42 - Come vorresti chiamarlo?

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Ciao amori miei, eccomi qui.
Pronti ad affrontare un nuovo capitolo?

Siamo agli sgoccioli di questo volume. Manca poco all'epilogo.

Ricordatevi di cliccare sulla stellina e, se vi va, di lasciare un commento. È un piccolo gesto, ma significa molto per me e per il futuro di ISR. Mi fa sentire supportata qui su Wattpad e, credetemi, ne ho tanto bisogno. 🥹

Eloise

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Eloise

Se c'è una qualità umana che ho avuto l'immenso privilegio di ereditare da mio padre, è senza dubbio la compassione. Affonda le sue radici nel latino "cum patior" e si traduce poeticamente con "condivisione del dolore". Si manifesta nell'atto di sentire l'altro, stabilendo con lui un legame invisibile che si fa più intenso nei momenti di difficoltà.

È quello che si esagita in me ora, sulla scia del lampante malcontento evinto dalla fuga di Alex. So che Scott può aiutarlo più di quanto possa fare io, ma una voce interiore mi spinge ad abbandonare questa stanza per raggiungerlo, ascoltarlo, comprenderlo e consolarlo. Questo non significa che lo abbia perdonato; significa solo che non posso tollerare di vederlo soffrire così tanto.

«Scusatemi. Torno subito» dico per congedarmi dagli altri. Incrocio lo sguardo di Emma poco prima di uscire. In lei riluce un opaco barlume di preoccupazione.

Attraverso il corridoio a passo svelto, dirigendomi verso il salotto. Il cuore scalpita nel torace a un ritmo irregolare. Supero la grande porta scorrevole e in un attimo mi ritrovo sul ponte esterno della nave.

I refoli di brezza salina mi solleticano la pelle. Sono talmente gelidi da farmi avvertire dei brividi in tutto il corpo. Ma questo è risaputo: il mare di notte è spietato anche in piena estate.

Lo sciabordio delle onde si infrange sulla prua, mentre la distesa di stelle che puntella il cielo illumina i miei passi. Scott mi nota e mi guarda con aria interrogativa. Ma prima che possa dire qualcosa, gli accenno un sorriso triste e scuoto la testa, cercando di fargli intendere un "Ci penso io, bro".

Lui annuisce, visibilmente sollevato, e si allontana in silenzio.

Mi avvicino all'affaccio sul mare, senza mai distogliere lo sguardo dal mio principe: è appoggiato al bordo della battagliola, la schiena ricurva come se portasse addosso il peso di un intero universo fatto di cemento armato. Le sue spalle tremano, segno inequivocabile delle lacrime che sta versando. Il cuore mi si spezza nel percepirlo così vulnerabile. Dio mio. Alex, il mio eclettico ragazzo, che solitamente appare impenetrabile e sicuro di sé, ora sembra un cucciolo smarrito. Quanto dispiacere provo per lui, anche se non dovrebbe intenerirmi.

Io sono reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora