CAPITOLO IX

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Alucard la accompagnò davanti ad un grande specchio a muro, dietro il quale c'era il passaggio segreto che conduceva ai sotterranei. Una lunga scalinata in pietra si perdeva nella luce soffusa; molte lampade sul soffitto illuminavano il passaggio ad intervalli regolari.

I sotterranei erano un vero e proprio dungeon che si estendeva parecchi metri sottoterra lungo tutto il perimetro della villa e del giardino. Passarono per un'ampia stanza rettangolare, buia e spoglia, con un sontuoso trono che spiccava sul fondo, per poi entrare in quella che doveva essere la camera da letto di Alucard. La stanza era soffusa di una luce rossastra proveniente da alcune candele accese su antichi candelabri; i mobili, tra cui uno scrittoio, una cassapanca e un comò a cassettoni con uno specchio sopra, erano antichi ma lussuosi e c'era anche una bara con sopra scritto"The bird of Hermes is my name. Eating my wings, to make me tame". Il vero protagonista della stanza era il grande letto a baldacchino king size con tendaggi e copriletto rossi.

Elena rimase in piedi vicino al letto; pensava a quanto fosse stato orribile e doloroso essere morsa in passato, ma ora non aveva paura, lui non l'avrebbe fatta soffrire. Immaginava piuttosto a come sarebbe stato sentire la bocca di lui sul suo collo e le sue mani che la stringevano. Qualcosa si contorse nel suo stomaco in modo piacevole e un'ondata di calore la pervase. Lui prese un pugnale d'argento con l'impugnatura incrostata di gemme, lo appoggiò sul letto e si avvicinò a lei.

«Non sei obbligata a farlo stanotte se non te la senti» disse lui accarezzandole una guancia, la mano libera dai suoi guanti.

«Sono pronta.» Il tocco di quelle dita fredde la fece rabbrividire di piacere.

Continuò ad accarezzarle il viso e i capelli setosi, con un'espressione indecifrabile sul volto; un misto tra dolcezza, rispetto, ammirazione, lussuria e qualcos'altro ancora. Poi si tolse il cappotto, allentò la cravatta rossa e sbottonò il colletto della camicia, prese il pugnale e si aprì un taglio alla base del collo.

«Tocca prima a te dolcezza» sorrise maliziosamente.

Elena appoggiò le mani sul petto di lui e sentì attraverso la stoffa i muscoli irrigidirsi al suo tocco. Lui a sua volta la cinse per i fianchi avvicinandola ancora di più al suo corpo e per un lungo momento si guardarono intensamente, così vicini da potersi baciare. Poi lei distolse lo sguardo e si allungò in punta di piedi per avvicinare la sua bocca alla ferita; quando lei cominciò a bere Alucard la strinse ancora più forte, circondandola con le braccia e sollevandola leggermente da terra. Un gemito soffocato gli sfuggì dalle labbra.

Il gusto ferroso del sangue all'inizio non aveva di certo un buon sapore e sperava di non mettersi a vomitare, ma poi cominciò a migliorare e improvvisamente non era più così disgustoso. Ad un certo punto la fermò e la allontanò appena, la guardò dritta negli occhi, le prese il viso tra le mani e la baciò. Dapprima un bacio leggero, che diventò più passionale quando lei lo ricambiò con lo stesso entusiasmo. Le loro lingue si incontrarono e quella di lui leccò via ogni residuo di sangue dalle labbra di Elena.

Elena non aveva mai provato un desiderio così ardente in vita sua; erano emozioni nuove, strane, non sapeva esattamente come interpretarle e gestirle. Percepì l'apprezzamento di Alucard e ne fu rassicurata. Per un attimo si era preoccupata che la sua inesperienza la stesse rendendo goffa.

Quando le loro labbra si staccarono, la prese in braccio e la fece stendere sul letto. Si spinse sopra di lei, sovrastandola, le loro gambe intrecciate; la baciò a lungo sulle labbra per poi spostarsi sul contorno della mandibola e scendere verso il collo. Lei aveva un profumo così inebriante che trovava difficile resistere dall'affondare subito i denti in quel collo meraviglioso. Elena gemette e si aggrappò alle spalle di Alucard quando sentì la lingua accarezzarle la pelle delicata e sensibile e le labbra riempirla di avidi baci.

HELLSING: LIGHT AND SHADOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora