non ne sa niente.> Mi sbeffeggia un uomo robusto nascosto nella penombra delle luci lampeggianti.
Si mettono tutti a ridere ed io mi sento soffocare, cosa vogliono?
Troppe domande mi affollano la testa impedendomi di pensare lucidamente.

Indietreggio arreggendomi al tavolo di legno, li osservo uno ad uno. Quasi tutti hanno una barba folta e poco curata, Rick mi fissa divertito attraverso il suo bicchiere di Jack Daniels.

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora