Capitolo 34

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Jughead p.o.v.

"Restiamo tutti calmi" dice a voce alta Ronnie nella sala relax. Con l'aiuto delle ragazze siamo riusciti a riunirci per pensare a un piano, "Chissà come se la starà passando" parla Kevin vicino a me. Mi schiarisco la gola e di scatto mi alzo dalla poltrona ottenendo l'attenzione dei presenti. "Ascoltate" inizio a parlare "io e i serpens andremo direttamente a casa della zia, Betty tu chiama Archie e avvisa sia lui che Fred di quello che è successo" lei annuisce e corre fuori dalla stanza con il cellulare in mano "Jug, io e V parleremo con mio padre, deve sapere. La polizia potrà aiutare voi serpens, per quanto suoni contraddittoria come frase" "Va bene Kevin, ma non agitarti, la troveremo" gli do una pacca sulla spalla per incoraggiarlo e mi affretto ad uscire dalla struttura. "Hey Jug!" mi giro per individuare la fonte della voce "Reggie" "vengo anch'io, voglio aiutare" "ok seguimi"

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"Coosa?!" "Toni, mantieni la calma" "ma che calma e calma, dobbiamo avvisare tuo padre e subito" annuisco, SweetPea squadra Reggie per tutto il tempo "lui starà qui con noi?" "SweetPea non mi sembra il momento di litigare" si sistema la giacca e va nell'ufficio di mio padre per chiamarlo. "Che succede?" "Rose...Karen l'ha presa con se e non sappiamo dove si trovi" sgrana gli occhi e con un balzo scende tutte le scale e indossa la giacca di pelle ormai consumata "Chiama altri serpens, servono rinforzi"

[12 minuti dopo]

Percorriamo la strada in sella alle nostre moto, abbiamo radunato metà dei serpens se non di più. A fronteggiare il gruppo c'è mio padre, affianco a lui ci siamo io e Reggie seguiti dagli altri. Il silenzio della città viene spezzato dal rombo dei motori, sfrecciamo a tutta velocità per le vie ascoltando le indicazioni di mio padre. "Tutti a destra" indica la strada verso la casa di Karen. Lo spazio è ridotto portandoci a percorrere l'isolato in fila indiana.

"È sempre così movimentata la vostra vita? Se è così è molto figo" grida alle mie spalle Reggie "mi erano proprio mancati i tuoi commenti Mantle" commenta sarcastico SweetPea facendo ridere sia me che mio padre. "Siamo arrivati" affermo indicando la casa di fronte a noi. Mio padre scende dalla sua moto e si avvicina alla porta principale non preoccupandosi di mettere il cavalletto per fermare la moto. I fiori all'ingresso sono appassiti e le persiane sono chiuse non permettendo alla luce del giorno di entrare. "Karen apri!" urla mio padre "se non apri, sfondiamo tutto e lo sai che ne siamo capaci". Aspetta un eventuale risposta, ma non riceve niente. "Avete capito ragazzi, buttiamo giù la porta". SweetPea seguito da altri due si posizionano di lato e con il conto alla rovescia si preparano per sferrare colpi alla porta grazie alle spalle "Jug" "Mh?" "per difenderti".

Posiziono tra le mie mani l'attrezzo datomi come arma mentre mio padre si prepara per attaccare chiunque si celi dietro la porta. Dopo alcuni tentativi la porta si apre e facciamo irruzione all'interno della dimora. "Che puzza" commenta Reggie "andiamo di qua" ordina papà non ascoltando e ci avviciniamo alle scale; lì svenuta c'è Karen. "Abbiamo sfondato una porta per niente?" dice SweetPea. Mio padre si avvicina alla donna per vedere come sta "respira...voi andate di sopra". Prendo l'iniziativa e seguito da SweetPea lentamente salgo le scale di legno che scricchiolano ad ogni passo.

Stringo l'arma mentre delle gocce di sudore scendono dalla fronte. Sto morendo interiormente, ma non voglio darlo a vedere agli altri. Un rumore di respiri strozzati arriva alle mie orecchie facendomi stare in allerta. "Vai avanti" spinge il ragazzo al mio fianco e lo guardo in agitazione prima di raggiungere finalmente la fine delle scale. Con il piede di porco in mano scatto lo sguardo prima a destra, ma non vedo nessuno. Giro con estrema rapidità la testa a sinistra e il sangue mi si gela. "R-Rose".

Lascio cadere l'arma e mi inginocchio al fianco di mia cugina; è ridotta male, del sangue esce da una ferita sulla sua guancia e il labbro inferiore è spaccato, si tiene lo stomaco lasciando dei gemiti di dolore e il suo respiro è sempre meno regolare. Non alza neanche lo sguardo, percepisce solo il dolore allucinante alla testa e allo stomaco "hey hey, sono Jughead" "f-fa male" prova a parlare lei con il poco respiro che ha in corpo.

Lacrime calde scendono dalle sue candide guance oramai rovinate da quei mostri. "Non piangere, siamo arrivati per salvarti" cerco di aiutarla ad alzarsi, il killer potrebbe tornare da un momento all'altro "ce la fai a camminare?" lei annuisce poco sicura di se, infatti dopo tre passi le gambe le cedono e cade a peso morto sul pavimento. "Cazzo, ragazzi aiutatemi" urlo spaventato. Sentendo le mie urla i ragazzi corrono ad aiutarmi, trovandomi accovacciato per terra vicino alla figura inerme e indifesa della piccola Rosemary. Facciamo in modo che le sue braccia poggino sulle spalle di papà e Reggie. Scendiamo le scale, sempre attenti a un eventuale mossa di Karen e posizioniamo la ragazza sul divano in attesa dell'arrivo della polizia, avvertita in precedenza da Kevin e Veronica. "Perlustriamo tutta la casa" dico rivolgendomi a SweetPea "Reggie, Toni voi controllate Karen; papà stai al fianco di Rose" ordino a tutti.

Archie p.o.v.

"Devi mangiare se vuoi riprenderti completamente" mio padre mi passa un piatto con il pranzo e un po' contro voglia mangio. "A cosa stai pensando?" chiede lui vedendomi lontano mentalmente dalla sua conversazione "oh niente, è solo che vorrei essere a scuola con i miei amici" "penso sia la prima volta che ti sento dire che vorresti essere a scuola" una leggera risata riempie la cucina. "Papà ti dispiace se torno in camera?" "fai pure, ma non saltare altri pasti" annuisco dandogli un sorriso rassicurante e vado al piano di sopra.

Strimpello con distrazione la chitarra, è da tempo che non la suono. Pizzico alcune corde quando mi arriva una chiamata. "Betty hey, che succede?" "Rose è scomparsa". Mi servono alcuni secondi per realizzare e rispondere alla mia amica "Cosa? "eravamo a pranzo, è stata chiamata in segreteria e Cheryl ci ha detto di averla vista con Karen" "dov'è adesso?" "credo a casa di sua zia, i serpens dovrebbero essere già lì, abbiamo avvertito anche la polizia".

Chiudo la telefonata senza salutare Betty e ripongo la chitarra nella sua custodia. Prendo la giacca e vado al piano di sotto. "Dove credi di andare?" la voce di mio padre mi riporta alla realtà "devo uscire, è un'emergenza" "aspetta fermati un momento" mi prende per le spalle e mi gira così da affrontarlo. "spiegati e poi decido se mandarti fuori" "Karen...ha preso Rose...sarà a casa sua, è in pericolo" "ti stai solo agitando, Rose sta bene" "papà ti devo ricordare che quella donna ha a che fare con il Blood Spreader?!".

Sento mio padre sospirare "figliolo, lo so che vorresti correre da lei e salvarla, ma facciamo fare questo lavoro a qualcun altro" continua poi "tu non riusciresti a fare più di due passi con la ferita che ti ritrovi" "papà lo so che non dovrei, ma è la mia ragazza e mi sto sentendo male nel sapere che è nelle grinfie di quella strega".

Sembra colpito dalle mie parole, forse sorpreso dal modo a cui tengo a lei "vai" "poi è indifesa e- aspetta, cosa?" lo guardo confuso "vai prima che cambi idea" un sorriso mi si forma in viso e d'istinto lo abbraccio "grazie papà".

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Cerco di aumentare il passo, ma la ferita inizia a far male. Mi siedo stanco sul marciapiede e i miei pensieri continuano ad andare sulla ragazza dai ricci capelli corvini. Devo raggiungerla subito. Mi rimetto in piedi riprendendo il cammino quando sento in lontananza le sirene della polizia "cazzo Rose". Fregandomene del dolore corro il più veloce possibile per l'intero isolato fino ad arrivare all'inizio della via dov'è situata la casa di Karen.

Vedo una folla di persone, nel mezzo della strada, appoggiate alle proprie moto con un'espressione soddisfatta sul viso; lo sceriffo e pochi altri agenti portano via ammanettata la donna folle e poi, tra le braccia di Jughead, Rose. Mi avvicino al gruppo, ma vengo respinto da Fp che posa le sue mani sul mio petto "non ora ragazzo, ha bisogno della sua famiglia". Non posso contraddire il volere di suo zio, perciò mi ritrovo ad osservarla da lontano, è in pessimi condizioni e mi fa male il cuore nel guardarla "Rose" sussurro più a me stesso mentre mi affretto ad asciugare la lacrima che è scesa pochi secondi prima. È sfinita, gli occhi che ogni giorno sono brillanti e accattivanti ora sono semichiusi, come se tentasse con tutte le forze di rimanere sveglia, ma la stanchezza ha la meglio e appoggia definitivamente la testa nella schiena dello zio.

Un forte dolore all'addome mi risveglia dai pensieri.Emetto un mugolio di sofferenza e abbasso lo sguardo sulla ferita del BloodSpreader "Arch, come sei arrivato qua?" chiede Reggie venendomi in contro "ma stai sanguinando!". Sono poche le parole che riesco a percepire nei minuti successivi, le palpebre si fanno più pesanti fino a che non svengo sull'asfalto

𝑼𝒏𝒆𝒙𝒑𝒆𝒄𝒕𝒆𝒅 || 𝑹𝒊𝒗𝒆𝒓𝒅𝒂𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora