26.

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Trevor POV

Non ci siamo mossi di un millimetro, continuo a bere l'acqua fresca che sento scorrere lungo la mia gola. Mike apre gli occhi lentamente e non sembra stupito di trovarsi nel salotto di Grace. Cole si massaggia la testa seduto su una sedia di legno mentre Megan si sistema il trucco sbavato dalle lacrime. Sono passati lunghi minuti forse un'ora da quando siamo entrati in casa sua.

<Chiamiamo un taxi?> La voce di Rachel è roca a causa delle grida. Scuoto la testa, passandomi una mano tra i capelli.
<Tra un minuto.> Mormoro, la vedo annuire silenziosamente.
Dei passi leggeri si fanno sempre più vicini, Grace ci ignora tutti completamente mettendosi in ginocchio davanti a un Mike vigile che la fissa dritta negli occhi.
<Ti hanno conciato male.> Dice aprendo una mini valigia di plastica bianca con una croce rossa sbiadita. Con calma tira fuori dei batuffoli di cotone insieme a una bottiglia semivuota di alcol, li inzuppa nel liquido rossastro per poi prendere a pulire il viso del biondo sdraiato sul divano, l'unica cosa a cui riesco a pensare è che vorrei essere io ad essere curato sotto le sue piccole mani delicate. Li guardo reprimendo commenti velenosi, sento gli occhi di Rachel su di me, ricambio il suo sguardo e vedo le sue labbra piegarsi leggermente in un sorriso onnisciente. Piccola peste.
<Non ti serviranno dei punti, magari uno shottino di vodka per riprenderti.> Dice alzandosi e lasciando che Mike si sdrai su tutta la lunghezza del divano.
<Qualcun'altro ha bisogno?> Chiede freddamente raccogliendo i pezzi di cotone sporchi.
<Trevor ha bisogno di cure.> Sgrano gli occhi mentre mia sorella ci guarda speranzosi.
<Sono sicura che non morirà per un pugno sul naso.> Ignoro la fitta al petto e scrollo le spalle fingendomi indifferente. I nostri occhi si incontrano e si legano come fanno sempre, ma il filo che ci connette viene strappato violentemente dalla sua freddezza.

<Quando possiamo andarcene da questa topaia?> La voce di Megan arriva alle orecchie di tutti. Grace stringe i pugni camminando verso di lei con apparente calma.
<Questa topaia, è casa mia stronza. Impara a portare rispetto. Ci metto due secondi a buttarti fuori a calci in culo, e fidati se ti dico che i ragazzi di prima sono niente in confronto a chi potresti incontrare tra queste strade.> Megan la guarda senza dire nulla rimettendosi seduta. istinto di sopravvivenza.
<Grace.> Lei si gira di scatto con le sopracciglia aggrottate e la mascella serrata. Reggo il suo sguardo furioso.
<Grazie.> Dico sorprendendola, irrigidisce le spalle sparendo in cucina.
Sospiro senza forze.

<Chiamiamo un taxi o...?> Cole mi si avvicina sedendosi per terra al mio fianco.
<Non lo so ragazzi, è tardi e non sono sicuro che i taxi arrivino anche qui.>
<Siamo nel Bronx Trevor, non dispersi in Messico.> Annuisco, la verità è che non me ne voglio andare, o meglio, non voglio andarmene senza di lei.
<Va bene, avete un telefono? Il mio è scarico.> Dico porgendo una mano verso di loro.
<Il mio pure.> Rispondono in coro Megan e Liam che fino ad ora è rimasto in silenzio.
Guardo Cole che tira fuori il suo completamente con il vetro spaccato.
<Quegli stronzi me lo hanno fatto cadere quando mi hanno spinto.> Dice poco curante. Alzo gli occhi al cielo e sposto lo sguardo su Rachel che mi guarda imbarazzata.
<Non l'ho portato, mamma e papà me lo hanno sequestrato ricordi?> Un velo di nervosismo misto ad aspettativa mi ricopre costringendomi a trattenere il sorriso.
<Mike?> Lo sento mugolare mentre alza una mano facendo un segno negativo.
<Credo di averlo perso prima, oppure me lo hanno fregato i ragazzi giù al portico.>
<Dubito fortemente.> Il commento di Grace ci zittisce.
<Non sono ladri, beh almeno non quando il loro orgoglio è messo in discussione.> Il silenzio si insinua tra di noi rendendo la stanza carica di tensione.
<Hai sentito tutto?> Grida Megan stringendo le labbra in una piccola smorfia.
<Già.> Risponde aprendo una lattina di... Birra?
<E perchè diavolo non sei venuta ad aiutarci? Quei teppisti dei tuoi amici avrebbero potuto ucciderci!>
<Ha ragione Grace.> Mormora Rachel con gli occhi lucidi. La bionda rotea gli occhi sedendosi su una poltrona grigia piena di macchie scure, rimane in silenzio osservandoci.
Ha veramente ignorato il fatto che fossimo in pericolo?
<Sei una pazza! Come lo sono i tuoi amichetti di merda. Vaffanculo Grace, ci hanno pestato a sangue, guarda cosa hanno fatto a Mike.> Guardo ferocemente Cole mentre il bisogno di fargli male mi inonda, ma non riesco ad ignorare il fatto che Grace abbia potuto permettere quello che ci hanno fatto.
<Avresti dovuto aiutarci.> Mormora Liam ed io mi sento messo tra due fuochi. Non dico niente, continuo ad osservarla mentre le sue labbra si tendono in un sorriso quasi impercettibile.
<Sai cosa? Va al diavolo, ti meriti di vivere in questo buco schifoso, così come ti meriti di avere una madre puttana e tossicodipendente! E dire che ho persino provato pietà per te e la tua misera vita.>
<Megan!> Urlo, ha superato il limite, di nuovo.
<Megan niente! Lei ha aspettato che i suoi amici ci picchiassero solo perché era arrabbiata, solo perchè è gelosa di quello che noi abbiamo e che lei può solo sognare. Potrei pure scommettere che sia stata lei a chiamarli per darci una lezione.> La guardo assottigliando gli occhi mentre lei si passa le mani sulle cosce coperte solo dalla gonna scolastica. Fa freddo qui dentro.
Mi giro verso Grace che sta fissando un punto indefinito alla sua destra, vorrei strapparle di mano quella maledetta birra e chiederle se non le frega veramente niente di noi, se quello che mi ha detto prima ha un fondo di verità. Sento il cuore stringersi mentre lentamente una rabbia repressa inizia ad accecarmi.
<Mi chiedete perchè non sono venuta prima.- Ridacchia divertita- Non vi ho chiesto io di seguirmi fino a casa! O sbaglio? L'avete fatto per una scommessa? Per umiliarmi? Beh, io non mi vergogno proprio di niente. Ho anche sentito come li avete offesi e sinceramente una lezione del genere forse ve la meritavate. Loro sono veramente miei amici, io li rispetto, sono persone che non giudicano dove e come vivo, persone che non si permetterebbero mai di invadere la mia privacy, persone, che al contrario di voi, mi sostengono per quello che sono! Non mi conoscete come possono farlo loro, siete solo bravi ad indicare e ad aprire quelle bocche solo per sparare cattiverie. Non avete idea degli sforzi che ho dovuto fare per avere questa "topaia" o "Buco schifoso", per avere un posto da chiamare casa, un posto dove tornare. Siete solo degli ingrati! Avete tutto, siete nati privilegiati, e non ve ne faccio una colpa, ma non venitemi mai a dire che mi sono meritata questa merda! Non venitemi a dire che aiutarvi, servirvi, dovrebbe essere un mio dovere perché io non devo un cazzo a nessuno! Se sono la persona che sono è solamente grazie ai miei sforzi! Avete ragione, non sono venuta subito, ero, sono stanca e incazzata. Ma infine vi ho salvati giusto? Vi ho ospitati in casa mia e tutto quello che sapete fare è guardare in superficie, non volete capire cosa si nasconde al di fuori della vostra gabbia dorata.>

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora