ᴛ ʜ ɪ ʀ ᴛ ʏ ғ ɪ ʀ s ᴛ

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❝Dai, tirargli sto pugno e basta, voglio vederlo piangere❞
Urlò una voce, mentre il ragazzo in questione mosse con forza e velocità la mano verso di lui.

Ma il colpo non arrivò mai.

Sentì solo due braccia attirarlo a sé, prenderlo dalle cosce con forza ma delicatezza allo stesso tempo e tirarlo su.
Non ebbe la forza di aprire gli occhi, pensando che lo avessero preso solo per scaraventarlo contro gli armadietti, ma il suo cuore cedette quando sentì la voce di colui che lo stava reggendo, che adesso urlava.

❝Namjoon, Tae vi lascio la situazione, io porto Yoongi lontano da qui❞

"Ji...Jimin..."

La voce delicata e preoccupata dell'altro gli risuonò nelle orecchie almeno un paio di volte, mentre il suo cuore e il suo corpo tremarono per l'improvvisa felicità, mentre le sue braccia si aggrappavano adesso al collo dell'altro.
Ora che era tra le sue braccia doveva approfittarne, voleva sentire il suo calore riscaldargli le ferite provocate dagli altri e il suo profumo acquietare i suoi pensieri.

Jimin lo tenne stretto a sé, ringraziando i tanti allenamenti fatti e le sudate in palestra che gli permettevano di correre il più in fretta possibile lontano di lì.
Voleva portarlo nell'aula di musica, pensava fosse il posto migliore per dargli rifugio e conforto, e in quel momento voleva solo che il maggiore si sentisse protetto.

Chiuse la porta dietro di sé con il fiatone, sedendosi per terra ancora con Yoongi tra le braccia, ora accoccolato al suo petto con la guancia e l'orecchio premuti sul suo petto che ascoltavano i battiti e i respiri affannati del suo salvatore.

Solo quando si riprese, Jimin appoggiò il maggiore contro il muro con estrema delicatezza, posizionandosi davanti a lui e passando con gentilezza le dita sul suo corpo per controllare dove fosse ferito.
Il corpo dell'altro fremeva sotto il suo tocco, riprendendo piano piano fiato e calore, ora che si sentiva al sicuro, con l'unica persona con cui sarebbe voluto stare.

❝Mio dio Yoongi-hyung, mi dispiace di essere arrivato tardi.
Avevo visto i ragazzi del quinto anno venire a cercarti ma avevo bisogno di aiuto e ci ho messo un pochino.
Tae e Nam sono ottime guardie del corpo, sono sicuro staranno benissimo...ho portato anche qualche cerotto e ho preso in prestito l'acqua ossigenata dall'infermeria.
Farò il possibile, mi dispiace di-❞

❝Grazie❞

Jimin spalancò gli occhi e smise immediatamente di blaterare una dopo l'altra parole senza freno.
Yoongi aveva parlato davanti a lui per la prima volta e quell'unica parola lo aveva scombussolato: il suo stomaco adesso era in sobbuglio, il cuore in gola e la bocca secca.
Le sue dita tremavano e le ginocchia gli cedettero, portandolo a sedersi anche lui per terra, con gli occhi adesso lucidi fissi sulla figura imbarazzata del più grande di fronte a sé.
Era stato devastante l'effetto che la voce di Yoongi gli aveva provocato, non si aspettava di ricevere risposta, ed il tono di gratitudine che aveva usato aveva superato ogni sua fantasia.
Per la prima volta, Jimin aveva provato pienamente tutti i sentimenti repressi di amore verso Yoongi, che adesso guardava verso il pavimento, un leggero colore rosso sulle guance e le labbra premute tra loro.

Non si era nemmeno reso conto di star per parlare, gli era uscito spontaneo e questo lo aveva sorpreso.
Non conosceva Jimin così bene come solitamente avrebbe dovuto conoscere una persona, ma quel sentimento di calore, di rifugio, di sicurezza che l'altro gli aveva infuso in pochi minuti lo aveva sbloccato, seppur non ancora completamente, ma gli aveva permesso di dirgli finalmente "grazie".
Un "grazie" ricolmo di gratitudine, non solo per averlo salvato, ma per averlo trattato come un ragazzo come tutti gli altri, per non averlo mai giudicato, per avergli sempre riservato dei sorrisi sinceri e una vera preoccupazione.

Jimin faticò a trovare le parole e il coraggio di parlare, ma alla fine lo fece.
Sorrise, raggiungendo le mani del maggiore e stringendole per dargli calore.
❝È stato un piacere❞

Ritrasse le mani e si girò verso la borsa dell'infermeria, ma Yoongi non glielo permise, perché il suo corpicino ferito desiderava Jimin in quel momento, non dei cerotti, voleva solo il suo calore e la sua gentilezza.
Si gettò su di lui e si fece stringere al petto, si fece posare sulle sue gambe e si fece accarezzare con dolcezza.
I suoi occhi si chiusero solo per bearsi del corpo del minore e le sue labbra si fecero scappare un sospiro di sollievo, adesso che era finalmente tra le sue braccia.

A silent noise » pjm.mygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora