28 - I bordi di un cuore

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Eloise

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Eloise

La neve cade silenziosa all'esterno, ma qui, nel mio costato, arde un fuoco inestinguibile.

Il motivo? È semplice.
Sono agitata.

Mi ripeto che Alex, per il ritrovamento di un disegno, non può comportarsi in questo modo. E che qualsiasi siano le sue preoccupazioni, gettarmi addosso un tipo di biasimo che si manifesta in rifiuti e silenzi non lo aiuterà, né ci aiuterà. Io sono per il dialogo, per il venirsi incontro, e l'idea che lui tenda a chiudersi a riccio, e che per capirci qualcosa debba estrapolargli le parole come combustibili solidi dalle miniere, non mi piace affatto.

Percorro l'intera rampa di scale che mi condurrà nell'immensità del salotto. Le mie mani non smettono di chiudersi in pugni di frustrazione. I piedi nudi si muovono svelti. Sotto i talloni percepisco le asperità del legno.

L'alba non ha ancora fatto la sua comparsa, ma non potevo e non volevo aspettare un minuto di più per assumere un antinfiammatorio. La cefalea è una brutta bestia. Neanche il cuscino più comodo del mondo ha saputo mitigarla.

Inoltre, ero stanca di girarmi e rigirarmi nel letto, pensando con ossessione a come mi ha trattata ieri. Sembrava il vecchio Alex. O, addirittura, una versione peggiore.

Mi chiedo come lui abbia affrontato la notte appena passata, ma non mi dispiego in lunghe congetture perché il mio senso visivo mi fornisce ora tutte le risposte di cui ho bisogno: Alex è a qualche metro dal camino, appoggiato a una delle vetrate che si affacciano sulla radura. Qui, la neve ha creato un tappeto uniforme, increspato solo dalle creste degli alberi che si ergono dritti come obelischi di piazza. Il cielo lilla sopra di loro sembra un dipinto, e il vento fa danzare le fronde. Alex, con lo sguardo fisso sul panorama, sembra cercare risposte o forse soltanto un momento di quiescenza.

Nel mio stomaco si raddensa una miscela di disagio e sorpresa. Suppongo che anche lui, come me, non sia riuscito a chiudere occhio.

Ma allora, se ci stiamo così a cuore, perché non finiamo per dircelo e fare la pace?

È ancora a petto nudo, le braccia a croce sullo sterno e scommetto che la sua pelle sia gelida come il ghiaccio che c'è fuori.

Non riesco a cogliere l'interezza della sua espressione, ma dal solo profilo posso affermare che divampano scintille di discordia e tormento dalla sua anima. Potrebbero riflettersi sui vetri lucidati e indorare qualsiasi cosa.

Ancora non gli è passata. No.
Ancora, dietro la sua mente soggiace quel dannato ritratto a penna.

Non voglio spaventarlo, per cui, disceso l'ultimo gradino, mi porto una mano davanti alla bocca e mi schiarisco la voce.

Io sono reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora