Capitolo 24 - Liam

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L'autrice di questa storia è LiveLifeInTheRain; questa è solo la traduzione fatta da me, tamafune.

Ascoltare ciò che mi disse riguardante a quello che le è successo fu difficile, non ho mai pensato che ciò che ha dovuto passare fosse così brutto. Quando mi disse che non si era fatta i tagli da sola pensai che fosse un modo per ammetterlo.

Prima non la conoscevo così bene e non eravamo molto onesti tra di noi come lo siamo ora, così pensai che mi avesse detto una menzogna.

Sentì rabbia nei confronti di quel ragazzo che ha avuto il bisogno di alzare le mani su una ragazza, se pensassi che la rabbia che avevo nei confronti di Jack fosse molta, la rabbia per quel ragazzo era al di là e al di sopra. Ciò che le ha fatto, senza neanche sapere i dettagli, era stata una tortura.

Non c'era da meravigliarsi che lei non volesse essere toccata, ha avuto tutti i diritti per chiudersi nel modo in cui ha fatto ed io ero spaventato per quello che succederà quando tornerà a casa.

Si rannicchiò contro il mio lato ed io mi rilassai leggermente, amavo questa sensazione con lei. A mezzogiorno il clima divenne estremamente caldo.

"Vuoi andare al laghetto che è vicino casa? Sta facendo troppo caldo e l'ombra sarebbe meglio." Le dissi ed Addie fu d'accordo. Ci alzammo e ci dirigemmo verso i cavalli.

Cavalcammo verso il laghetto, rallentai così che lei riuscisse a mantenere il passo, non volevo lasciarla indietro. L'unico suono che si sentì fu il vento ed il suono delle nostre risate.

Quando ci avvicinammo, rallentammo così che Hadley e Connely potessero camminare fianco a fianco. Una volta che raggiungemmo il laghetto prendemmo il cibo e mettemmo a terra la coperta per il picnic.

Entrambi iniziammo a tirare fuori il cibo e a sederci a terra. Addie mise insieme i panini mentre io tirai fuori il resto; ci siamo dimenticati dei piatti così dovemmo mangiare fuori dai contenitori, cosa che a lei non sembrò importare, così fu un bene.

"Allora, come ti trovi qui?" chiesi.

"Lo adoro, fa caldo e non devo sentire le macchine e leggere di sparatorie o altri crimini. È tranquillo." Concluse ed io annuì.

"Si, è un posto differente qui, per la maggior parte delle volte." Dissi pensando a Jack. Certo c'erano pochi crimini, ma comunque c'erano.

"Mi piace" disse e mangiammo con solo i sorrisi che parlavano come conversazione. Non sapevo di cosa parlare con lei, non sapevo molto ed avevo troppa paura di parlare di alcune cose considerate normali, non sapevo mai se quelle cose normali la facessero arrabbiare o le portassero a galla dei brutti ricordi.

"Quale è la tua materia preferita a scuola?" chiesi.

"ASL (American Sign Language- alfabeto dei segni americano) è una delle materie che potevo scegliere a scuola." Okay, non ero molto sicuro che sarebbe andata così, ma non avevo alcun indizio di cosa parlare senza farle tornare a galla i ricordi dei suoi genitori o del suo ex.

"Okay, se potessi viaggiare da qualche parte, dove andresti?"

"Italia." Disse immediatamente.

"Perchè in Italia?"

"Amo il loro cibo e ho sempre pensato di voler esplorare l'Europa, ed è solo un posto che vorrei vedere, non lo so. Vorrei andare lì per tutta la vita."

"Sei mai andata fuori dal continente?" chiesi.

"Certo. Sono stata in Canada, Messico, e sono andata in alcuni posti dell'Europa, e molte volte sono andata nei posti tropicali. Tutte le vacanze in famiglia con i clienti." Concluse.

"Sembra un sacco."

"Si, ma non è fantastico come sembra, se ci andassi con qualcun'altro, sarebbe fantastico, ma andare lì con i miei genitori non è affatto divertente."

Annuì di nuovo, non sapevo mai cosa dirle la maggior parte delle volte, so che stava meglio ma non abbastanza per sapere quando le cose l'avrebbero fatta arrabbiare o no. Non voglio che si arrabbi, ma alcune volte era impossibile non farlo.

Cercai di conoscerla con delle piccole domande; colore preferito, cibo preferito, band preferita, canzone, genere di film e film; le piccole e semplici cose per conoscere una persona. Poi quando finimmo gli argomenti di cui parlare, restammo lì seduti e guardammo le nuvole.

Un gioco di cui non mi stancherò mai è guardarle per poi immaginarmi la figura che creano; un cuore, un vaso, dei fiori, un passeggino, un alieno o una macchia nell'albero di natale. Il gioco era illimatato fino a quando ci mettevi l'immaginazione.

Addie ed io discutemmo su quello che sembravano, quando vidi un pesce lei vide un'ananas e poi discutemmo su chi dei due avesse ragione, era come vedere una normalissima ragazza che cresceva con l'amore dei suoi genitori e non con un orribile infanzia.

Era ancora accanto a me ridendo per qualcosa che dicevo e vederla così mi fece sentire grato per ciò che raccontavo. Si sdraiò sulla sua schiena con me al suo fianco mentre entrambi ridemmo.

Finalmente si calmò e voltò la sua faccia verso di me per poi avvicinarsi ancora di più. I nostri corpi si stavano quasi toccando, solo un sospiro di distanza tra di noi ormai. Guardò nei miei occhi ed io la guardai mentre ebbe un enorme sorriso che poi divenne più piccolo quando notò quanto vicini fossimo.

Era così vicine a me, e non riuscì a crede a quante cose fossero cambiate tra di noi.

"Addie" le sussurrai e si morse un labbro, ora nervosa. Cavolo ero nervoso anche io, perchè sapevo quello che volevo fare.

Ma conoscendo il suo passato lo ero ancora di più, era un grande rischio, ma mi sentivo come se lo volessi, come se ne avessi il bisogno.

Misi una mano nella sua e le spostai lentamente il braccio, quando la mia mano raggiunse il suo viso le misi i capelli indietro per poi metterle la mano sulla sua guancia.

Le mie dita erano al lato della sua testa ed il mio pollice si strofinò contro la sua guancia. Mi sentì come se trattenessi il fiato, aspettando che dia di matto e mi spinga via per il contatto così intimo.

Entambi sapevamo che questo non era un gesto puramente amichevole, lei sapeva quello che volevo fare e non mi stava spingendo via. Mi avvicinai lentamente, così lentamente che non mi sembrò neanche che mi muovessi. Le diedi il tempo per fermarmi, per spingermi via, per dirmi di no.

Qualsiasi segno che mi dicesse che non voleva e mi sarei immediatamente fermato, ma non fece nulla. Quando mi avvicinai di più i suoi occhi si spalancarono leggermente, ma più mi avvicinavo, più i suoi occhi si chiudevano. Quando era ad un solo respiro di distanza i suoi occhi si chiusero completamente ed anch'io chiusi i miei mentre eliminai l'ultimo spazio che ci allontanava e gentilmente feci incontrare le mie labbra con le sue.

E la parte migliore fu che ricambiò il bacio.

Secrets in silence - Italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora