Prologo

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L'autrice di questa storia è LiveLifeInTheRain; questa è solo la traduzione fatta da me, tamafune.

La correzione è stata eseguita da Little_88_AO.     

Stavo dando calci e urlando, provando ad allontanarmi da tutto, non avevo un posto dove scappare ormai. Sapevo cosa stava accadendo, era solo questione di tempo, ma non potevo portare me stessa a darlo. Ho sempre dato in tutta la mia vita, ma ora sentivo che avevo qualcosa per cui lottare, e combattevo come l'inferno. Alla fine era inutile, non potevo fermare quello che stava succedendo non importava quanto ardentemente ci provavo.

Mi svegliai lottando contro le mie lenzuola e cacciando un urlo, il quale era l'unico suono che producevo ormai da più di un anno.

Il singolo peggiore evento della mia vita ed ero costretta a riviverlo non solo ogni singola notte nei miei sogni, ma quasi in tutti i momenti di risveglio.

Non potevo scappare da questo, e mi sentivo come se fossi stata gettata nell'oceano durante la stagione degli uragani. Il mio corpo era appena stato gettato in giro mentre cercavo di rompere la superficie di nuovo e perdevo lentamente la mia volontà di combattere. Non ero sicura se volevo combattere ancora. Loro hanno preso tutta la forza che avevo quando lo lasciai due settimane fa.

No, non sto facendo una di quelle persone drammatiche che dicono 'giorno difettoso di capelli' o il grado di questo terribile evento nella mia vita che è l'equivalente di morire lentamente.

C'era molto di più e io speravo di poter morire quella notte, e poi non volevo essere costretta a vivere così.

Stavo ancora cercando di calmare il mio respiro e fermare me stessa dall'avere un'altro attacco di panico quando mia mamma irruppe nella mia camera.

Mi sarebbe piaciuto dire che fosse successo così:

"Piccola, stai bene, che cosa è successo?"

"Ho avuto un incubo, non vogliono fermarsi!"

E avere lei che si dirige verso di me e mi stringe tra le sue braccia. Lei mi avrebbe accarezzato i capelli mentre io avrei pianto e mio padre sarebbe entrato dentro sedendosi nell'altro lato del letto, mi avrebbero stretto entrambi e mi avrebbero detto che tutto sarebbe andato bene.

Nessuna stronzata come starai bene, ma solo "lo so che non va tutto bene, e con il tempo tu tornerai ad essere normale e la vita andrà a migliorare"

"Vi voglio bene mamma e papà" gli avrei voluto dire perché mi mi sentivo vulnerabile proprio in quel momento, e mi sentivo come una bambina che ha bisogno di essere protetta, non la diciannovenne che effettivamente ero.

"Ti vogliamo bene anche noi, Addy" mi avrebbero chiamato con il mio soprannome che usavano quando ero piccola, e mi avrebbero abbracciato fino a quando mi sarei calmata, e poi mi avrebbero chiesto se ci fosse stato qualcosa che avrebbero potuto fare per me.

"Stai con me stanotte, mamma" avrei voluto chiederle e lei si sarebbe stesa nel letto con me mentre mio padre sarebbe andato a fare una cioccolata calda e sarebbe tornato indietro per poi sedersi sulla sedia mentre io bevevo.

Avrebbero fatto qualcosa per distrarmi. Forse avrebbero messo il mio film preferito o avrebbero iniziato a conversare, e mia mamma sarebbe stata lì tutta la notte mentre mio padre si sarebbe addormentato in un modo protettivo e mi sentirei sentita completamente al sicuro, ma non vorrei un altro incubo.

Questo è quello che tutti gli amabili genitori farebbero dopo ciò che è successo alla loro unica figlia, ma invece ho ottenuto urla.

"Vorresti chiudere quella diavolo di bocca Addison?" mi urlò mia madre con uno sguardo furioso, e io rimasi lì seduta fissandola.

"Qual è il tuo problema?" mi chiese e io guardai in basso non volendo guardarla negli occhi poiché aveva uno sguardo così arrabbiato e disgustato da me.

"Qual è il suo problema?" sentii la voce di mio padre e io sentì una lacrima cadere giù dalla mia faccia.

"Incubi probabilmente" rispose mia mamma.

"Ancora? Non vuole andare avanti con quel piccolo incidente?" domandò mio padre. E io vorrei urlare. Non era un piccolo incidente, e loro cercavano di minimizzarlo in quanto era colpa loro!

"Non lo so, lei vuole solo attenzioni e onestamente mi sto stancando di quest'azione" mi disse mia madre e ora le lacrime stavano scendendo liberamente.

"Addison Gregory guardami" comandò mio padre e lo guadai nei suoi occhi grigi-blu che ora erano entrambi neri dalla rabbia. "Voglio che raccogli tutte le tue cose stasera e domani mattina te ne andrai da qui" boccheggiai.

Volevo chiedere il perchè, ma non potevo parlare, non più.

"Sono stanco delle tue azioni, così te ne andrai Dio sa dove mia sorella vive e potrai stare lì per l'estate e forse da quel momento ti fermerai dall'avere questo comportamento in cerca di attenzione." Sapevo che non potevo cercare di parlare con lui così indicai con la mia testa l'orologio, chiedendo a che ora.

"Te ne andrai domani alle nove, potrai prendere un taxi per l'aeroporto, e dal primo biglietto potrai andare lì, noi ti chiameremo alla fine dell'estate e ci arrangeremo per portarti indietro." Annuì di nuovo e aspettai che se ne andassero.

Velocemente se ne andarono e io avrei voluto piangere ma solo che non potevo, non più.

Non hanno preso nemmeno degli accordi adeguati; mi avevano solo spedito là fuori da sola. Come farò a comunicare con loro?

Mi alzai e iniziai a mettere in valigia tutti i miei vestiti estivi, non sapevo molto di mia zia Lalan, eccetto che era sposata e aveva tre figli, e che avevano una fattoria al sud. Finì di preparare tutto in silenzio, neanche la musica avrebbe potuto confortarmi in quel momento.

Mi sdraia sul letto ma non potetti dormire, così lasciai correre i miei pensieri verso i miei genitori.

Mi sentirei meglio riguardo a questo se loro sarebbero drogati o ubriachi in quanto sarebbe stato il motivo del perchè erano così crudeli. Anche se fossero stati poveri e quindi non avrebbero voluto avere più responsabilità finanziarie nei miei confronti, ma questi non erano i casi.

Mio padre era un avvocato di successo e noi vivevamo una vita confortevole. Andavo in una scuola privata costosa che mi ha permesso di prendere la borsa di studio. Sono finita seconda nella mia classe ed ero pronta per andare a scuola di legge in autunno.

Sono solo delle persone con un buon cuore a cui non interessa per niente della loro unica figlia. Mamma non ha mai voluto figli e papà voleva un maschietto. Quando sono arrivata mio padre ha deciso che ero abbastanza brava per diventare anche io un avvocato, e mamma era finalmente felice di avere una bambola umana con cui giocare e controllare.

Non sono mai stata la loro figlia, ero un oggetto che viveva e respirava per loro, che faceva qualsiasi cosa loro chiedessero e quando uno dei loro piani fallì, loro non volevano avere niente a che fare con il fallimento.

Se io credessi nel suicidio, porrei fine a tutto adesso, così che loro non debbano preoccuparsi di me. In realtà a chi sto prendendo in giro, loro non si preoccupano per me. Non avrebbero dovuto disturbarsi nel mandarmi via; loro potevano continuare a vivere le loro vite egoisticamente.

E questa era la verità del perchè mi volevano mandare via. Loro volevano vivere la loro vita in modo egoistico e senza responsabilità. Sono sempre stata di troppo per loro, e ora apparentemente, ho fatto un passo fuori dagli schemi in cui mi avevano messo, e devo essere mandata via.

Chi lo sa forse il suicidio non è proprio una cattiva idea e tutto il dolore se ne andrebbe.

O forse andarmene via da loro potrebbe essere la miglior cosa che mi sia mai successa, lo dubito, ma sto cercando di trovare un lato positivo in questa situazione. 

Secrets in silence - Italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora