CAPITOLO XI

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Si era addormentata da poco che subito fu risvegliata da qualcuno che la stava chiamando, ma tutta la villa era ancora immersa nel silenzio dell'alba e non c'era anima viva nella sua stanza o fuori dalla porta. Forse stava sognando e nel dormiveglia le era parso reale, anche se non lo era. Ma improvvisamente sentì di nuovo quel richiamo e lo riconobbe; era Alucard. Non era la sua voce che la chiamava e neanche una comunicazione mentale, ma percepiva che il vampiro voleva che lei si alzasse dal letto e lo raggiungesse nei sotterranei. Percepiva una certa urgenza nella sua richiesta e lei senza neanche accorgersene era già uscita dalla stanza per recarsi da lui, senza neanche chiedersi il perché, senza neanche avere il minimo dubbio nonostante fosse strano che lui la chiamasse in quel modo e soprattutto senza trovare strano che lei stesse eseguendo un suo ordine come niente fosse.

Attraversò il passaggio segreto dietro lo specchio e scese le scale di pietra fino a trovarsi all'entrata dell'enorme stanza con il trono di Alucard. Sentiva con i suoi piedi scalzi il freddo del pavimento anche se da vampiro era insensibile a cose del genere e sentiva che anche intorno a lei la temperatura era piuttosto bassa e umida. L'unica luce nella stanza proveniva da due candele su un tavolino, era piuttosto fioca, ma ovviamente era in grado di vederci più che bene.

Alucard la stava osservando seduto sul trono imbottito di velluto rosso, con il mento appoggiato al pugno chiuso della sua mano sinistra. L'unica cosa che si notava del suo volto in penombra erano il profilo della mascella e il rosso intenso dei suoi occhi che la stavano scrutando da capo a piedi, praticamente denudandola attraverso uno sguardo affamato.

«Perché mi hai chiamata con urgenza?» chiese Elena dopo che lui continuava a fissarla in quel modo senza dire nulla.

«Vieni» comandò muovendo una mano affusolata facendole segno di avvicinarsi «e siediti» continuò ad ordinare una volta che si fu avvicinata, esortandola a sedersi sulle sue ginocchia.

Si stava chiedendo come mai stesse continuando ad eseguire i suoi ordini senza protestare, ma allo stesso tempo non faceva nulla per opporsi.

Una volta seduta in braccio a lui, Alucard le mise un braccio attorno alla vita per stringerla più vicino a sé, con la mano libera le prese il mento tra pollice e indice e le avvicinò il volto al suo cominciando a darle leggeri baci vicino alle labbra, sul profilo della mandibola e giù fino al collo.

Elena avrebbe dovuto respingerlo e allontanarsi e invece tutto quello che desiderava era che lui la baciasse; era come ipnotizzata.

«È ora che tu sia mia in tutti i modi possibili» disse in tono giocoso mentre le accarezzava il viso con le dita.

Ancora una volta, invece di scandalizzarsi al significato di quelle parole, si ritrovò a baciarlo senza più essere in grado di resistere, afferrandogli i capelli neri e setosi in modo che non potesse scostare la labbra dalle sue. Lui sorrise contro le labbra di lei e ricambiò il bacio approfondendolo sempre di più finché prese totalmente il controllo, atteggiandosi da vampiro dominante quale era.

Senza staccarsi dal bacio appassionato si tolse l'ampio cappotto rosso e lo lanciò sul pavimento, poi le accarezzò la coscia fino all'orlo della camicia da notte di seta viola, infilò la mano sotto la stoffa e passò le dita sull'incavo della schiena di Elena fino a raggiungere le spalle e farle venire i brividi di piacere. Le sfilò la camicia lasciandola solo con il pezzo di sotto dell'intimo e prendendola per i fianchi, la fece stendere sul cappotto a terra e a sua volta si stese sopra di lei. 

Lei non oppose nessuna resistenza neanche quando le mani di Alucard cominciarono ad accarezzarla lungo tutto il corpo o quando cominciò ad assaporarla con la sua lingua innaturalmente lunga ma estremamente piacevole, tanto da farla mugolare sempre più forte.

HELLSING: LIGHT AND SHADOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora