15.

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Grace POV

<Ragazzi, per la prossima settimana dovrete scrivere un testo che varrà il trenta percento del voto finale di questo quadrimestre.> Un coro di sbuffi e proteste interrompe la professoressa Gier che sembra essersi ripresa totalmente dal suo svenimento di ieri.
<Dai, non fate così, sarà un compito leggero e divertente se vi ci metterete d'impegno. Vi chiedo soltanto di scrivere una o due pagine a voi stessi del passato, lasciategli dei consigli o magari un messaggio, basta che sia sincero.> La sua voce dolce e supplichevole fa arrestare anche gli ultimi lamenti.
<Il nostro compito sarà letto alla classe?> A chiederlo è una piccola ragazza asiatica che arrossisce velocemente quando i miei occhi incrociano i suoi.

Sento la campanella suonare e i rumori dei passi dirigersi verso la mensa, metto via il quaderno scarabocchiato e aspetto che Abel mi liberi dalle manette.
Mentre lo fa non mi parla e non mi guarda, è ancora abbastanza arrabbiato per ieri, ma in questo momento è l'ultimo dei miei pensieri. Stanotte ho guadagnato cinquemila dollari con soli tre incontri, uno l'ho perso, l'altro l'ho pareggiato e l'ultimo l'ho vinto. Sorrido pensando al mio borsone nero dentro all'armadietto, Cinque mesi di paga in cambio di qualche pugno e un paio di lividi.
Quando ho chiesto a Spencer dove si sarebbero tenuti gli incontri ho dovuto pregarlo per un'infinità di tempo e spiegargli motivo di tanta disperazione, gli ho dovuto promettere che sarebbe stata la prima e ultima volta, avrei guadagnato abbastanza soldi per arrivare a fine mese e poi me ne sarei andata per sempre. Si è anche proposto per accompagnarmi, ma gli ho detto che avrei preferito fare questa cosa da sola e lui mi ha capita, come sempre.

Per quanto il brivido del combattimento e i soldi facili sembrino una benedizione del cielo so per certo che una volta entrati in questo giro è impossibile uscirci. Le voci girano velocemente e improvvisamente ti ritrovi catapultato in un mondo che non dovrebbe appartenerti, ma che pian piano inizia a far parte di te. Possiamo paragonarlo alla droga o al gioco d'azzardo, all'inizio è a dir poco fantastico, ma quando ti rendi che è tutta solo apparenza è troppo tardi per dire basta. Puoi sempre fermarti o almeno provarci, ma ci sarà sempre una parte di te in astinenza continua.

<Dove dobbiamo andare?> La voce profonda di Abel mi riporta velocemente alla realtà.
<Nella biblioteca, devo fare ripetizioni ad un ragazzo per tutta l'ora di pranzo.>
<Va bene.>
Con un ritmo lento e tranquillo camminiamo verso la biblioteca al secondo piano.
<Cosa hai fatto ieri sera?> La voce sospettosa del gigante accanto a me mi fa irrigidire brutalmente.
<Sono rimasta a casa fino a stamattina.> Mentre parlo non lo guardo negli occhi.
<Strano perchè ho perso il segnale con la tua cavigliera per esattamente otto ore, dalle nove alle quattro del mattino. Ti dice niente?> Merda, avrei dovuto fare più attenzione quando disconnettevo questo stupido aggeggio, avrei dovuto far si che il segnale restasse a casa perennemente, ma ero troppo confusa e decisamente poco lucida.
<Non so, magari me ne hai dato una difettosa.>
<Magari.> Ripete, ma non ci crede lui e non ci credo nemmeno io.

Quando arriviamo davanti a delle grandi porte di legno Abel mi lancia un'ultima occhiata sospettosa prima di andare a fare cose a me sconosciute.
Lo guardo allontanarsi per poi fermarsi rimanendo di spalle.
<Grace... non fare altre cazzate, non posso proteggerti il culo per sempre.>
Annuisco senza rispondergli, non gli ho mai chiesto di aiutarmi, l'ha sempre fatto di sua spontanea volontà e per quanto provi a nasconderli mi fa piacere, per una volta non mi sento completamente sola.

Entro nella silenziosa e deserta biblioteca, il soffitto è altissimo e i muri sono completamente ricoperti di libri, l'aria è impregnata dell'odore della carta e di antichità. Mi guardo intorno meravigliata, ho sempre adorato leggere, una mia passione che ho dovuto coltivare silenziosamente e in segreto. Da bambina andavo nella biblioteca comunale e ci passavo giornate intere. Nessuno si chiedeva dove fossi, nessuno domandava la mia presenza, era il mio piccolo mondo. Crescendo è diventato troppo stretto e poi inospitale, aveva perso un po' della sua innocenza e della sua magia, ma in fondo è quello che succede quando si cresce.

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora