Capitolo 15

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-Kessi, Kessi!- un urlo mi risveglia bruscamente.

Non appena apro gli occhi la luce che penetra dalla finestra mi acceca.

-Chiudi la tapparella mamma, ho sonno- mugulo.
-Ma che sonno? Alzati immediatamente, sono le quattro e devi accompagnarmi al centro commerciale- esordisce mia madre, e avverto una nota di rimprovero nella sua voce.

-Le quattro di mattina?- chiedo, mettendo la testa sotto il cuscino e sbuffando.

-No cara, quella è l'ora in cui sei tornata in stato di ebbrezza accompagnata da una ragazza che mi ha svegliata, chiamandomi dal tuo telefono, per farsi aprire dato che non avevi le chiavi- innervosita mi leva il cuscino  e mi ritrovo inondata dalla luce.

Ma quando sono successe tutte queste cose?

-Io non...- provo a giustificarmi.
-Non ricordi niente perché eri ubriaca? Non andrai più ad una festa del genere? Sì, è proprio così- conclude la frase.

-Ti giuro, non volevo bere, credo di aver fatto un paio di tiri a beer pong e poi. Beh, poi non ricordo quasi nient'altro- mi metto a gambe incrociate sul letto e mia madre fa lo stesso.

-Ti fa male la testa?- mi chiede, addolcendosi.
-Un po'-
-Tipico del post sbornia. Però non hai vomitato, figlia mia, sei tutta tua madre- sorride fiera.

-Dovrei essere contenta di non aver vomitato questo mondo e quell'altro?-
-Già, poteva andarti peggio-
-Peggio di così?-
-Così come?- chiede.

Stavo involontariamente alludendo a Jeremy, ricordo di lui che parlava con quella sua amica e poi un forte senso di rabbia.

Da quando in qua parlo a mia madre di queste cose?

-Niente, cosa dicevi riguardo al centro commerciale?- cambio in fretta argomento.
-Oh sì, mi vesto e andiamo. Preparati- si alza dal letto.

-Comunque scusa, non volevo ubriacarmi né tantomeno fare l'alba. Penso che non lo farò più-
-Mi sono arrabbiata perché è quello che dovrebbe fare ogni madre in una situazione del genere, ma ora che inizi finalmente a fare cose da normale adolescente non posso tapparti le ali mettendoti in punizione. Alla fine non hai fatto nulla di ché, ma ovviamente questo non ti autorizza a rifarlo- conclude sorridendo.

È troppo buona e nei suoi occhi vedo che dei ricordi a cui non ho accesso stanno invadendo la sua mente.

-Intendo dire che non andrò più ad una festa, è stata un esperienza alquanto... Mh... Sicuramente non indimenticabile- accenno ad una risata.

-Sei sempre la solita. Ora lavati e vestiti, scattare!- sbatte la mano contro la parete per dare enfasi al suo ordine e se ne va.

Mia madre è davvero unica, tanto forte quanto fragile, ma nonostante i suoi sforzi io non sono mai riuscita ad aprirmi davvero con lei dopo quello che è successo.

Certo, abbiamo un forte legame, facciamo molte di quelle cose che possono essere classificate nelle esperienze "madre-figlia" ma nonostante ciò non riesco a mostrarle chi sono realmente.

Il dolore ci unisce così come ci divide.

Lei vede in me quello che vedono tutti gli altri, ossia ciò che decido di mostrargli.

Ho creato una maschera così spessa da essere diventata parte di me, sono davvero io solo quando sono da sola.

Forse è un sistema di autodifesa o forse è solo la paura che qualcuno possa un giorno far cadere la mia maschera lasciando nuda la mia anima sanguinante.

Non devo pensarci.

Meno ci penso e più magari un giorno potrò lasciarmi alle spalle tutto questo casino che ho dentro.

Mi alzo e prendo una felpa larga e un paio di leggings dalla sedia, che è praticamente il mio secondo armadio.

Vado in bagno, e mi faccio una doccia calda il più velocemente possibile.

Cioè, passo quindici minuti di vuoto totale in cui l'unica cosa che riesco a sentire è l'acqua bollente che mi rilassa i muscoli.

Non so perché, ma mi sento più vuota del solito, come se fossi arrabbiata con qualcuno, ma non so con chi.

Forse è solo il post sbornia, come dice mamma.

Faccio una coda, mi vesto e vado in salone.

-Veloce come la luce- sorrido aprendo le braccia, come se fossi pronta a ricevere l'applauso di un vasto pubblico che, nella realtà, si riduce a mia madre.

-Se la velocità della luce e quella di un bradipo fossero equivalenti, sì- sbuffa divertita.
-Andiamo- rido.

Durante il tragitto in macchina mi diletto nel cantare sulle note degli Imagine Dragons, sbiascicando la metà delle parole ma con tutta la convinzione di un cantate vero.

L'importante è crederci, giusto?

-Cos'è che devi comprare?- chiedo a mia madre mentre raggiungiamo l'entrata del centro commerciale.

-Niente di ché, mi servirebbe una camicia nuova e, in realtà, pensavo di fare un po' di shopping per te-
-Ma non è ho bisogno-
-Ma non puoi andartene sempre in giro con quel tuo mega maglione, Kessi- ribatte.
-Non mi interessa, a me piace-
-Però ogni tanto cambiarsi non sarebbe una cattiva idea-
-Ma lo lavo ogni due giorni-

Vedo mia madre sorridere e alzare gli occhi al cielo.

-Hai proprio una testa dura- sbuffa.
-E va bene, comprerò qualcosa, ma solo se mi piace- acconsento.

A volte è mia madre a sembrare l'adolescente tra noi due e questo mi fa scappare un sorriso.

Come farei senza di lei.

SPAZIO AUTRICE

Da quanto tempooo!❤️

Mi scuso per l'enorme attesa, ma sono successe un po' di cose in queste due settimane che mi hanno portata con la mente altrove e solo ora ho avuto modo di scrivere.

Abbiamo ormai raggiunto le 800 visualizzazioni e sto pensando ad uno speciale per i 1K ma non ho idee al momento. Aiutatemiii.

Ah, e tra le altre cose sto iniziando a spaventarmi perché credo di provare qualcosa per un ragazzo che consoco solo di vista e odio queste cose.😭

La settimana prossima esce un nuovo capitolo (o almeno ci provo), baci e bacetti.

Vivy!😊❤️

Don't leave me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora