Capitolo 4

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-E allora gliel'ho detto chiaro e tondo, non ho certo paura di un ragazzino con la mazza da baseball-

Io e Jeremy scoppiamo in una grande risata.

L'ora è appena suonata e ho pochi minuti per raggiungere l'aula di fisica.

-Qual'é il tuo armadietto?- chiede il ragazzo non appena smettiamo di ridere.

Oh cazzo, l'armadietto.

-Merda, non ci ho proprio pensato. Devo ancora passare in segreteria per chiedere le chiavi-
-Ti conviene correre-
-Prima devo fare fisica, poi ho l'ora libera e ci posso andare-
-Fisica, davvero? Non ti facevo una tipa da fisica- Jeremy sembra alquanto divertito dalla questione.

-Beh invece sì. Tu invece sei più tipo da... Laboratorio di scienze! Uno a cui piacciono quelle cose strane in cui devi dissezionare le rane e schifezze simili- mi viene da vomitare al solo pensiero.

-Sherlock, ma come fai a sapere tutto? Devo fare scienze proprio quest'ora e inizi ad essere inquietante- ride lui.

-Intuito-
-Cazzo è tardissimo, devo andare a fare "schifezze simili", ci vediamo in giro-
-Corri- dico sorridendo.

Sorridendo.

Inizio a camminare velocemente verso la classe di fisica, con uno strano senso di serenità.

Aver passato l'ora a chiccherare con Jeremy, oltre ad avermi fatto guadagnare un paio di occhiatacce dal professore, mi ha migliorato la giornata.

È una cosa che non mi capitava da anni ormai.

Entro nell'aula, il professore è appena arrivato e non si è accorto del mio ritardo, e cerco con lo sguardo un posto libero.

Un posto che non sia vicino a Josh.

Un posto che non c'è.

-Cosa stai cercando? Va a sederti- mi dice il professore.
-Oh sì... Subito- sospiro, dovrò passare un'altra ora con quel demente vicino.

Mi avvio spedita, stavolta è lui che sta vicino alla finestra ma non ho certo voglia di litigarmi il posto, e mi siedo.

Con la coda dell'occhio vedo che ha quel suo odioso sorriso stampato in faccia e sta per dire qualcosa.

-Senti Josh, patti chiari amicizia lunga, non voglio sentirti fiatare e non voglio passare di nuovo tutta la lezione fuori. Capito?- la mia domanda è ovviamente retorica.

-Sissignora, ho solo due domande da farle- finge di mettersi sull'attenti.

Dovrebbe essere simpatico?

-Basta che poi stai zitto. E non darmi del lei, probabilmente sono anche più piccola di te- acconsento.
-Okay, signorina. Perché facendo questo patto la nostra amicizia dovrebbe essere lunga?- chiede innocente.

Non so se mi sta prendendo in giro o se la caduta che ha preso dal seggiolone da piccolo è stata molto violenta.

-È un modo di dire, idiota- alzo gli occhi al cielo.

Dalla sua espressione capisco che è colpa del seggiolone.

-E comunque mi chiamo Jhon, non Josh, signorina-

Ah ecco come si chiamava, Jhon.

-Bene, se questa era la tua seconda domanda, sappi che era anche l'ultima. E ora zitto, Jhon- prendo il mio quaderno di fisica e una penna.

Nel giro di qualche attimo il professore attira a sé l'attenzione e inizia la lezione.

Dopo i primi cinque minuti di lezione Jhon inizia a muoversi come se avesse il pepe nel sedere.

Don't leave me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora