Epilogo

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Ciao amori miei, eccomi qui.

Siete pronti ad affrontare quest'ultima tappa del nostro viaggio royal insieme?

Io no. 🥲
Mi mancherete come l'aria.

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Eloise

Ci sono fiabe che non sempre raccontano di principi azzurri, lande simili ad angoli di Paradiso e magie.

Talvolta, le loro trame sfuggono alla prevedibilità dei luoghi comuni e si lasciano manovrare da ombre intrise di mistero e verità soffocate, sussurrandoci di non confidare nell'incanto scintillante che affiora in superficie.

Alla luce del dolore che abbiamo condiviso e delle difficoltà acuminate che abbiamo superato, ero convinta che Alex ed io fossimo in rotta verso un finale felice. Purtroppo, devo ammettere che la realtà si rivela assai più complessa di quanto avessi immaginato. Da ore, uno spettro di preoccupazione aleggia nella mia mente. Desidera infestare i miei sogni e la vita che ho condotto finora.

Quella bugia.
Quella maledetta bugia di New York.
Il deus ex machina di cui non avevo affatto bisogno. Non ora. Non così innamorata. Non incinta e debole fisicamente.

"Perché dirmela?" mi chiedo da un tempo che tende all'infinito, senza darmi risposte valide.

Eppure, ironia della sorte, è proprio a causa di questo amaro punto interrogativo che una parte di me si rifiuta di arrendersi e vuole offrirgli l'opportunità di spiegarsi. Una fioca ma vibrante fiamma di speranza che continua ad ardere nel petto, spingendomi a credere che, forse, anche nelle fiabe più torbide si possa riscrivere il finale. Devo solo trovare il coraggio di afferrare la penna e continuare a redigere nuovi paragrafi senza mai stancarmi. Tradotto in azione concreta, ciò significa recarmi al luogo d'incontro fissato da Alex tramite messaggio.

Ed è quello che ho fatto.

Nel corridoio del motel, illuminato da fredde luci soffuse, camminiamo fianco a fianco, io con il cappuccio della felpa tirato su e lui con una maglietta nera a maniche corte che lascia intravedere i numerosi tatuaggi sugli avambracci. Il silenzio è offeso solo dal suono morbido dei nostri passi sulla moquette.

15, il numero affisso sulla cornice della porta dietro cui ci fermiamo. Alex gira la chiave nella serratura, poi ne dischiude la soglia e, con un cenno di capo, mi fa segno di entrare nella stanza. Senza pronunciare alcunché, stringo le mani nelle tasche nella mia gonna e valico l'ingresso.

Io sono reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora