ᴛ ʜ ɪ ʀ ᴛ ɪ ᴇ ᴛ ʜ

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Uno bramava i suoi sorrisi, l'altro bramava le sue braccia come rifugio.
Uno voleva proteggerlo da tutti, l'altro voleva avvertire le farfalle nello stomaco mentre si faceva coccolare da lui.
Ma nessuno dei due voleva avvicinarsi all'altro per paura di essere respinto, per paura che il loro piccolo cuore potesse soffrire più di quanto meriterebbe secondo loro.
Si rannicchiavano in un guscio di ansia e bugie che impediva loro di vedere quanto fosse evidente che anche la persona che desideravano con ogni loro forza non aspettasse altro che poterlo vivere anche solo un pochino.

Viverlo.
Vivere i respiri che si infrangevano sulla pelle, vivere gli sguardi che potevano darsi a due centimetri dalle labbra, vivere le braccia che avrebbero potuto tenerli lontani da tutto e tutti, vivere ciascuno schiocco di labbra e ciascun profumo che si sarebbe potuto mescolare con il proprio.

Ma né Jimin né Yoongi avevano trovato un modo per incontrarsi.
Yoongi aveva paura della reazione di Hoseok, temeva che avrebbe perso il suo migliore amico per essersi avvicinato a Jimin e nel contempo aveva timore che Jimin lo respingesse, perdendo, così, tutto quanto in una sola mossa.
Il minore, invece, non voleva illudersi nel pensare che avrebbe potuto ottenere una risposta positiva, né tantomeno voleva sentire un suo rifiuto, preferiva rimanere
nell' ombra dei suoi sentimenti che alla luce di una possibile lancinante verità.

Nonostante la giornata non fosse passata velocemente e di occasioni avrebbero potuto averne, nessuno dei due aveva mai incrociato l'altro, nemmeno di sfuggita, nemmeno con lo sguardo.
Si evitavano a vicenda, e ne erano consapevoli.

Hoseok, ovviamente, aveva notato l'umore del suo migliore amico e vederlo così lo distruggeva: nonostante gli abbracci, le rassicurazioni e le promesse per una serata fantastica, non lo aveva visto sorridere quel giorno.
Più andava avanti questa storia, più in lui cresceva il timore che forse Jimin voleva portarglielo via sul serio, che forse era lui il responsabile di quel allontanamento che bruciava sulla sua pelle.
Ma non poteva permettersi di perdere il ragazzo che amava, anche a costo di dover far arrabbiare Yoongi e far piangere di nuovo Park.

❝Hoseok❞
Lo richiamò la voce flebile del ragazzo accanto a sé, riportandolo alla realtà, nel corridoio in cui stavano adesso sostando.

❝Dimmi❞

❝Ho dimenticato la giacca in classe, puoi andare a prendere i film per stasera mentre io torno indietro?
Altrimenti il negozio chiude e non arriveremo mai in tempo❞
Mormoró, voltandosi per tornare indietro, facendogli un breve cenno con la testa.

❝Certo...ma fai in fretta, ti aspetto davanti a quel negozio❞
Rispose, guardandolo mestamente mentre si allontanava.

Appena Yoongi ebbe svoltato l'angolo, si mise a correre verso la classe, odiava restare da solo, ma non poteva vivere sempre sotto l'ala protettiva del suo migliore amico, per cui avrebbe dovuto fare a piedi quei due piani di scuola quasi deserta.

Quasi, per l'appunto.

Uscito dalla sua aula dopo aver recuperato la sua giacca, fece in tempo ad udire una o due risate, che si ritrovò trascinato al centro del corridoio, circondato da alcuni ragazzi del quinto anno.
Li conosceva, ormai, erano mesi che quei sei lo prendevano quando meno se lo aspettava e gli facevano passare le pene dell'inferno, deridendolo per il  suo mutismo selettivo e usando addirittura le mani.

Tremò di fronte al sentimento di impotenza che lo aveva pervaso e il suo corpo d'istinto si fece piccolo piccolo di fronte agli altri, che non persero attimo per insultarlo.

❝Ah, Min, che piacere rivederti?
Come stai?❞

❝No, non chiederlo! Lo sai che non ti risponde!
Mamma non te l'ha mai insegnata l'educazione Min?
Si risponde, soprattutto a chi è più grande di te❞
Una seconda voce rise, afferrando per il colletto il minore e spingendolo per terra.

Yoongi non reagì, non ne ebbe il tempo e in realtà nemmeno la voglia, si ritrovò di nuovo sollevato in piedi e poi spinto contro un armadietto.
Battè la testa ma ormai c'era abituato, non aveva nemmeno voglia di lamentarsi, tanto non avrebbe portato a niente.

❝Allora? Vuoi rispondere o no?❞
Domandò una terza voce, prendendolo per i capelli e girandolo verso di sé, mentre gli occhi del più piccolo si riempirono di lacrime e il suo corpo cominciò a perdere le forze.

❝Credo non abbia capito cosa voglia dire il rispetto...vorrà dire che ti faremo così male che sarai costretto a parlare❞

Non ebbe nemmeno tempo per realizzare cosa gli avessero detto, che venne rispinto nel cerchio, spintonato come una misera palla tra i ragazzi più grandi, con le voci e gli insulti che gli rimbombavano senza sosta e pietà nelle orecchie, con le ginocchia che tremavano ad ogni calcio ricevuto sugli stinchi e sulle cosce, ad ogni livido procurato sulla sua pelle candida a forza di schiaffi e pugni sulle braccia.

❝Non ti ho mai sopportato, sai solo piangere, sei inutile. Non ti degni nemmeno di parlare, eppure siamo così gentili anche da chiedertelo, Min come sei maleducato❞

Il suo labbro ora sanguinava, e dentro di sé urlava solo che lo lasciassero in pace.
Le lacrime scesero più velocemente quando si trovò per terra e i suoi occhi inquadrarono solo il pugno del più corposo pronto a scagliarsi su di lui, accompagnato dalle parole
"sei inutile".

Non poté fare altro che rannicchiarsi per attutire il colpo che sarebbe arrivato, del resto anche lui si sentiva inutile, forse avevano davvero ragione loro.

A silent noise » pjm.mygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora