33 - Quando il mondo sembra sgretolarsi

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Eloise

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Eloise

Il profumo di violette e legno massello mi circonda come se fossi nella morsa di un triste abbraccio. L'umidità che trasuda dalle pareti in pietra, invece, mi penetra nelle ossa.

Non ho idea di che ore siano.
Il mio orologio esistenziale si è fermato alle 7:41 di ieri sera, quando Alex mi ha detto addio.

Non ho cenato. Non ho dormito.
La mia colazione sarà ancora fumante sulla tavola. Ho solo aspettato che il sole sorgesse per scappare dal Dassex e... venire qui.

Siedo su una panca, nel silenzio della cappella di famiglia del cimitero, all'ombra delle fiammelle di alcune candele che oscillano debolmente sulla superficie liquida delle loro cere. Staranno rifulgendo sotto forma di riflessi aranciati nei miei occhi gonfi di tante, tantissime lacrime.

Potevo venire solo in questo posto dopo quello scambio di messaggi, poiché è sempre a papà che mi rivolgo quando il mondo sembra sgretolarsi.

Riposa dietro una lastra di marmo scolpita con il suo nome. Sotto sono incise le date che segnano quello che ne è stato della sua preziosa vita. Un lasso di tempo troppo breve.

Un'imponente croce di Cristo sormonta le sepolture. Le sue braccia scarne si estendono fino al loro massimo, come se volessero farsi carico di tutta la mia afflizione. Graffi, abrasioni e sangue sono dipinti sul Suo corpo e, in virtù del Suo sacrificio, mi chiedo perché anche noi uomini siamo comunque costretti a portare delle croci. Non basta quella che Gesù ha trascinato sino al Gòlgota?

Il mio cuore si sente così: crocifisso, e Alex è padrone dei chiodi che bucano i miei polsi, visto che non si è fidato di me. Ha dato adito alle sue testarde convinzioni, credendo realmente che lo stessi tradendo, senza prendere in considerazione le mie parole neppure per un istante. È bastato qualche titolo di giornale a fargli dimenticare tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Solo a pensare alla facilità con cui ha accartocciato la nostra relazione sudo a freddo.

E so che dovrei capirlo, perché è ancora scottato. Indubbiamente, porta con sé gli strascichi dei mesi andati, che si rifanno al piccolo vissuto affettivo e fisico mio e di Fabian.

E so anche che è fragile e guardingo, perché da bambino chi diceva di amarlo l'ha spesso messo in dubbio. Ora, di conseguenza, mette in dubbio gli altri al minimo sentore di fregatura. Me compresa.

Ma non hai capito proprio niente, amore mio.

Io, la sua fragilità, la bacerei se avesse una bocca tutta sua. E se i suoi timori acquisissero tangibilità, li premerei contro il mio petto per farlo sentire al sicuro.

Io sono reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora