7.

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Grace POV

Barcollo pericolosamente all'indietro, traballo sui tacchi a spillo e li fisso uno ad uno.
Sgrano gli occhi e mi porto le braccia al petto quasi come se volessi proteggermi.

La mia pelle scoperta sembra bruciare sotto i loro sguardi ed io mi sento più nuda di quanto non lo sia già.
Sono in momenti come questi che rimpiango le mie felpe pesanti e i miei pantaloni enormi.

Odio questa divisa come odio questo lavoro, ma i soldi sono soldi ed io non sono nella posizione per potermi lamentare o fare la schizzinosa.

Strizzo gli occhi cercando di darmi un contegno,
nonostante tutto non provo vergogna, non sto facendo nulla di male, mi sto solo guadagnando da vivere, cerco solo di sopravvivere e nessuno può farmene una colpa.
Respiro profondamente, a fondo, cerco di calmare il mio cuore impazzito mentre i suoi occhi grigi mi penetrano severamente.
Non distolgo lo sguardo, alzo leggermente la testa e lo fisso scontrosa.
Non può e non deve avere tutto questo potere su di me.

Continua a guardarmi come se volesse portarmi fuori di peso o forse sono solo io che leggo cose nei suoi occhi che non esistono.

Un leggero bussare ci distoglie da questo soffocante silenzio. Il ticchettio dei miei tacchi risuonano nella stanza mentre vado ad aprire alle ballerine.
Sasha, soprannominata Miss gold per il suo "sobrio costume, e Molly o meglio "Bang Bang" entrano leccandosi le labbra con fare provocante.

<Ehi G, da qui ce ne occupiamo noi.> Sasha mi da una pacca amichevole sulla spalla continuando a tenere gli occhi fissi sulla squadra di hockey.
<Certo, fate del vostro meglio. Chiamatemi se ne avete bisogno.>
Loro sanno che, se fosse necessario, sarei in grado di buttarli fuori uno ad uno. Come ho già fatto milioni di volte.
<Non credo ne avremo bisogno.> La voce lasciva di Molly mi da il voltastomaco, infatti le rispondo con una smorfia che lei sembra ignorare.

<Ehi Ice Queen, a me servirebbe una mano qui.> Un ragazzo dalla carnagione scura si tocca il cavallo dei pantaloni sorridendo sornione.
<Ti pago il doppio se riesci a fare un lavoro decente, in fondo io l'ho detto che eri una puttana succhia soldi.>
Stringo i denti e il vassoio nero tra le mie mani.
Lo guardo con tutto l'odio che riesco a provare, a stento riesco a trattenermi dal spaccargli il cranio finché parti del suo cervello non si verseranno su questo costoso pavimento in marmo.

<Jake, fai poco lo stronzo viziato.> A parlare è stato Trevor che ora si sta fumando quella che sembra una sigaretta. Ma non si sa mai.
<Parla lui. Dillo che vuoi solo scopartela,non pretendere di essere migliore di noi.>
<Hai ragione, ma almeno io lo faccio con discrezione.>

Fanculo, fanculo a Jacke, fanculo a Trevor, Fanculo alla squadra di hockey!
Sento il vassoio scricchiolare tra le mie mani, respiro meccanicamente cercando di darmi una regolata.
Vorrei urlare loro le peggiori cattiverie mentre do ad ognuno di loro un bel cinque. In faccia. Con una sedia.

<Godetevi la serata.> Ringhio tra i denti, spingo il pulsante sul muro e sento della musica sensuale partire insieme a delle luci rosse.
Chiudo con un tonfo la porta e mi ci appoggio contro.
Chiudo gli occhi e ispiro più aria possibile. Non mi sembra di far altro in questo periodo.

<Grace tutto a posto?>
Apro un occhio e mi ritrovo a fissare il viso mascolini del mio manager. I suoi occhi scuri insieme alle sue labbra carnose e alla barba curata non sono affatto una brutta visione. Peccato che io sia dell'umore sbagliato per ogni cosa.

<Va tutto a meraviglia Scott.> Replico ironica, cosa che lui non sembra afferrare.
<Bene, mi servi al piano di sotto, Rick e la sua banda sono tornati.>
<Avevo detto a tutti loro di non farsi più vedere, questa volta qualcuno finisce all'ospedale.>
<Non voglio risse nel locale a meno che non siano strettamente necessarie, finché il giudice non decreta l'ordinanza restrittiva abbiamo le mani legate. Sono stato chiaro?>
Non rispondo, ma lo fisso in cagnesco facendogli capire che non mi frega una beata minchia del giudice e del suo ordine restrittivo.
Li avevo avvertiti, la prossima volta che si sarebbero fatti vedere quì dentro non sarebbero usciti tutti interi.

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora