CAPITOLO XXIX

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Alucard aveva notato qualcosa di diverso negli occhi di Elena, come se fosse indecisa su come agire, come se stesse cominciando a ricordare qualcosa e improvvisamente quella lancia le squarciò il petto. Assistette alla scena come al rallentatore, tutto si stava svolgendo esattamente come nel suo incubo che da quel giorno l'aveva perseguitato. Racimolò tutte le forze che gli erano rimaste per sollevare il busto e assicurarsi che Elena stesse bene, non poteva morire con il pensiero che lei potesse essere ferita mortalmente e in pericolo, ma il corpo non rispondeva ai comandi. La sua grande forza di volontà riuscì dove il corpo aveva ceduto; si drizzò a sedere, spezzò l'asta di legno della lancia e la girò di schiena tenendola fra le braccia. Era semi svenuta; percepì che non stava affatto bene e che la sua forza vitale era molto debole. Le estrasse la punta della lancia, che era d'argento e benedetta perché lo bruciò mentre la afferrava, la chiamò ripetutamente cercando di renderla di nuovo cosciente. Dalla ferita che non si stava rigenerando le usciva molto sangue e non accennava a fermarsi. Qualsiasi cosa fosse quell'arma, era qualcosa di molto potente perché aveva agito sia contro la natura di vampiro che quella di Incantatrice.

Intorno a loro tutto era silenzio; Seras era inginocchiata a poca distanza dai due e molte lacrime le solcavano il viso, tutti i membri dell'Iscariota erano immobili come in attesa e Integra era senza parole, incredula al pensiero che i due vampiri più forti fossero sull'orlo della morte.

Nulla servì ad Alucard per rianimare Elena, la sua pelle era sempre più pallida e il sangue le usciva copiosamente dalla ferita; aveva in braccio la donna che aveva amato più di chiunque altro in tutti i secoli della sua vita e lei stava per morire.

Le mise una mano dietro la testa e si chinò su di lei, i lunghi capelli neri formarono una tenda che li nascosero al resto del mondo mentre appoggiò le labbra contro le sue in un bacio disperato. Cercò di dischiuderle le labbra in modo che il sangue fluendo dalla lingua che si era morso prima di baciarla, potesse scorrerle lungo la gola, in un disperato tentativo che questo potesse aiutarla.

Quando si staccò da lei vide che la ferita aveva smesso di sanguinare e sembrava stesse migliorando d'aspetto, ma lei sembrava morta, nessuna reazione nel suo corpo, nessun segno di vita.

Si sentiva impotente e per la prima volta da tanto tempo di nuovo insicuro di sé, aveva paura di non avere le capacità di salvarla. Il suo corpo troppo debole e martoriato gli aveva impedito di avere i riflessi pronti ed agire in tempo, era colpa sua se Elena fosse morta. Era terrorizzato dal fatto che forse era già troppo tardi. Aveva accettato l'idea di morire, ma non accettava affatto la morte di lei. La strinse forte a sé e con lacrime di sangue che gli scorrevano lungo le guance, alzò il volto verso il cielo stellato che in lontananza stava cominciando a tingersi del rosso dell'alba e urlò tutto il suo dolore e la sua angoscia. L'amore della sua vita era morta fra le sua braccia, non era stato in grado di salvarla. Non c'era punizione più grande di questa.

Tentò di alzarsi, voleva ad ogni costo portare nella tomba con sé tutti i responsabili della morte di Elena. Adagiò il suo corpo per terra e faticosamente si tirò in piedi, non sapeva neanche lui come avesse trovato la forza di alzarsi e non sapeva minimamente come avrebbe fatto ad uccidere qualcuno nelle condizioni in cui si trovava. Il corpo era devastato, ma la mente era così invasa dal dolore e dalla rabbia che probabilmente era stato quello ad avergli dato la forza di muoversi. Guardò Makube e gli altri con uno sguardo da folle; quel sorriso sulla bocca, quegli occhi brillanti di rosso come le fiamme dell'inferno e il sangue che macchiava il suo viso e i vestiti lo rendevano mostruoso. Mosse un passo barcollante nella loro direzione ma perse l'equilibrio, non cadde solo perché Seras si presentò al suo fianco per sorreggerlo. «Master fermati! Non puoi combattere contro di loro in queste condizioni, finirai per morire!»

«Sto già morendo mia cara, stupida draculina, ma loro non rimarranno in vita dopo quello che hanno fatto ad Elena.»

Rifiutò l'aiuto di Seras e la allontanò «se hai intenzione di intralciarmi, togliti dai piedi. Morirò solo dopo che saranno crepati tutti.»

HELLSING: LIGHT AND SHADOWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora