39 - Un bouquet di carta

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Ciao amori miei, eccomi quiii!
Pronti ad affrontare un nuovo capitolo?

Ricordatevi di cliccare sulla stellina e, se vi va, di lasciare un commento. È un piccolo gesto, ma significa molto per me e per il futuro di ISR. Mi fa sentire supportata qui su Wattpad e, credetemi, ne ho tanto bisogno. 🥹

    Alex

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    Alex

Ho preso una decisione. Questa è la svolta: un giorno abbraccerò lo stile di vita zen.

Dopo aver praticato yoga per tutta la mia primavera americana, potrei quasi essere pronto a fare il grande passo. Il motivo? Accettazione, consapevolezza e compassione sono i capisaldi della sua filosofia, e questo approccio potrebbe rivelarsi provvidenziale per sopravvivere alle complicate dinamiche di Comendeen e per imparare a gestire ansia, istinti omicidi e stress quotidiano.

L'unico problema è che... cazzo santo di merda, non è questo il giornooo!

Sferro un pugno contro la porta con un'occhiata truce da bastardo maledetto, evitando così che l'ottusa Tracy, l'ottusa Kacy o l'ottusa Macy me la chiuda di nuovo in faccia.

Questa sottospecie di umanoide di genere femminile nutre un odio beffardo nei miei confronti, e i perché, boh, valli a trovare! Due, forse, quelli che riesco lontanamente a supporre, uno dei quali legato alla fede nuziale che porta al dito: con ogni probabilità, suo marito non la soddisfa sessualmente e in me vede un aitante macchinario per orgasmi con squirting, di cui però non può usufruire. Oppure cova della rabbia repressa che deriva dal lavorare in maniera estenuante per le Brown, e la sfoga su di me.

Non lo so.
So solo che le taglierei tutte le dita.

Sospinge la porta per chiuderla, mentre un tremito le fa vibrare le mandibole affusolate. «Mi dispiace, principe Alex, non posso farvi entrare. La contessa Abigail è da sua nipote Sabrina, la contessa di Robenten, e qui non siamo ancora pronti ad accogliervi. Vi aspettavamo per l'orario di cena con vostro fratello.»

Emetto un ringhio furioso. «E quindi, siccome la contessa non c'è, non posso entrare a fare una sorpresa alla mia ragazza?» Indico il grande pacco accanto a me, posizionato per terra. «Devo darle questa cazzo di cosa! Perché mi è proibito?»

A discapito di un piano basato sul silenzio e sulla finzione, le parlo sinceramente, perché in questo caso non serve mentire: ieri sera, al ballo con gli ufficiali di Marina, Eloise mi ha confermato che è stata questa ottusa a informare sua madre riguardo al passaporto e al viaggio negli Stati Uniti. È dunque al corrente della nostra relazione.

«In questo momento, la contessina si sta concedendo un'ora per se stessa» replica, deglutendo freneticamente. «Non avrebbe tempo da dedicarvi.»

Io sono reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora